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Cercasi manager-imprenditori: la nuova frontiera del leader visionario

Scritto da Team Reverse | 20 maggio 2025 9.53.37 Z

Ancor prima dell'esecuzione, il manager di oggi fa la differenza grazie alla visione e all'attitudine imprenditoriale.

"Ho visto lavorare le mie persone, ho visto che sbagliavano; ho perso forse dei soldi ma ho guadagnato molti manager.” Con questa premessa Alessandro Raguseo ha aperto il convegno "Cercasi manager visionari" che abbiamo organizzato con Edizioni Este. In questo articolo approfondiamo il tema, che ha riscosso interesse e discussione tra i partecipanti.

 

Indice

 

1.  La nuova frontiera del management: il manager-imprenditore

2. Le competenze chiave del manager visionario

2.1. Dalla supervisione alla super-visione

2.2. La gestione del rischio come opportunità

 2.3. La creatività entro strutture definite

3. L'evoluzione necessaria degli HR manager

4. Conclusioni: il futuro appartiene ai visionari

 

 

1. La nuova frontiera del management: il manager-imprenditore

Il paradigma del management tradizionale sta attraversando una profonda trasformazione. In un contesto economico caratterizzato da complessità crescente, rapidi cambiamenti tecnologici e incertezza diffusa, emerge con forza una nuova figura professionale: il manager-imprenditore.

Non si tratta di un manager che aspira a mettersi in proprio, ma di un ibrido che unisce le competenze gestionali tipiche del management classico con la mentalità proattiva e visionaria tipica dell'imprenditore. Questa figura agisce come un vero e proprio intraprenditore interno all'organizzazione: un professionista capace di identificare opportunità, assumere rischi calcolati, innovare processi e proporre soluzioni creative per generare valore, pur operando all'interno di strutture esistenti.

La paura rappresenta paradossalmente il primo motore di questa trasformazione. Il manager-imprenditore non è chi non prova timore di fronte all'ignoto, ma chi sa trasformare questa paura in energia propulsiva. L'incertezza, anziché paralizzare, diventa carburante per spingersi oltre i confini del conosciuto e dell'esecuzione tradizionale.

In un mercato in rapida evoluzione, per non essere esclusi è necessario il contributo di tutti, a partire da chi guida i team. E per guidare efficacemente in contesti complessi, occorre prima di tutto accettare l'incertezza come parte integrante del processo decisionale, facendone un alleato strategico anziché un ostacolo da evitare.


2. Le competenze chiave del manager visionario

 

2.1. Dalla supervisione alla super-visione

Il passaggio cruciale per ogni manager contemporaneo è quello dalla semplice supervisione alla vera e propria super-visione, concetto suggerito dal Business Coach Marco Rangoni. Non si tratta di un semplice gioco di parole ma di un cambio di prospettiva radicale: non limitarsi al controllo quotidiano delle attività, ma elevare lo sguardo verso una visione più ampia e strategica.

Il manager visionario mette in gioco se stesso, sente il progetto come proprio e vive i risultati come personali, adottando un approccio proattivo anziché reattivo. È costantemente allerta, attento alle opportunità, ma non è un "falco" che controlla ossessivamente ogni dettaglio. La formula vincente è saper mettere al centro la persona e praticare un ascolto autentico e profondo.

Strumenti concreti come la "settimana senza scuse" - un periodo in cui si eliminano giustificazioni e ci si concentra esclusivamente sulle soluzioni - aiutano a coltivare una cultura dell'errore che non punisce ma valorizza l'apprendimento. Il principio "chi non fa non falla" viene riletto in chiave costruttiva: sapere di poter sbagliare alleggerisce il peso della responsabilità e libera energia creativa.

 

2.2. La gestione del rischio come opportunità

La gestione del rischio calcolato rappresenta la seconda competenza fondamentale del manager-imprenditore. Gianpaolo Alfano di Aaron King International, azienda parte del gruppo Reverse, ha condiviso un aneddoto personale emblematico che illustra perfettamente questo concetto: "Ho portato mio figlio al centro commerciale, voleva prendere un pallone dalle macchinette per i giochi. Gli ho detto: ti do cinque euro e provi a prendere il pallone. Sapeva che aveva solo quei cinque euro e ha dovuto capire come utilizzarli al meglio per riuscire nell'impresa."

Questo semplice esempio racchiude l'essenza della gestione del rischio imprenditoriale: operare con risorse limitate, prendere decisioni strategiche e assumersi la responsabilità dei risultati. Come il bambino che deve decidere come investire i suoi cinque euro, così il manager deve bilanciare rischi e opportunità in un contesto di vincoli organizzativi.

Oltre alla paura c'è anche il rischio, ed è fondamentale che ci sia una parte di rischio imprenditoriale nel sistema di ricompensa. Senza rischio non c'è reward - questo principio, semplice ma potente, è alla base di ogni mentalità autenticamente imprenditoriale.

