Conosciamo tutti quel leggero senso di spaesamento il primo giorno di lavoro in una nuova azienda, ad ogni età e livello di carriera.
Non è facile infatti orientarsi tra le procedure, le regole non dette e i processi di un nuovo posto di lavoro, senza farsi prendere nemmeno un attimo dallo stress. Ecco perché assegnare un compagno di lavoro che possa facilitare l’inserimento aziendale ai nuovi assunti può essere molto vantaggioso per tutte le imprese, soprattutto in un mondo del lavoro in cui aumentare l’engagement e abbassare il turn over è spesso strategico.
Il ruolo di cui parliamo è conosciuto come buddy, ed è una figura che non possiamo più fare a meno di ignorare.
Letteralmente, il termine inglese buddy significa “compagno”, “amico”. In ambito aziendale il buddy si configura come una sorta di mentor, un agevolatore dell’inserimento dei neoassunti.
Ogni volta che si inserisce un nuovo collega, l’azienda gli assegna un buddy, scegliendolo tra i collaboratori già ben inseriti, possibilmente di età simile ma con ruolo diverso dal nuovo assunto.
Il buddy è una persona verso cui l’azienda nutre fiducia e che viene considerata in grado di trasmettere i valori e la cultura organizzativa. Infatti quello che si chiede al buddy è di agevolare l’ingresso del nuovo collega togliendogli i primi semplici dubbi (a chi rivolgersi per alcune questioni, quali sale riunioni utilizzare, chi copre dati ruoli,...) e allo stesso tempo aiutare l’azienda a trasmettere i propri valori in un modo più genuino rispetto a delle fredde giornate di onboarding in aula con i manager.
La figura del buddy è sempre più diffusa nel panorama aziendale italiano: basti pensare che il 59% delle imprese certificate TOP Employers affida al buddy il processo di onboarding nella sua interezza. Già nel 2016, una ricerca condotta su ben 600 aziende evidenziava che oltre la metà delle organizzazioni già prevedeva l’assegnamento di un buddy.
Possiamo sostenere che un ambiente di lavoro supportivo in cui ci siano relazioni collaborative può portare a un impatto significativo sui risultati ottenuti. Un aspetto importante, e che forse non emerge fino in fondo dalle ricerche, è come il buddy possa aiutare a incrementare l’empatia aziendale verso ruoli e compiti diversi. In questo senso, associare persone con mansioni e professionalità distinte si è rivelata una tattica vincente.
I benefici derivanti dall'implementazione della figura del buddy in azienda possono essere valutati secondo due prospettive: quelli per l'organizzazione e quelli per il neoassunto.
Tra i vantaggi che il buddy porta al successo del piano di onboarding aziendale troviamo:
Invece, per quanto riguarda il nuovo collaboratore a cui è stato assegnato un buddy, gli immediati vantaggi sono:
Collaboratori da remoto? Ecco alcuni consigli per tenerli ingaggiati:
Anche noi, come azienda, abbiamo inserito questa figura di supporto ai nuovi colleghi e la nostra esperienza è stata decisamente positiva, come emerge dal video racconto di Alessandro Motta e Fiammetta Aquila:
Dalle parole di Silvia Orlandini, People&Culture Manager di R-Everse, emerge come il processo, per quanto semplice, abbia bisogno di un certo studio e pianificazione perchè abbia successo:
La relazione tra buddy e neoassunto si sta rivelando un’ottima arma per sostenere la motivazione delle persone in azienda, infatti la relazione che nasce spesso è destinata a durare nel tempo, creando un rapporto solido che può aiutare nei momenti meno facili della vita aziendale.
Alla fine, un buddy è per sempre :-)
Collaboratori da remoto? Ecco alcuni consigli per tenerli ingaggiati: