Il metaverso è un incubo da contrastare o una frontiera di nuove situazioni da cui il mondo del lavoro può trarre beneficio? In questa rubrica ti portiamo con noi negli esperimenti che stiamo conducendo qui in Reverse.
Eccoci arrivati alla conclusione di questo percorso con l'opinione di Ilaria Bellettini che, insieme a Daniele Donnini, ha coordinato la nostra sperimentazione dedicata al metaverso inserita nell'evento "Feed your Future" di Talent Garden.
Il metaverso mi ha catturata per la sua naturale spettacolarità: basta un click per ritrovarsi in un mondo nuovo che può coincidere con un ambiente surreale in cui estraniarsi dalla realtà o riprodurre fedelmente il mondo che conosciamo con tutti i vantaggi del digital.
Come tutto ciò che è innovativo, anche il metaverso porta con sé un'aura di mistero che può scontrarsi con paure e resistenze o, d'altra parte, essere oggetto di incoscienti entusiasmi. Le aziende non devono per forza essere nel metaverso, ma certamente devono conoscerlo e averne esperienza diretta. In questa fase è importante costruirsi un'opinione in merito ed esplorarne i vantaggi, purché siano ragionevoli."
Quali usi per l'HR quindi?
"Nel campo Risorse Umane lo trovo adatto per l'onboarding, soprattutto se fatto a distanza. Ho testato l'app Arthur creando un percorso a 5 tappe in cui accompagnare il neoassunto dalla sala d'attesa del nostro ufficio virtuale, fino agli spazi di lavoro e alla sala caffè, il tutto arricchito da video e presentazioni. Mi sono sentita un architetto mentre progettavo lo spazio e posizionavo gli oggetti sfruttando una modellazione 3d che mi ha piacevolmente sorpresa.
Il metaverso offre alle aziende la possibilità di utilizzare spazi pre-impostati, che sia un ufficio, una baita di montagna, la luna oppure, tornando con i piedi per terra, è possibile costruire da zero uno spazio virtuale rappresentando fedelmente i propri uffici o, in alternativa, creare ambienti correlati al proprio business. Faccio un esempio: un'azienda del settore food potrebbe strutturare un onboarding in un ristorante, in un campo di grano o in una corsia del supermercato, mostrando al neoassunto una location allineata alla propria industry.
In una seconda fase ho fatto testare questa esperienza nel metaverso ad alcuni colleghi, raccogliendo i loro feedback: da un lato l'hanno definita come ingaggiante per il neoassunto, un nuovo terreno di collaborazione tra HR e Marketing, ma dall'altro un mondo complicato da esplorare a causa dei controller non troppo intuitivi.
Mi sento di aggiungere altri due aspetti riguardo al device. In primo luogo, la batteria ha un'autonomia scarsa (circa 2 ore) e questo potrebbe creare dei limiti nella creazione di esperienze complesse o di lunga durata. In secondo luogo dal 1 agosto 2022 il prezzo di Oculus è aumentato e attualmente è fissato a 449,99€."
Questa settimana ci spostiamo tra Bologna, Milano e Berlino per analizzare il metaverso da altri tre punti di osservazione strategici. Cominciamo con il Marketing, un'area aziendale tradizionalmente attenta alle novità. Per noi i test sono stati fatti da Beatrice Böhm, che racconta:
Niente metaverso quindi?
"Credo che il metaverso potrà avere un futuro se farà da booster alla realtà fisica invece di porsi come un'alternativa. Un esempio concreto: in queste settimane qui in Reverse abbiamo partecipato ad una gara sportiva online organizzata da Azione contro la fame. Divisi in squadre, ognuno di noi ha usato un'app per tracciare la propria attività fisica e competere con altre aziende in tutta Europa. Quindi il digitale ci ha consentito di divertirci tra noi anche con i colleghi tedeschi e francesi che non abbiamo spesso occasione di incontrare, incentivando qualcosa di molto fisico come la corsa. Punti aggiuntivi vengono assegnati anche per lo sport fatto insieme ai colleghi, quindi un incentivo anche alla socialità. Mi sembra un ottimo esempio di come il digitale abbia migliorato il reale, alleandosi ad esso. Spero che troveremo il modo di vivere il metaverso in questa formula, come sembra intenzione di Mark Zuckerberg secondo quello che vedo in questo video:
Nessuno si augura di vivere dentro la realtà raccontata da Ready Player One. E non abbiamo toccato l'aspetto ecologico che invece è un altro grande punto di domanda."
