Abbiamo fatto un salto al SalTO: anche al Salone internazionale del libro di Torino si parla di Risorse Umane. O meglio si parla dell’uomo, che è la materia principale di cui si occupano le Risorse Umane.
Potevamo quindi perdere l’occasione di sapere come si parla dell’uomo e del suo sviluppo nel Festival del libro più grande d’Italia?
Dunque ci siamo andati e qui di seguito ti raccontiamo tre delle decine di temi che ci hanno incuriosito, interessato, divertito o fatto arrabbiare.
I tre temi che abbiamo scelto sono AI, donne e lavoro, cambio generazionale all’interno delle aziende. Temi nuovi? Beh, trattati così, attraverso i libri, sì.
Le cose da raccontare sono parecchie e l’articolo è bello lungo quindi partiamo, buon viaggio al Salone!
Il ricambio generazionale in azienda: in un Paese di PMI spesso e volentieri a gestione familiare è un tema forse troppo poco trattato. Passare da nonno a padre/madre a nipote è un processo delicatissimo in cui molte realtà perdono la via.
Il cambio generazionale in questi casi è agli estremi vertici, con tutte le conseguenze del caso. Chi si occupa di Risorse Umane sa bene quanto oggi sia importante far convivere in azienda da 3 a 4 generazioni diverse, ma il cambio al vertice è una sfida particolare per tutta l’azienda e per l’HR Manager soprattutto.
Abbiamo ascoltato con piacere lo speech di Andrea Notari, Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Piemonte e Direttore Tecnico di Notarimpresa S.p.A., e di Bernardo Bertoldi, Professore dell’Università di Torino, per presentare il libro “La Staffetta. Il cambio generazionale delle imprese italiane.” di Mario Benedetto.
La storia della società Notarimpresa S.p.A. è particolarmente virtuosa: Andrea Notari ha preso in mano con successo e con attitudine imprenditoriale l’impresa fondata dal nonno.
Giovane e intraprendente, cresciuto nella splendida città di Novara tra arte, cultura, vini e risaie, si è fatto strada nel mercato edilizio, prendendo le redini dell’azienda che è passata prima al padre, assieme alle sorelle, e poi a lui.
Attraverso il racconto della sua vita professionale ci ha riportati indietro nel tempo: a quando era solo un ragazzino e iniziò a lavorare nell’impresa come muratore, nelle calde giornate d’estate.
E poi a quando diventò un tirocinante, districandosi tra il dover fare fotocopie e il dover aggiustare fotocopiatrici rotte.
Oggi conosce l’azienda come le sue tasche, proprio perché l’ha vissuta anno dopo anno, in tutte le sue sfaccettature.
Lo abbiamo intervistato in seguito al suo intervento e lui gentilmente ci ha regalato qualche approfondimento.
“Quando ho preso in mano l’impresa di famiglia non l’ho fatto per semplice ereditarietà, ma per passione. Ho cominciato fin da ragazzo a conoscere l’azienda dal suo interno, a viverla.
Ci occupiamo di immobili e spinto dalla passione mi sono poi laureato a Milano in Architettura, per poter dare un contributo sempre più concreto all’interno dell’organizzazione.
Oggi sono Direttore Tecnico dell’impresa ma il passaggio da padre a figlio non è stato affatto semplice, come spesso si tende a pensare.
Per dimostrare che avrei potuto davvero innovare l’azienda, dando un contributo importante in termini di business, ho dovuto portare dati concreti.
Ho lavorato su due fronti.
Da un lato ho studiato il mercato per comprendere come innovare il prodotto della nostra azienda. Ho analizzato come fossero cambiate le esigenze delle persone nel settore immobiliare dai tempi di mio padre ad oggi, per progettare appartamenti differenti e dimostrare con i dati che il nuovo progetto funzionava.
Ho dovuto combattere contro le resistenze del “si è sempre fatto così” e dimostrare che forse potevamo trovare una formula per fare ancora meglio.
