In un momento in cui il mercato del lavoro è così instabile, in cui abbiamo pochissime certezze e in cui molte aziende hanno avuto serie difficoltà a mantenere il proprio personale può sembrare poco attuale parlare di comunicazione e ancor più di comunicazione interna. Ma grazie ad alcune riflessioni si capisce chiaramente come in questo momento questa debba invece essere una priorità.
In questa emergenza il reparto HR si è trovato nell’occhio del ciclone, gestendo problematiche vitali per l’impresa.
Ora che stiamo apparentemente tirando il fiato e molte realtà stanno riprendendo a lavorare con un ritmo meno instabile, molti manager stanno riflettendo su come ripartire: quali attività riprendere, quali abolire e quali rinnovare completamente.
Negli uffici HR è ormai da anni prioritario il tema della comunicazione interna, sia per realtà molto strutturate sia per quelle più semplici, e chiunque se ne sia occupato sa quanto valore aggiunto possa portare. Qualsiasi azienda che voglia essere forte in un momento in cui il mercato del lavoro si sta rimodellando, semplicemente non può permettersi di rimanere immobile per quanto riguarda la comunicazione interna.
Le iniziative che si andranno a proporre devono tener conto di due fattori principali e usarli come linea guida per scegliere le attività.
Se le promesse di carriera o di benefit non possono essere mantenute a causa della pressione causata dalla pandemia, è fondamentale praticare trasparenza nelle decisioni e formulare proposte condivise con i collaboratori. In questo modo essi si sentono parte attiva della crisi e non solo vittime di essa, e i momenti di condivisione con il management e i colleghi aiutano ognuno a ricordarsi di non essere l’unico ad avere difficoltà (e si sa, è sempre di gran conforto).
Inoltre, in tempi di recessione mutano i desideri e le leve di scelta dei lavoratori, e molte nuove necessità derivano da fattori emozionali, solitamente meno rilevanti.
Ecco quindi che durante ogni crisi la sicurezza del posto di lavoro acquista ancora maggiore importanza del solito, mentre i salari diventano un fattore meno decisivo; un buon clima lavorativo diventa a dir poco vitale (venendo a mancare gratificazioni economiche o progetti a lungo termine, vivere un ambiente positivo è l’unico, o uno dei pochi, appigli per la serenità); piccoli benefit o sforzi dell’azienda, che in tempi normali verrebbero ignorati, ora sono visti come gesti di generosità e attenzione, e possono cambiare considerevolmente l’approccio alla giornata lavorativa in questo periodo difficile.
Un altro aspetto emerso durante ogni crisi è che i lavoratori apprezzano enormemente le capacità di problem solving e di reinvenzione del business in tempi rapidi.
Temi come lo smart working attuato in tutti i settori o la conversione della propria produzione in produzione di DPI sono stati in cima alle classifiche degli argomenti più letti e apprezzati, e hanno contribuito ad accrescere il senso di orgoglio per la propria azienda, lo spirito di squadra e in generale la positività.
A cose normali è davvero arduo stimolare lo spirito di team. In questi momenti di emergenza si ha la possibilità di portarlo velocemente ad un livello molto alto, che poi rimarrà tale anche a crisi passata. L’importante è farlo con iniziative coerenti con la propria azienda evitando i “colpi di testa”, le iniziative completamente fuori dagli schemi, che vengono chiaramente viste come un tentativo di sfruttare il momento difficile, con ovvi esiti disastrosi.
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Silvia Orlandini, People and Culture Manager, R-Everse SpA
Abbiamo visto quindi come delle corrette iniziative di comunicazione interna possano cambiare completamente il modo in cui i lavoratori si approcciano alla crisi. Ma tutto ciò non avviene per caso: servono manager illuminati che abbiano chiaro ciò che nella crisi diventa vitale e ciò che passa per ora in secondo piano.
Il ruolo dell’HR Manager è quindi fondamentale per portare all’attenzione del management gli aspetti dell’ampio mondo delle Risorse Umane che richiedono un focus adesso, senza ritardi.
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