Dopo il futuro sognato e forse anche creato da Zuckerberg torniamo con i piedi per terra e sentiamo cosa ne pensa Lorenzo Cattelani, Managing Director.
Cauto quindi Lorenzo ma allo stesso tempo cosciente che il futuro è già qui.
E il futuro è già anche nel cielo sopra Berlino, come racconta Federica Boarini, Head of International Development.
Tuttavia, credo si tratti principalmente di curiosità verso nuovi metodi per provare a uscire da questa difficile situazione in cui ogni azienda tedesca si trova. Non credo che verrà veramente esplorata o che diventerà un vero trend. Vedo infatti due ostacoli principali:
- il prezzo degli Oculus: nella mentalità tedesca spendere così tanto per qualcosa di non ancora ancora testato non è accettabile.
- Uscendo dalle città più moderne come Monaco o Berlino, molte aziende sono ancora poco strutturate per lo smartworking e l’idea di tornare a lavorare al 100% in presenza piace ancora molto all’azienda di medie dimensioni tedesca. Quindi nonostante la curiosità, non credo ad oggi che questo trend si affermerà con tanta facilità.
Per quanto riguarda me, dopo aver provato solo una volta il metaverso ancora non sono convinta al 100%. Principalmente perchè non ho avuto la stessa sensazione che si ha in un videomeeting, non potendo vedere le espressioni delle persone. Inoltre un po' la sensazione di mal di mare l'ho avuta. Tuttavia, credo sia un trend da esplorare e mi piacerebbe riprovarci."
Le esplorazioni continuano, e il prossimo step proverà a dare una risposta concreta alla domanda che ci siamo posti all'inizio di questa rubrica.
A presto!
E' martedì sera e Daniele Donnini è seduto sul divano di casa con in mano due oggetti: gli Oculus e i suoi occhiali da vista. I due "visori" sembrano incompatibili tra loro. Una breve ricerca online e Daniele appura che per miopi e astigmatici sono consigliate lenti aggiuntive. Prova per ora a non soffermarsi su questo inconveniente in realtà non da poco, e si immerge nel metaverso.
Il setup è già stato fatto su questo visore quindi un paio di clic ed è dentro. L'unica cosa da fare è tracciare "l'area di gioco", i confini della stanza in cui ti trovi, un'attività semplice anche per i non esperti.
Si parte. Prima tappa, in volo su Petra: wow. Seconda tappa, montagne russe: wow. Terza tappa, una sala riunioni per un meeting virtuale: insomma.
La perdita del volto è il maggior scoglio secondo l'opinione di Daniele, in aggiunta al problema degli occhiali che abbiamo accennato. Altri due ostacoli emergono:
"Il costo degli Oculus è ancora importante: per eventi aziendali l'unica soluzione direi che sia il noleggio di questi dispositivi, servizio che ancora non è diffuso.
Bisogna considerare poi che, soprattutto a chi non è abituato al gaming, può dare nausea o vertigini."
Un ko quindi secondo Daniele, che annota però un altro ambito, oltre al gaming, che sembra interessante per il metaverso:
"Insieme al gaming penso che il metaverso troverà un match perfetto con la progettazione di immobili e ambienti: per architetti e progettisti potrebbe essere un nuovo magnifico orizzonte. Immagina di poter entrare nel tuo futuro spazio abitativo prima ancora che esso esista."
Da Reggio Emilia ci spostiamo nei nostri uffici di Milano per osservare le sperimentazioni di Silvia Orlandini, People&Culture Manager.
Anche per Silvia quindi nessuna possibilità a breve termine sul fronte colloqui e riunioni di business, ma si potrebbe dare la svolta alle situazioni che necessitano di engagement.
Bisogna considerare che i costi per mettere in piedi un sistema di formazione esperienziale nel metaverso non sarebbero cosa da poco, e per ora si pone anche la questione delle risorse da coinvolgere: sicuramente fioriranno in fretta, ma oggi i developer e gli esperti di metaverso sono merce rara.
Per concludere, come ha raccontato Daniele Donnini, anche per Silvia non è stato semplicissimo il ritorno alla realtà:
"Quando mi sono tolta l'Oculus tornare alla realtà è stato un piccolo shock e questo mi ha lasciato dei dubbi riguardo la sua usabilità: quanto può essere agile entrare e uscire dal metaverso?"
Nelle prossime settimane si uniranno al team di sperimentazione i reparti Sales e Marketing.