Dall’altro alto, l’innovazione non ha riguardato solo il tipo di prodotto, ma anche la gestione dei collaboratori dell’azienda: per adeguarci ai tempi abbiamo dovuto digitalizzare l’impresa e al contempo offrire quella flessibilità lavorativa che oggi è un “must have” per le imprese.
Avevamo un HR Manager interno durante il passaggio generazionale dell’azienda dalla mia famiglia a me? Sì, e ha avuto modo di imparare molto da questo cambio generazionale. Oggi ci sta fornendo un supporto fondamentale applicando le strategie apprese in quel frangente: è a lui che spetta la gestione del dialogo costruttivo e dell’inserimento proficuo delle nuove generazioni all’interno dei diversi settori aziendali. In ottica di innovazione dell’azienda il passaggio non si esaurisce da padre a figlio ma coinvolge tutti i distretti dell’impresa. In questo l’HR Manager si sta rivelando la figura giusta su cui contare”.
Da un lato concedere la giusta libertà ai figli e alle nuove generazioni che si succederanno ai vertici dell’azienda; dall’altro rimanere fedeli alle regole della propria impresa per evitare che crolli o che venga totalmente rivoluzionata: un delicato equilibrio che ci si trova ad affrontare molto spesso quando si ha a che fare con cambi generazionali.
E in questo l’HR può essere un vero e proprio mediatore, un facilitatore del dialogo tra “vecchio” e “nuovo” e un fautore del reskilling e dell’upskilling necessario alle risorse interne.
Un ponte indispensabile perché quel “si è sempre fatto così” possa trasformarsi, in modo proficuo e ponderato, in un “si può e si deve fare anche in un altro modo, dato che il mondo è cambiato”.
Di seguito ti lasciamo il libro presentato durante lo speech, un consiglio di lettura che potrebbe rivelarsi molto utile per approfondire il concetto:
Il ricambio generazionale è un momento decisivo e necessario per l'azienda. Perché sia realmente tale, il cambiamento non può coinvolgere unicamente la 'testa' e i vertici dell'impresa, ma anche il 'corpo', il suo cuore pulsante, cioè, ogni sua risorsa a partire da quelle 'umane'. Un processo che deve avvenire, inoltre, a un livello tanto gestionale quanto 'culturale', di visione. Secondo Mario Benedetto solo in questo modo è effettivamente possibile affermare un modello socio-economico moderno, una cultura d'impresa diffusa e lo sviluppo di un'azione economica efficace, capace di generare il miglior benessere collettivo. Quello tra impresa e nuove generazioni, infatti, è un rapporto che non riguarda solo il successo di realtà imprenditoriali, ma il valore che esse sono in grado di produrre per l'intera collettività. È questo l'asse portante della riflessione qui condotta, il cui obiettivo è preciso: fornire un'analisi completa, per suggerire e favorire proposte e comportamenti consapevoli. A favore di un processo che non riguarda solo il presente di una comunità economica, ma il futuro della società tutta. Un futuro semplicemente migliore, che passa dalla 'staffetta'.
“L'AI crea in noi emozioni, ma lei non conosce emozioni” cominciamo così, da una affermazione emersa dal convegno “Umano, poco umano. Dominare la tecnologia.” a cui hanno partecipato Mauro Crippa, autore dell’omonimo libro, e Gianluca Nicoletti, speaker di Radio 24 ed editorialista de La Stampa.
Forse il più grande discrimine tra AI e uomo è proprio questo: la capacità di avere o meno delle emozioni.
L’uomo ne ha tante ed è in grado di provarle e di trasmetterle.
L’AI invece non può provarle, ma può generarle nell’uomo.
Oggi esistono strumenti di AI talmente evoluti da far credere di chattare o parlare con persone reali.
E possiamo spingerci ancora oltre.
Hai mai sentito parlare di Victoria Shi? Molto probabilmente sì, i giornali impazziscono per lei: è la portavoce dell’Ucraina generata con l’Intelligenza Artificiale, incaricata di dare informazioni in tempo reale sulle attività belliche in corso nel Paese.
Ma non esiste solo lei. Channel 1, canale di Los Angeles, ha dato vita a un telegiornale in cui le news vengono date da “giornalisti - avatar” creati con l’AI.
Affascinante? Molto.
Spaventoso? Forse, ma solo se non si conosce e non si padroneggia l’AI.
Conoscerla ora è imprescindibile, saperla usare anche: e questo perché non deve essere l’AI a dominare noi, ma noi a usarla a nostro vantaggio.
E, per esempio, il fatto che l’AI non abbia emozioni, può offrirci un grande vantaggio nel mondo HR.
Si pensi solo ai bias, soprattutto quelli inconsci: sono molto legati all’emotività individuale e il fatto che l’Intelligenza Artificiale non abbia emotività può aiutarci a ridurli notevolmente nei processi di selezione.
Come raccontavamo già in un articolo di qualche tempo fa, le aziende oggi utilizzano software per mappare i dati di selezione e assunzione, al fine di monitorare la situazione nel modo più esaustivo e oggettivo possibile. L’AI è in grado analizzare questi dati e di riportare numeri oggettivi che aiutano a prendere decisioni libere da bias di natura emotiva.
Senza contare gli usi che un tool senza emozioni, ma per questo estremamente rapido e preciso, può darci quando si tratta di redigere job description, report e documentazione o di riassumere in maniera dettagliata un cv. Sono tutte applicazioni pratiche di cui abbiamo parlato in modo approfondito in questo e-book .
Quello che insomma vogliamo dire è che il fatto che l’Intelligenza Artificiale non abbia emozioni a prima acchito può forse spaventare ma se avviciniamo la lente di ingrandimento al fenomeno “AI” noteremo che in realtà proprio per questa sua peculiarità può esserci di grande aiuto.
Sempre a un patto: che sia l’uomo a dominarla e a usarla per i suoi scopi, non viceversa.
Per fare questo, la parola chiave è una: consapevolezza.
Conoscere lo strumento e padroneggiarlo è fondamentale.
Ma chi ci insegna a usarlo?
Gironzolando tra gli stand del Salone del Libro ci siamo imbattuti in una copertina che ha attirato la nostra attenzione: “Ogni altro sono io”, Alberto Manzi: maestro e scrittore umanista.” di Patrizia D’Antonio.
Si tratta della rievocazione della vita di Alberto Manzi, l’insegnante e scrittore divenuto famoso per aver condotto il programma “Non è mai troppo tardi” tra il 1960 e il 1968, nel quale insegnava la grammatica agli italiani combattendo l’analfabetismo. Grazie alle sue lezioni riuscirono a prendere la licenza elementare un milione e mezzo di persone.
Il suo format era molto chiaro.
Canale: la televisione
Tone of voice: didattico e divulgativo
Target: il popolo italiano
Obiettivo: combattere l’analfabetismo
Ancora oggi in tutto il mondo è conosciuta l’efficacia del suo metodo che raggiunse in modo potente l’obiettivo.
E quindi ne è sorta una riflessione automatica: ma se esistesse un “Alberto Manzi” anche per la digitalizzazione?
Forse l’AI spaventa così tanto perché non c’è stato nessuno che, come Manzi, l’abbia resa semplice, l’abbia spiegata con un tono divulgativo, immediato e diretto attraverso un canale di massa.
Eppure è necessario oggi, per essere competitivi nel mondo del lavoro, perdere i timori e cimentarsi nell’uso attivo della tecnologia.
Il metodo più semplice, come Manzi insegna, potrebbe essere introdurre nelle aziende una formazione altamente mirata per il reskilling e upskilling dei propri collaboratori.
Una formazione che abbia un obiettivo ben definito, qualcuno che sappia spiegare in modo pratico, diretto ed efficace, e che venga divulgata in modo mirato attraverso un canale specifico.
Imparare (e insegnare) è il primo passo per combattere l’analfabetismo tecnologico.
E tu HR sei l’attore principale coinvolto in questa operazione all’interno della tua impresa e per le tue persone.
Come ha detto Stefano Borroni Barale, autore di uno dei libri che vi proponiamo di seguito: “ Non è un buon momento per essere pessimisti, abbiamo altre cose da fare”.
