Immagina questa scena: ti si siede davanti a colloquio uno sviluppatore, uno di quei classici nerd, con lo sguardo concentrato e le mani che non riescono a stare ferme. Mentre lui parla di linguaggi di programmazione e progetti open source, dentro di te ti chiedi come farai a capire se è la persona giusta per la tua azienda. Le sue competenze tecniche ok, le valuterà il suo futuro capo, ma quello che ti preoccupa è la distanza tra i vostri mondi: come puoi davvero entrare nella sua testa e capire cosa lo motiva, cosa lo entusiasma?
Ti dici che dovresti imparare a vedere il mondo con gli occhi di questi professionisti preziosi, per capirli un po’ di più. Vedere il mondo attraverso la loro stessa lente.
Impresa non banale in effetti.
Ecco un’idea: leggere ciò che loro leggono. Dedicare qualche ora alla lettura di quello che piace ai cosiddetti nerd per capirli un po’ di più, scoprire il loro mondo e magari anche cominciare ad apprezzarlo.
Che ne dici?
Proviamo.
Cominciamo soft, con un autore che sicuramente già apprezzi: Alessandro Baricco. Cosa c’entra con i nerd? C’entra moltissimo perchè in The game ha scritto una sua personale Divina Commedia viaggiando nel mondo digitale che viviamo anche noi “non nerd” per capire cosa ci sta sotto.
Spoiler: alla base di tutto ci sono i videogiochi. Tanto per farti capire quanto c’entrano i nerd e quanto questo libro può esserti d’aiuto se sei alle prese con i profili tech e vuoi migliorare le tue strategie di hiring.
Ecco i tre punti chiave che a nostro parere possono essere utili per un HR:
Per chi non ha letto il libro (e inspiegabilmente non ha intenzione di farlo😊) e per chi ha voglia di rinfrescare la memoria nell’attesa che Baricco scriva il prosieguo alla luce dell’avvento dell’AI nel nostro quotidiano (speriamo davvero che lo faccia!), approfondiamo questi punti:
1. Comprendi la mentalità dei "player": sono loro che hanno dato vita a tutto
Secondo Baricco il videogame è uno dei miti fondativi dell’insurrezione digitale.
Il videogioco è l’humus in cui sono nati i fondatori del mondo digitale; tutti i prodotti da loro messi sul mercato e introdotti nel nostro quotidiano sono pensati con le dinamiche del gioco.
In uno smartphone tutto è colorato e simpatico -pensa alle iconcine per esempio- e in pochi facili tocchi mi consente di compiere azioni una volta abbastanza complesse, come fare un bonifico bancario. Tutto gradevole al tatto e con “soddisfacenti effetti sonori”. Questo non vuol dire che chi crea il mondo digitale pensi che la vita sia un gioco da prendere sottogamba, ma che trova efficaci le dinamiche del videogame anche quando applicate ad ambiti della vita molto più articolati. La forma mentis vincente oggi è quella del player e chi la accetta si troverà più a suo agio dato che tutti gli strumenti del nostro quotidiano sono fondati su di essa.
Questa mentalità è fondamentale per comprendere i professionisti tech di oggi. La logica dei videogiochi permea la nostra vita quotidiana, influenzando non solo il modo in cui interagiamo con la tecnologia ma anche come pensiamo e risolviamo i problemi.
“(...) Innanzitutto tornarono indietro a recuperare qualcosa che era alle origini della loro storia (...). Era un gioco. O meglio, era un computer che giocava. Un videogioco. Lì ritrovarono qualcosa come un mito fondativo, vi riconobbero un tratto genetico che li accompagnava fin dalle origini, e iniziarono a tramandarlo in qualsiasi tool generassero. Non era una cosa affatto semplice, ma ci lavorarono a lungo e in modi sempre più raffinati fino a ottenere degli strumenti che erano sì, in qualche modo, divertenti, ma soprattutto che funzionavano con le logiche portanti di un videogioco. Sequenze rapide di azioni e reazioni, apprendimento dovuto alla ripetizione e non ad astratte istruzioni per l’uso, costante presenza di un punteggio, minima resistenza fisica, gradevolezza sensoriale. Non era solo un riflesso nostalgico di gente rimasta bambina. In quel modo di impostare le cose si faceva strada l’idea che risolvere i problemi fosse un gesto che iniziava sempre dal generare una qualche semplicità, una sintesi, una chiarezza.”
2. Elimina i "sacerdoti" e fidati della collettività: niente intermediari tra te e i tuoi obiettivi
Se non serve più il negozio fisico perché su Subito.it posso comprare direttamente da un altro consumatore o su AirBnb posso prenotare un appartamento senza andare in agenzia di viaggi, chi sarà la mia guida nelle scelte? Di chi mi fiderò? Della collettività. Dove vanno tutti, quello è il posto migliore.
“Il parere di milioni di incompetenti è più affidabile, se sei in grado di leggerlo, di quello di un esperto”.