L'applicazione pratica di questa filosofia si traduce nella capacità di semplificare e snellire i processi, concentrandosi sul valore reale. La capacità di identificare ed eliminare il superfluo rappresenta la traduzione concreta dello spirito imprenditoriale nel lavoro quotidiano. Non è un caso che il principio del "less is more" sia diventato un mantra nelle realtà aziendali più dinamiche e performanti: liberare energie elimina i vincoli alla creatività e all'innovazione.

 

2.3. La creatività entro strutture definite

Una delle sfide più complesse è applicare questa visione nelle grandi organizzazioni, dove strutture e gerarchie sono inevitabili. Se curiosità e imprenditorialità sono naturalmente favorite in ambienti piccoli, nelle grandi realtà la dinamica cambia e alcune strutture vanno necessariamente rispettate.

La vera sfida diventa quindi comprendere il proprio ruolo e quello degli altri, trovando il giusto fit all'interno dell'ecosistema organizzativo. Questa auto-consapevolezza, unita all'intelligenza relazionale, permette di navigare efficacemente contesti complessi e articolati, innovando dall'interno senza generare rotture distruttive.

Il clima aziendale rappresenta il terreno fertile dove le competenze imprenditoriali possono fiorire. Quando l'ambiente è positivo, i colleghi diventano amici, le persone vengono in ufficio con piacere e il team building nasce in maniera spontanea, senza forzature. La creatività aumenta significativamente in ambienti lavorativi caratterizzati da fiducia e supporto reciproco, diventando un vero e proprio asset strategico.

 

3. L'evoluzione necessaria degli HR manager

In questo nuovo paradigma, anche gli HR manager sono chiamati a un'evoluzione significativa. Non più meri esecutori di processi o guardiani delle procedure, ma veri e propri registi d'impresa e traduttori di visioni.

L'HR contemporaneo funge da ponte essenziale tra la visione imprenditoriale e le persone che devono realizzarla, trasformando concetti astratti in azioni concrete. Una certa "follia visionaria" è spesso il seme dell'innovazione, ma questa visione necessita di un interprete capace di renderla operativa e accessibile a tutti i livelli dell'organizzazione.

Il coraggio diventa elemento chiave: l'HR deve saper comunicare verità anche scomode per allineare visione e realtà. Nel panorama aziendale contemporaneo, il vero talento dei professionisti HR non sta nel trovare competenze tecniche, ma nel "curare le persone" affinché possano esprimere al meglio le proprie potenzialità.

Particolarmente rilevante è la capacità di lavorare sulle "hidden skills" che spesso rimangono inespresse nei contesti lavorativi tradizionali. Il manager-regista sa individuarle e valorizzarle, creando le condizioni per farle emergere.

 

 

4. Conclusioni: il futuro appartiene ai visionari

Il percorso verso una nuova generazione di manager-visionari passa attraverso lo sviluppo di quattro competenze fondamentali che abbiamo esplorato in questo articolo:

  1. La capacità di fare da ponte tra visione e operatività, con il coraggio di dire la verità
  2. L'abilità di creare una cultura dell'errore come opportunità di apprendimento, passando dalla supervisione alla super-visione
  3. L'intelligenza contestuale per innovare all'interno di strutture esistenti, creando climi di lavoro positivi
  4. La gestione equilibrata del rischio calcolato, semplificando processi e concentrandosi sul valore

In Reverse abbiamo un valore, uno dei nostri valori chiave: We believe in profit created by happy people. Questa convinzione guida il nostro approccio al business ma soprattutto allo sviluppo dei leader. Solo dove si premiano iniziativa e innovazione, dove si coltiva il coraggio di rischiare e di sbagliare l'impresa può prosperare nel lungo termine.

Essere imprenditori non significa necessariamente creare un'impresa, ma adottare un'attitudine che unisce iniziativa, autonomia e innovazione. È la capacità di trasformare problemi in opportunità, di sperimentare nuove soluzioni e di generare valore strategico all'interno dell'organizzazione.

La domanda di competenze imprenditoriali nei ruoli manageriali crescerà sensibilmente nei prossimi anni, mentre diminuirà drasticamente la richiesta di manager puramente esecutivi. Le aziende che non sapranno coltivare queste nuove figure ibride rischieranno di perdere competitività in un mercato sempre più guidato dall'innovazione.

Per gli HR manager, questa evoluzione rappresenta una straordinaria opportunità di crescita: da operativi a registi d'impresa, da esecutori a visionari, da controllori a facilitatori. In un mercato del lavoro sempre più competitivo e complesso, saranno proprio questi profili a fare la differenza per le organizzazioni che ambiscono a primeggiare.