Ti lasciamo di seguito i consigli di lettura che abbiamo trovato “spulciando” tra i magnifici stand del Salone:
Intelligenza artificiale e pensiero umano. Filosofia per un tempo nuovo, di John Rogers Searle (Autore), Angela Condello (Curatore) Castelvecchi, 2023
Trama - Arricchito da un saggio della traduttrice e da un’intervista inedita con l’autore, il volume raccoglie sei saggi che, attraverso i temi del linguaggio, dell’intenzionalità e della coscienza, affrontano questioni di grande attualità, connesse allo scarto fra intelligenza artificiale e pensiero umano. La continuità fra il linguaggio e la nostra società permette, da un lato, di problematizzare l’attuale dibattito sull’intelligenza artificiale; dall’altro lato, porta a ricomporre un quadro omogeneo fra ciò che possiamo chiamare «pensiero europeo» e il pensiero sviluppatosi in area anglosassone. Il rapporto fra linguaggio, pensiero umano e intelligenza artificiale permette a John R. Searle di affermare che il linguaggio è anzitutto una forma di vita e mai un codice estraneo all’esperienza ed è, dunque, parte fondamentale del nostro “essere umani”.
AI 2041. Scenari dal futuro dell'intelligenza artificiale,di Qiufan Chen (Autore) , Kai-Fu Lee (Autore) , Andrea Signorelli (Traduttore) Luiss University Press, 2023
Trama - L'intelligenza artificiale è la tecnologia fondamentale del nostro presente, ma rappresenta soprattutto il nostro inevitabile destino. Entro poco più di due decenni molte abitudini della nostra vita quotidiana, così come molti aspetti del funzionamento delle nostre società, saranno stravolti e resi irriconoscibili dall'uso massiccio dell'IA. L'interazione tra uomo e macchina rivoluzionerà l'intera scienza medica, modificherà i metodi di apprendimento nell'istruzione pubblica, così come cambierà per sempre il modo di fare comunicazione e intrattenimento. È possibile che l'IA presto ci liberi dalla dura routine del lavoro mettendo, rapidamente in discussione i principi del nostro sistema economico e sociale. Eppure, insieme a questi imminenti progressi, l'IA porterà con sé anche numerosi rischi: da armi sempre più autonome e intelligenti a sistemi di sorveglianza massificati e totalmente invasivi. Ecco perché per Kai-Fu Lee, ex presidente di Google Cina, e Chen Qiufan, astro nascente della fantascienza cinese, il tema principale non è l'IA, ma l'umanità. Del resto, se l'intelligenza artificiale, ci ha portati oggi a un punto di svolta epocale, la responsabilità di realizzare i suoi incubi o le sue promesse continua a spettare a noi umani. Per darne una dimostrazione Kai-Fu Lee e Chen Qiufan scrivono dieci racconti ambientati nell'imminente futuro. A San Francisco nasce una nuova industria intelligente per aiutare degli sfollati, mentre a Mumbai un adolescente si ribella all'IA che spia le sue relazioni d'amore. A Seoul dei robot diventano insegnanti di due gemelli orfani, mentre a Monaco uno scienziato informatico mette in pericolo il mondo intero. Guardando verso un orizzonte non troppo lontano, AI 2041 ci ricorda che l'uomo continuerà a essere l'unico artefice del suo destino.
Breve e universale storia degli algoritmi, di Luigi Laura (Autore) Luiss University Press, 2019
Trama - L'algoritmo è un procedimento che risolve un determinato problema attraverso un numero finito di passi elementari. Una sequenza di processi che sembrerebbe restare nel freddo territorio dei numeri, e che si esprime in un linguaggio informatico incomprensibile ai più. Eppure questi algoritmi controllano l'andamento dei mercati azionari, scelgono il prezzo di un biglietto aereo, progettano una serie tv o decidono quali sono le notizie, le pubblicità e i contenuti che ci interessa di più vedere sui nostri social network. Partendo dalle origini e ripercorrendo le tappe che da Babilonia a Google hanno segnato la loro ascesa, "Breve e universale storia degli algoritmi" mostra come la loro importanza non sia da ricercare nelle infinite possibilità del calcolo numerico, ma nell'enorme impatto sulla società moderna e nel potere derivante dalla gestione di flussi di dati e informazioni, che con l'esplosione della rivoluzione digitale hanno portato gli algoritmi ad essere lo strumento più potente mai esistito nelle mani del nuovo capitalismo. Uno strumento neutro però, che può generare progresso o distruzione solo nella misura in cui siamo noi a volerlo.
L'intelligenza inesistente. Un approccio conviviale all'intelligenza artificiale,di Stefano Borroni Barale (Autore) Altreconomia, 2023
Trama - Intelligenza artificiale (AI) è un termine che raggruppa tecnologie molto diverse tra loro, con una lunga storia. I tifosi dell'Ai sostengono che questa tecnologia abbia il potenziale di risolvere alcuni dei problemi più urgenti del mondo, come il cambiamento climatico, la povertà e le malattie. I critici, invece, sostengono che questa tecnologia sia pericolosa e ingannevole. Ma perché tutti parlano di Ai? Perché è un'eccezionale operazione di marketing: una delle meglio organizzate degli ultimi anni. Su questa le imprese della Silicon Valley si stanno giocando il tutto per tutto, per invertire il trend negativo fatto di tagli al personale e cambi drastici dei loro programmi di sviluppo. Per comprendere quali siano le aspettative di queste aziende - e quali dovrebbero essere le nostre - in questo libro si ricostruiscono le tappe, le intuizioni e i paradossi che hanno attraversato la comunità scientifica, provando a tracciare una linea che collega Alan Turing, primo sostenitore dell'Ai forte, con i creatori di ChatGPT, il software in grado di sostenere un dialogo credibile con un essere umano. Che cosa verrà da qui in avanti non lo sappiamo, e per scoprirlo non ci aiuterà una tecnologia che basa le sue previsioni sull'ipotesi che il futuro sarà una replica di quanto accaduto nel passato. Comprendere questo fenomeno, però, può aiutarci a costruire tecnologie alternative, che promuovano la convivialità e la partecipazione diffusa, a scuola come nella società.
ChatGPT non pensa (il cervello neppure), di Miguel Benasayag (Autore) , Ariel Pennisi (Autore) Jaca Book, 2024
Trama - "ChatGPT non pensa (e il cervello neppure)" Miguel Benasayag, che da decenni si occupa del rapporto tra la macchina e il vivente, dialoga con Ariel Pennisi. È un dialogo stimolato dalla recente diffusione di massa di ChatGPT-4, ma che viene da lontano, si intreccia con spazi di vita, ricerca scientifica e un impegno politico comune. Non si tratta di essere tecnofobi o tecnofili: «Mentre gli uni si ripiegano sulla nostalgia di una natura perduta, gli altri si gettano nel vortice del funzionamento totale, dove il corpo, la finitezza, i limiti immanenti dell’esperienza vitale e perfino i segni della storia non sono che un ostacolo per una volontà di efficienza che gira a vuoto». Un dialogo serrato, meditato e chiarificante che rivendica la necessità di pensiero e di pratiche contro le nuove forme pervasive di colonizzazione digitale e in favore della “singolarità del vivente”, della «capacità di noi bestie di non funzionare, di vivere da inutili e di percepire tale condizione come la perfezione stessa». Ancora una volta, Benasayag ci invita a elaborare un modello di ibridazione tra la tecnica e gli organismi viventi che non si riduca a una brutale assimilazione.
Probabilmente già sai che all’origine dell’informatica ci sono delle menti e delle mani femminili. Che ai suoi albori l’Internet era solo un groviglio disordinato di informazioni e che professioniste donne furono determinanti nello sciogliere il bandolo della matassa.
Camminando tra gli stand del SalTo ci siamo imbattuti nella copertina de “Connessione. Storia femminile di internet.” di Claire L. Evans, un libro che racconta una storia di donne, di come furono determinanti per portare le macchine computazionali da un funzionamento piuttosto basilare a veri e propri strumenti di programmazione avanzata.