Non semplice integrare in azienda personaggi con questa mentalità. Dove vanno a finire le gerarchie e l’autorità? Sfida in corso: inutile chiudere gli occhi e continuare ad imporre modelli novecenteschi a gente abituata ad eliminare tutti i “sacerdoti”, ovvero gli intermediari, e creare tool da usare in autonomia per raggiungere in pochi clic risultati che un tempo richiedevano, addirittura, di spostarsi fisicamente. È difficile ma non impossibile portare tutto ciò in azienda, a partire dalla formazione, che è un ambito relativamente semplice da adattare alle nuove regole del gioco, e al recruiting: è il nostro ambito quindi potremmo scrivere, e in parte abbiamo già scritto, pagine e pagine su come adattarlo alle nuove generazioni.
“(...) Ora sappiamo che con strumenti come quelli (Amazon, Youtube, Spotify,...) l'insurrezione digitale colpiva al cuore la cultura novecentesca, disintegrandone il principio fondamentale: che il nocciolo dell’esperienza fosse sepolto in profondità, raggiungibile solo con la fatica e grazie all’aiuto di qualche sacerdote. Quel nocciolo, l’insurrezione digitale lo sfilava dagli artigli delle élite e lo faceva risalire in superficie. Non lo distruggeva, non lo annullava, non lo banalizzava, non lo semplificava miseramente: lo liberava sulla superficie del mondo.”
3. Scegli sempre il movimento: è lì che troverai la vibrazione
E su questa superficie del mondo vive l’“ossessione per il movimento”. Oggi vogliamo smaterializzare il più possibile e rendere tutto leggero e facilmente trasportabile, dalle idee alla musica che ascoltiamo. Questo è l’obiettivo primario di ogni scelta di tutti noi abitanti del mondo digitale. Velocità anche a discapito della qualità. Meglio avere in tasca tutta la musica del mondo grazie a Spotify piuttosto che avere a casa solo gli LP che posso acquistare: qualità della musica un po’ più alta ma velocità di fruizione immensamente più bassa. Ma cosa dobbiamo farne di tutta questa velocità? Abbiamo cambiato il mondo per prenotare un ristorante online? No: è possibile vivere la post-esperienza, trovare la vibrazione dopo la velocità. Discorso non semplice da riassumere in poche righe, ma di certo cominci a capire che è difficile pensare che chi nasce e cresce in questo universo possa avere il mito del posto fisso. Ed è ancor più improbabile che ce l’abbia chi questo mondo contribuisce a crearlo, come sviluppatori e altri addetti ai lavori del digitale. Meglio comprendere bene questo modo di fare esperienza del mondo e trovare della qualità anche in questo modus operandi, perché non sia solo un girare velocemente ma a vuoto.
“Costruisci e distruggi, e ancora costruisci, e poi di nuovo distruggi, in continuazione. Ti servono solo velocità, superficialità, energia. Il tuo stare nelle cose è un movimento, mai una immobilità; scendere in profondità ti rallenta solo, il senso di qualsiasi figura è legato alla tua capacità di muoverti con la necessaria velocità; sei in molti posti simultaneamente e questo è il tuo modo di abitarne uno solo, quello che stai cercando. Se hai lavorato bene, allora non sarà difficile trovare nei tuoi passi una sorta di strano effetto, una sorta di modificazione che altera il testo del mondo, che sembra rimetterlo in movimento: come una sorta di vibrazione.”
Continuiamo con una lettura meno filosofica, un po’ più nerd ma comunque affrontabile in quanto scritta in forma romanzata e molto scorrevole. In italiano non è disponibile, e già questo ti dice qualcosa sul facile rapporto dei tech con l’inglese (la maggior parte dei software e dei videogiochi è in inglese).
Si tratta di "The Phoenix Project: A Novel About IT, DevOps, and Helping Your Business Win" di Kin, Behr e Spafford.
Bill Palmer, il protagonista, è un IT manager appena promosso alla guida del dipartimento IT di una grande azienda in difficoltà. Le pressioni che vive, i rapporti con i colleghi, i cambiamenti che ritiene necessari compongono la trama del romanzo.
Metodologia Agile e sicurezza informatica sono due grandi temi. “Cosa c’è di peggio di uno sviluppatore? Uno sviluppatore in combutta con uno della sicurezza.”
Un meeting voluto dal CEO tra tutti i team coinvolti nel risollevare l’azienda in difficoltà è decisamente un bel capitolo di questo romanzo. E quello dell’importanza della collaborazione è il primo punto chiave che segnaliamo all’HR in cerca di feeling con i dev. A seguire, la gestione delle scadenze e la passione per i problemi risolti.