Secondo Mark Zuckerberg ci vorranno soltanto 5 anni perché il metaverso sia usato da milioni di persone, quindi è decisamente il caso di iniziare a conoscerlo.
Qui in Reverse abbiamo cominciato delle sperimentazioni pratiche per giungere quanto prima ad una risposta, valida almeno per chi si occupa di Risorse Umane.
Ci siamo posti un obiettivo concreto e definito: capire se portare le nostre riunioni plenarie nel metaverso le renderebbe più efficaci.
In questa rubrica ti portiamo con noi negli esperimenti che stiamo conducendo per capire se questi momenti aziendali - delle riunioni mensili che riuniscono i 100 Reverser di tre Paesi- potrebbero diventare più coinvolgenti se trasferite nel metaverso. Condivideremo con te i test che svolgeremo e i dubbi che affronteremo, sia pratici che etici.
Cominciamo con la prima domanda che è sorta a tutti noi: “Come si entra nel metaverso?”.
Innanzitutto abbiamo appurato che le porte del metaverso si schiudono semplicemente con una connessione ad internet e un account su una delle piattaforme del mondo virtuale. Infatti non esiste un unico metaverso, ma ci sono diversi mondi a cui si può accedere. Le realtà principali che abbiamo scoperto sono Decentraland, Sandbox, Stageverse, Windows Mixed Reality di Microsoft e, ovviamente, Oculus, la realtà creata da Mark Zuckerberg, e noi ci orientiamo su questa soluzione.
Come pima cosa bisogna scegliere il visore: il nostro è Oculus Quest 2 (349,99 euro), che non necessita di altro hardware e può essere utilizzato anche senza un computer. Una cosa buffa è l’audio “posizionale“: il suono cambia in base ai movimenti della testa rilevati dai sensori di tracciamento. Ci sono poi i due joystick necessari per interagire con persone e soprattutto oggetti all’interno del metaverso. Proviamo ad entrare.
Il primo test lo fanno i nostri CEO Daniele Bacchi e Alessandro Raguseo (ubi maior…!):
Ecco com’è stata l’esperienza di Alessandro:
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Poi, diverse settimane fa, Daniele, il mio socio, ha iniziato a suggerire che avremmo potuto fare qualche meeting nel metaverso. Ricordo perfettamente di avergli detto che era assurdo, che tanto li facevamo già in video-call e che il metaverso mi appariva troppo azzardato, troppo presto. Però certo - mi rendevo conto - il mio era un giudizio aprioristico, senza sperimentazione e quindi lontano dalla nostra cultura. Chiamiamola resistenza. Quest’ultima crollata quando Daniele ha comprato il suo oculus: il giorno successivo è arrivato il mio. Era sera, ho fatto il settaggio dello strumento e sono entrato. Dal mio fisico e concreto soggiorno bolognese ho fatto quindi il mio ingresso ufficiale nel metaverso. Sentendomi anche un po’ buffo agli occhi di mia moglie e mia figlia, con questo visore e i joystick alle mani: in lontananza mentre lasciavo questo mondo terreno sentivo le loro voci dire, in sostanza, “Ma che fai??”
Daniele mi aveva addirittura dato un appuntamento quella sera nel metaverso. Ma dove? Che vuol dire? In che senso? pensavo. Comunque ero dentro: ho sperimentato qualche game, cadendo quasi per terra, e poi qualche video immersivo, indubbiamente impressionanti. Nel menù ho poi visto la voce “eventi” e sono entrato. C’era una specie di foyer virtuale, varie persone a chiacchierare. Cioè i loro avatar. Impressionante perché nell’avvicinarmi a loro cresceva il volume delle loro conversazioni, esattamente come nella vita reale. Qualcuno mi ha avvicinato per attaccare bottone ma fondamentalmente io, di fronte a questi approcci, scappavo. Sono entrato ad un evento, il concerto di Snoop Dogg. Ci saranno state una ventina di persone. Poi al secondo piano in un angolo vedo “danibac” (il nome sopra l’avatar è leggibile). Un tipo, cioè l’avatar di un tipo, con la cravatta: Daniele Bacchi. Ricordo di avergli chiesto “Ma scusa tu vieni al concerto di Snoop Dogg con la cravatta?”. Poi c’era confusione e si faceva fatica a parlare e allora siamo andati nel foyer a chiacchierare, con i nostri avatar. La mia impressione è che quella sera sono andato, quasi, al concerto di Snoop Dogg e là ci ho incontrato Daniele e abbiamo chiacchierato. Quasi.
Non so ancora dire con certezza se mi sia piaciuto o meno ma certo è inquietante. Le mie riflessioni: è uno strumento potente, più realistico di quanto mi aspettassi e inevitabilmente destinato a migliorare. Quando giocavo ai primi giochi elettronici - il tennis con le barrette e una pallina (5 pixels bianchi) che andava di qua e di là - certo non potevo immaginare quello che oggi può offrire la Playstation 5. Se la curva del miglioramento del metaverso fosse anche solo simile a quella del gaming allora ci troveremmo di fronte ad infinite possibilità e applicazioni. Mi rimane un dubbio su come potremo gestire questa commistione tra mondo reale e virtuale che si verrà a creare. Mi domando, ad esempio, se avremo là una costituzione e delle leggi universali. Se commettessimo un reato là sconteremmo la pena di qua o di là? E viceversa. Potrebbe essere o diventare quello un mondo poco umano, fuori controllo. Forse disumano. E infine, mi viene da pensare, il metaverso l’aveva già inventato Dante nel suo Inferno abitato solo da anime, riflesso della miseria morale in cui versava ai suoi tempi l'umanità decaduta. Ecco, trovo dei parallelismi."
Un racconto lungo ma non è facile racchiudere in poche parole un'esperienza così diversa.
Daniele Bacchi ha narrato la sua opinione in questo articolo uscito su Forbes e in questo post.
Sull'onda dell'entusiasmo per le novità che ci caratterizza, cominciamo a domandarci come introdurre tutto ciò in azienda, considerando aspetti tecnici ma anche psicologici.
Ci lasciamo andare a una riflessione preliminare: le aziende non dovranno farsi trovare impreparate come è già avvenuto per la transizione al digitale. Policy anacronistiche e tecnologia obsoleta non sono più accettabili.
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Qui in Reverse siamo abituati a imparare dalle generazioni più giovani e studiare le loro abitudini, perché saranno loro i lavoratori di domani. Quindi questo tempo investito in sperimentazioni non ci sembra mai tempo sprecato.
Ma dobbiamo anche garantire alle nostre persone di proporre loro soluzioni di cui abbiamo già un ragionevole livello di sicurezza. E per ora il metaverso è ancora un punto di domanda. Cerchiamo quindi cosa è già stato fatto nel mondo delle Risorse Umane per capire e prendere ispirazione.
Troviamo diverse aziende che stanno già implementando intriganti soluzioni. Ad esempio NextMeet è una startup indiana che ha costruito un realtà virtuale basata sugli avatar e che promette di migliorare la collaborazione tra colleghi e la formazione. PixelMax offre di accompagnare le imprese nella creazione di luoghi ed eventi virtuali e promette tra le altre cose un’esperienza 3D che alimenti la coesione del team attraverso il gioco e una wellness area con anche la possibilità di ordinare cibo. Uno spazio virtuale dove le persone hanno piacere a passare il proprio tempo. Gather dice che il suo Metaverso viene utilizzato da più di 10.000 team nel mondo ed espone marchi significativi nel mondo dell’innovazione quali Y Combinator.
Troviamo molti casi anche nel campo formativo: Medivis, una realtà che offre tecnologia per sale operatorie, utilizza una tecnologia Microsoft’s HoloLens per allenare studenti di medicina tramite interazione 3D con modelli virtuali; la Michigan State University è entusiasta di svolgere i corsi attraverso questa realtà virtuale. Online troviamo molte altre testimonianze.
Un altro dubbio sorge al team di sperimentazione: i nostri colleghi sarebbero pronti a tutto ciò? Nella loro vita quotidiana extra-lavorativa sono affascinati dal metaverso? Cerchiamo quindi dei casi di successo al di fuori del mondo del lavoro e troviamo moltissimi esempi che ci chiariscono quanto ormai sia tutto realtà, che ci piaccia o meno. Eccone due in ambito sportivo:
Come sempre sono le grandi realtà che aprono la pista ma non possiamo sederci sulla solita scusa "noi non siamo Google, quelle cose non fanno per noi". Con la velocità con cui va il mondo oggi, quello che per l'NBA è già realtà, per noi lo sarà domani.
Continuiamo quindi a testare. Nei prossimi giorni coinvolgeremo altri Reverser nelle sperimentazioni e proveremo a capire se l’interazione nel metaverso è più o meno efficace rispetto a quella che si può avere con una normale video call.
Gli spazi mutano insieme al mondo del lavoro. Leggi l'e-book per approfondire il tema della riprogettazione degli ambienti di lavoro.