Furono figure fondamentali nel donare un linguaggio a quello strumento, chiamato computer, che per molti era ancora solo una scatola inanimata.
Il loro contributo però non si ferma qui: sono poi state capaci di dar vita a veri e propri imperi nel mondo del web, essendo state tra le prime a fondare e far crescere le grandi comunità virtuali dei social network.
Niente male, no? Eppure una frase sulla quarta di copertina ci ha colpito e ci ha fatto riflettere: “Le loro sono storie dalle quali avremmo molto da imparare, se solo le conoscessimo.”
Parliamo tanto di quanto ancora oggi il Gender Pay Gap sia difficile da superare, anche se i passi in avanti si stanno facendo e si notano.
Eppure, come dicevamo in una nostra indagine di qualche tempo fa, la relazione tra donne e lavoro ancora non funziona.
Spesso la preferenza, quando si deve assumere, ricade su figure maschili per diversi motivi:
Quindi è vero, il 67% delle aziende (dati estrapolati dalla nostra indagine) si dichiara più sensibile di una volta al tema, ma i numeri non mentono:
E lo stipendio? Abbiamo iniziato il nostro discorso parlando di Gender Pay Gap e così lo concludiamo: solo 2 su 10 HR Manager intervistati dichiarano che nella propria azienda non esiste una differenza salariale tra uomini e donne.
Ed ecco che quindi lo possiamo dire: mai frase fu più vera. Voler conoscere le storie di donne virtuose e del contributo che hanno dato al mondo del lavoro moderno potrebbe forse dissipare questa cortina di fumo culturale che ancora, spesso, offusca la vista.
Vi lasciamo con alcune foto esposte al Salone che rappresentano donne lavoratrici dalla Prima Guerra Mondiale agli anni Cinquanta.
Quando gli uomini erano impegnati sul fronte furono le donne infatti a sostituirli come impiegate negli uffici pubblici, nelle banche, in fabbrica.
Gli uffici si popolarono di dattilografe, segretarie, telefoniste… E nacquero nuovi mestieri, prima mai praticati dalle donne: le benzinaie, le ferroviere, persino le meccaniche.
Ecco a te una passeggiata nella storia.
Eccoci arrivati alla fine di questo piccolo viaggio letterario.
Ma non potevamo lasciarti senza condividere con te i titoli dei libri che ha comprato al Salone la nostra Silvia Orlandini, Chief People Officer di Reverse.
Ti salutiamo quindi proponendoti di seguito tutti i libri che ha acquistato (e che ancora deve leggere) spinta da un titolo, da una copertina, da una suggestione.
Forse tra loro ci sarà qualcosa che stuzzica anche la tua curiosità!
Il mestiere dell'uomo. Perché la cultura umanistica fa bene all'impresa italiana
di Marco De Masi (Autore) Luiss University Press, 2022
Cominciamo da lui, un libro che ci attira perché sappiamo bene quanto spesso gli HR Manager e chi lavora nel mondo delle Risorse Umane provengano da una formazione di tipo umanistico.
Bene, abbiamo una buona notizia: questo tipo di formazione, e di cultura, è un enorme valore aggiunto per le aziende! In alcuni casi viene considerato un vero e proprio fattore competitivo per le imprese e il business.
Ecco quindi un libro che attraverso le interviste a grandi imprenditori italiani, ci mostra quanto quello che definiamo “umanesimo” possa fare bene. A tutti.