Approfondiamo questi tre aspetti:
Sai benissimo quanto la collaborazione sia importante in ogni reparto, ma nei team tech è assolutamente fondamentale, non solo un "nice to have". Potrebbe sembrare un paradosso, visto che spesso i nerd vengono percepiti come figure solitarie. In realtà, sanno perfettamente di essere parte di un ingranaggio più grande e che il successo dipende da un lavoro di squadra impeccabile. La mancanza di comunicazione e coordinamento nei team tech può portare a ritardi, errori e una valanga di frustrazioni. Come HR Manager, incentivare una cultura aziendale che valorizza la collaborazione e la comunicazione aperta non solo è essenziale ma può trasformare l'efficienza e la soddisfazione del tuo team tech e di tutta l'azienda.
I lavoratori del tech sono abituati a lavorare sotto pressione e a gestire scadenze serrate. E fin qui tutto chiaro. Ma come azienda ci troviamo davanti ad una missione non semplicissima eppure strategica: mantenere un ambiente in cui la pressione e la competizione restano sane e positive, sfruttando l’adrenalina che ne deriva senza che la situazione diventi tossica. Creare un equilibrio tra sfida e supporto è la chiave per mantenere il tuo team tech motivato, produttivo e, soprattutto, in grado di dare il meglio senza compromettere il benessere personale.
I professionisti IT amano risolvere problemi. Anzi: prima creare cose dal nulla, e poi risolvere problemi che agli altri sembravano insormontabili. Nel libro, Bill e il suo team affrontano sfide tecniche e organizzative non da poco e trovano soluzioni creative e innovative per superarle. Questo è quello che fa amare ad un informatico il suo lavoro. Come HR Manager quindi capiamo che valorizzare questa passione e questa forse inaspettata creatività nel trovare soluzioni è un ottimo modo per mantenere alta la motivazione dei dipendenti nel settore IT.
Concludiamo con una lettura veramente nerd. Dopo i primi due libri, un po’ più alla portata di tutti, siamo pronti per affrontare la "Guida galattica per autostoppisti" di Douglas Adams.
Si tratta di un romanzo di fantascienza umoristica che è diventato un classico della cultura nerd. Il libro mescola umorismo, filosofia e avventura spaziale in modo unico, offrendo spunti di riflessione su “la vita, l'universo e tutto quanto.”
“A cosa serve che noi stiamo alzati fino a notte fonda discutendo sulla possibilità dell’esistenza di un Dio, se poi questa macchina qui è capace senza il minimo sforzo di darvi la mattina dopo il fottuto numero di telefono di Dio in persona? ”
Comprendere questo tipo di letteratura può aiutare ogni HR Manager ad entrare in sintonia con i valori, le idee e le passioni dei professionisti del tech. Anche per questo libro, ecco i tre aspetti che lo rendono una lettura utile per l’HR:
Il romanzo è profondamente radicato nella fantascienza, un genere che esplora le possibilità della scienza e della tecnologia in modi creativi e spesso filosofici. I tech sono quasi sempre grandi fan di storie che immaginano futuri alternativi e tecnologie avanzate. Non si deve sottovalutare questa passione etichettandola come amore per le letture leggere. Si tratta di un genere molto più “intelligente” di quanto possa sembrare.
Comprendere e, perchè no, condividere la passione per la fantascienza può aiutare a creare programmi di formazione e sviluppo che stimolino la creatività e l'innovazione, per esempio. Oppure ci può dare idee per organizzare eventi aziendali tematici o discussioni su libri di fantascienza, idee utili per rafforzare il senso di comunità e l'entusiasmo per le nuove idee.
Douglas Adams utilizza un umorismo intelligente e surreale per esplorare temi complessi. Questo approccio spesso irriverente riflette la mentalità di molti professionisti del tech, che apprezzano l'originalità e l'umorismo anche nelle situazioni più serie. Incoraggiare un ambiente di lavoro dove l'umorismo e la creatività sono apprezzati e non considerati come poco seri può migliorare la soddisfazione e la produttività dei dipendenti. Ovviamente cum grano salis. Promuovere una cultura aziendale che valorizzi l'originalità e l'innovazione, anche attraverso metodi di comunicazione e interazione non convenzionali, può attrarre e mantenere i talenti tech.
Sotto la superficie umoristica, il libro affronta domande profonde sull'esistenza, la vita e l'universo. I nerd spesso si interessano a queste grandi domande e apprezzano le storie che le esplorano in modi inaspettati. Offrire opportunità di sviluppo personale e professionale che includano riflessioni filosofiche e discussioni significative può essere molto attrattivo per i lavoratori tech, che spesso nascondono una vasta cultura indipendente dalla loro formazione universitaria. Anche creare uno spazio dove i dipendenti possano esplorare idee e domande esistenziali può contribuire ad un ambiente di lavoro più appagante e stimolante.
Eccoci alla fine di questo insolito viaggio nella letteratura contemporanea. Ciò che crediamo sia sempre valido e utile, non solo per le figure tech, è che l’HR si sporga oltre la propria scrivania e si incuriosisca di ciò che avviene tra i giovani, tra le nuove professioni, tra chi ha un background insolito e anche tra chi crede di conoscere bene. Sarà un occhio e un orecchio prezioso per l’azienda.