Può oggi un’impresa curarsi unicamente del proprio profitto? O è forse anche tenuta a conoscere, valutare e soddisfare le esigenze sociali, ambientali e culturali della società esterna? Per la rubrica La parola all'HR ne abbiamo parlato con Paola Augelli e Francesco Soldi del Gruppo IGD.
Partendo da queste riflessioni, nasce l’attenzione verso la Responsabilità Sociale d’Impresa, meglio conosciuta come CSR (dall’inglese Corporate Social Responsibility): una manifestazione della volontà delle grandi, piccole e medie imprese di gestire efficacemente le problematiche d’impatto sociale ed etico al loro interno e nei loro campi d’azione. Un modello che sta permeando sempre più i processi di business, fino a essere considerato il “nuovo paradigma” dell’agire economico moderno.
Già nel 1953, un professore di economia del Williams College del Massachusetts, Howard Bowen, sorprese i suoi colleghi con il libro “Social Responsibilities of the Businessman”, vera pietra miliare ancora oggi nel campo della Corporate Social Responsibility (CSR). Da questa base teorica si sono susseguite negli anni diverse teorie collaterali, tra cui le più importanti attribuibili a Archie B. Carroll, che introdusse la Piramide delle Responsabilità d’Impresa ponendo al vertice gli obblighi etici e discrezionali, e la Stakeholder Theory di Edward Freeman, che per prima evidenziò “il percorso di attenzione a cui l’impresa è chiamata a rispondere verso tutti i portatori d’interesse con cui si relaziona nella comunità in cui opera.”
Da oltre un ventennio anche nel nostro Paese si è aperto il dibattito sulla Responsabilità Sociale con riferimento all’operato delle aziende: fortunatamente tale argomento non è rimasto solo sulla carta o nella aule accademiche, ma nel tempo è diventato la base teorica di applicazioni concrete da parte di un numero sempre maggiore di imprese e organizzazioni.
Oggi possiamo affermare che il modello tracciato dalla CSR è in rapida crescita in Italia. Lo dimostrano, ad esempio, i dati contenuti nell’VIII Rapporto sull’impegno sociale delle aziende in Italia dell’Osservatorio Socialis, svolto su un campione di 400 aziende del nostro paese con più di 80 dipendenti.
In particolare, il rapporto mette in luce come nel 2017 gli Investimenti in iniziative di Responsabilità Rociale d’Impresa abbiano raggiunto la somma di circa un miliardo e mezzo di euro, il 25% in più rispetto al 2015. Per l’anno 2018 la cifra si è attestata sui 267 mila euro.IGD, quotata sul segmento STAR di Borsa Italiana, è proprietaria di 60 unità immobiliari nel settore retail sull’intero territorio italiano e ha visto quadruplicare il valore del suo portafoglio negli ultimi dieci anni. L'impresa ha intrapreso da oltre dieci anni un importante percorso di Responsabilità Sociale, interno ed esterno all’azienda. Alla base di questo processo vi è una visione di business di lungo termine, che non approfitta delle situazioni contingenti per generare vantaggi solo sul breve periodo.
A questo si aggiunge che, a partire dal 2010, gli stessi stakeholder aziendali hanno iniziato a richiedere un approccio strutturato e sostenibile all’azienda. Una sfida accettata e vinta.
Dal 2013 l’azienda ha iniziato a incorporare nel suo business plan le istanze legate al concetto di sostenibilità, fotografando così anno per anno e comunicando opportunamente ai suoi Stakeholder i risultati raggiunti nei vari progetti legati al tema. In questo modo IGD è riuscita a passare un messaggio di serietà e concretezza anche su questa parte rilevante della propria strategia.
“La sostenibilità ha così raggiunto un ruolo di rilievo nell’organizzazione. Piano piano, abbiamo iniziato ad agire in un’ottica sostenibile in tutti i livelli delle scelte”.
Nel piano strategico 2019-2021 IGD ha introdotto il claim GREAT, acronimo che testimonia l’impegno dell’azienda a crescere costantemente in un’ottica “Green, Responsible, Ethical, Attractive”, insieme (“Together”) ai suoi stakeholder.
Tra gli obiettivi contenuti nella strategia di CSR vi sono sia temi collegati all’attenzione ambientale (ad esempio il 100% dei Centri Commerciali IGD consuma esclusivamente energia proveniente da fonti rinnovabili), così come agli ambiti sociali (forte attenzione è posta al rapporto con le comunità locali). Vi è inoltre una grande e crescente attenzione alle politiche verso i dipendenti (il 96% dei quali ha un contratto a tempo indeterminato) ed al loro coinvolgimento, come supporto alla cultura aziendale.
In IGD questo concetto si è tradotto in analisi di clima periodiche, volte a tracciare il livello di soddisfazione di chi lavora per l’organizzazione. Le ultime hanno registrato una partecipazione di oltre il 90% dei dipendenti, con risultati ottimi per quanto riguarda gli ambiti di sicurezza e tutela del posto di lavoro, la qualità delle relazioni interpersonali e dell’azienda in generale.
Ascoltare i collaboratori e dipendenti è diventato un mantra, ottenendo così:
Concludiamo questo approfondimento con tre consigli che Paola Augelli e Francesco Soldi vogliono dare a chi si sta preparando ad investire in CSR:
“Ci siamo dati l’obiettivo al 2030 di azzerare completamente le emissioni dei nostri centri commerciali. Ma non riusciremo a farlo soltanto perché abbiamo preso questa decisione. Per riuscirci, occorrerà che tutti i settori dell'azienda lavorino verso quell’obiettivo”.
Qui puoi ascoltare la video intervista integrale a IGD.
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