Trama - Per essere più competitive le aziende hanno bisogno di più umanesimo? E soprattutto, che cosa intendiamo quando parliamo di umanesimo? La risposta alla prima domanda è il cuore di questo libro. La risposta alla seconda dipende dall'ambito in cui scegliamo di muoverci. Il mestiere dell'uomo prova a cogliere entrambe le prospettive, quella letteraria e quella d'impresa, cercando di trasmettere un'idea semplice: alcune persone, aziende e istituzioni, più o meno consapevolmente, fanno propri certi tratti della cultura umanistica, trasformandoli in elementi di competitività. Ogni capitolo prova a isolare alcuni di questi tratti, mette a confronto due vicende che, separate da almeno mezzo millennio l'una dall'altra, consegnano due messaggi che si integrano e rafforzano reciprocamente. Attraverso le interviste a Sonia Bonfiglioli, Niccolò Branca, Brunello Cucinelli, Alessandro Garrone, Christian Greco, Maximo Ibarra, Marco Magnani, Gianna Martinengo, Massimo Mercati, Andrea Pontremoli e Martin Reeves, Marco De Masi ci dimostra che, in un'epoca dinamica e in continua mutazione come quella attuale, l'esperienza dell'umanesimo porta con sé valori e insegnamenti con i quali le imprese di oggi possono generare un impatto positivo per l'intera comunità. Prefazione di Alessandra Poggiani. Con un'intervista a Martin Reeves.
di Fabrizio Acanfora (Autore) Luiss University Press, 2022
Inclusione. Un termine che ormai è presente in ogni discussione e chiacchierata HR.
Eppure, come giustamente ci porta a riflettere questo libro, forse il termine inclusione sarebbe da sostituire con “convivenza delle differenze”.
“Sempre più spesso sentiamo parlare di cultura inclusiva, quella che promuove il fatto di accogliere e valorizzare tutte le diversità in azienda.
Ma se per valorizzarle davvero fosse necessaria invece una “cultura esclusiva"?
Per “cultura esclusiva” intendo quella che esalta l'identità e le specifiche peculiarità dell’Azienda, riuscendo anche a valorizzare le diverse potenzialità di ciascun collaboratore.
Credo fortemente che ci sia chi risplende in un campo e chi in un altro: il potere delle persone sta nel capire su quali potenzialità puntare e quello delle aziende sta nello scegliere i candidati il cui potenziale rispecchi e arricchisca il contesto in cui operano.
Usciamo dalla dicotomia “Inclusione vs Esclusione” perché spesso è proprio nell’esclusione che si capisce il vero carattere individuale.” Silvia Orlandini.
Non è quindi un caso che Silvia abbia scelto di comprare proprio questo libro.
Trama - Nel mondo del lavoro sembra essere in atto una rivoluzione culturale rispetto al modo in cui vengono percepite e vissute le naturali differenze tra le persone, quali quelle di etnia, cultura, genere, orientamento sessuale e abilità, e formule relative alla “inclusione delle diversità” stanno diventando per molte aziende un vero e proprio marchio di qualità. Se tuttavia in molti casi il desiderio di cambiamento è concreto, il rischio è che dietro a tali formulazioni si celino politiche e azioni destinate a un impatto reale limitato. Secondo questo libro, infatti, simili processi inclusivi partono spesso da premesse errate, quali non chiedersi chi includa chi e quanto l’inclusione lavorativa sia compatibile con l’attuale sistema socioeconomico. Con Di pari passo Fabrizio Acanfora, muovendo dalla sua esperienza personale, suggerisce un superamento del concetto di inclusione, proponendo di sostituirlo con quello di “convivenza delle differenze.” Tale cambio di prospettiva invita innanzitutto a riconsiderare l’idea di normalità come dato statistico e non valoriale, scardinando la presunzione che esista un “consesso dei giusti” capace di accogliere paternalisticamente i “diversi.” Pensare la differenza come normalità, riformulare il concetto di inclusione mettendo al centro la persona e affrontare le criticità strutturali di un sistema basato sulla disuguaglianza sono le reali questioni su cui ci invita a riflettere questo libro.
di Andrea Colamedici (Autore) , Maura Gancitano (Autore) Tlon, 2020
Un libro dal taglio più filosofico. Perché ogni HR oggi si trova ad avere a che fare con la società dei social media, dei like, dei commenti, dell’ansia da prestazione. Insomma, della performance.
E quindi, come conciliare tutto questo con il desiderio, intrinseco in ogni persona e in ogni collaboratore aziendale, di ritrovare un “senso” autentico delle cose?
Una tematica, questa, su cui chi si occupa di Risorse Umane almeno una volta nella vita si sarà trovato a riflettere a fondo.
Trama - In "La società della performance", Maura Gancitano e Andrea Colamedici proseguono la linea tracciata da Guy Debord con "La società dello spettacolo" e da Byung-Chul Han con "Psicopolitica", rivelando come la condizione dell'uomo contemporaneo sia strutturata per sostituire al mondo l'imitazione del mondo, all'espressione di sé l'esibizione di sé, alla narrazione lo storytelling, alla ricerca del senso della vita la ricerca di un livello sempre maggiore di benessere e visibilità. Una società che richiede costantemente opinioni, condivisioni ed esibizioni è una società che ha paura del silenzio, dello spazio, della costruzione, e dunque di un'autentica narrazione. Perché raccontarsi oggi significa fare addizioni, sommare like e post e immagini, non lasciare che qualcosa di sacro emerga da qualche parte di noi che si trova davvero in profondità. Come possiamo ritrovare la dimensione sacra e autentica dell'esistenza senza rimanere impigliati nelle maglie della società dell'immediatezza? Questo libro intende offrire una risposta, prendendo in esame il modo in cui sono cambiate le nostre relazioni e la condizione di disagio, attesa e paura di chi sente di non avere il proprio posto nel mondo.
di Joshua Slocum (Autore) , Amilcare Carpi De Resmini (Traduttore) , Thomas Fogarty (Illustratore) Nutrimenti, 2021
Concludiamo così, con una libro che ha inevitabilmente catturato l’attenzione della nostra Silvia. Se ci segui da un po’ ti sarà capitato di imbatterti nel nostro e-book più scaricato “La solitudine dell'HR Manager. Come non sentirsi un'isola ma costruire un arcipelago.” e nel suo seguito: “La Solitudine dell’HR Manager oggi. L’HR ha trovato il suo arcipelago?”.
In questa serie di e-book parliamo di quanto l’HR Manager, benché sia a tutti gli effetti una figura nevralgica al centro dei processi aziendali, si senta spesso un’isola, lontano dal resto dell’azienda.
Eppure non è così, non è così affatto. Aprendoti al dialogo con gli altri dipartimenti aziendali, con le nuove generazioni e con il mondo che ti circonda, tu HR ti renderai conto che non sei un'isola solitaria, ma sei al centro di un arcipelago meravigliosamente composito.
Ti proponiamo quindi questa lettura in via metaforica: il leggendario diario di viaggio di colui che realizzò la prima circumnavigazione solitaria durata 3 anni, ma che, toccando diverse coste, lo portò alla conoscenza di popolazioni e culture differenti.
Un libro che insegna quanto la solitudine in realtà non sia affatto tale se si è curiosi di dialogare e di aprirsi al mondo che ci circonda.
Trama - Il diario di navigazione di Joshua Slocum, "Solo, intorno al mondo", è un classico della letteratura di viaggio. Narra la sua leggendaria impresa a bordo dello Spray, con cui realizzò la prima circumnavigazione solitaria a vela tra il 1895 e il 1898. Partito da Boston, attraversò l'Atlantico, il Mediterraneo, il Pacifico e l'Oceano Indiano, visitando porti e incontrando popolazioni locali. Il viaggio di Slocum non è soltanto (o soprattutto) un confronto con il mare e le sue insidie. Perché il capitano dello Spray sosta nei porti e si addentra nei luoghi, e il suo periplo si compone di scontri o idilli con le popolazioni locali, dagli indocili nativi della Terra del Fuoco ai pacifici abitanti delle isole Keeling, di incontri con personaggi carismatici e con usi e costumi insoliti: il tutto ritratto con l'attenta curiosità del viaggiatore e l'ironia garbata e pungente dell'uomo di mondo. Elementi che fanno di questo libro un vero e proprio ritratto di un'epoca, ma anche un classico senza tempo, che a più di cento anni dalla sua prima pubblicazione colpisce per l'incredibile modernità.Questo racconto, accompagnato da un'introduzione di Björn Larsson, non è solo una sfida contro il mare, ma anche un ritratto di un'epoca, caratterizzato dall'ironia e dalla curiosità del suo autore.