Metaverso: pericolo per le relazioni o miniera di possibilità per l’HR?

    Il metaverso è un incubo da contrastare o una frontiera di nuove situazioni da cui il mondo del lavoro può trarre beneficio? In questa rubrica ti portiamo con noi negli esperimenti che stiamo conducendo qui in Reverse.

     

    1. 27 maggio 2022 - Comincia il viaggio.
    2. 09 giugno 2022 - I test dei nostri IT Manager e People&Culture Manager
    3. 20 giugno 2022 - Cosa ne pensano il business e il Marketing, e cosa succede oltralpe
    4. 05 agosto 2022 - Metaverso per HR: un evento in collaborazione con Talent Garden


     

    4. 05 agosto 2022 - Metaverso per HR: un evento in collaborazione con Talent Garden

    Eccoci arrivati alla conclusione di questo percorso con l'opinione di Ilaria Bellettini che, insieme a Daniele Donnini, ha coordinato la nostra sperimentazione dedicata al metaverso inserita nell'evento "Feed your Future" di Talent Garden.

    Ilaria Bellettini Reverse (1)"Nell'ultima settimana ho passato più ore lavorative nel metaverso che alla scrivania. Sono partita da zero e, dopo la lettura di alcuni articoli, ho iniziato ad esplorare questa realtà virtuale utilizzando app dedicate al gaming e all'intrattenimento, come ISS e VR Chat, per poi passare a Workrooms e Arthur, pensate per il mondo business.
    Il metaverso mi ha catturata per la sua naturale spettacolarità: basta un click per ritrovarsi in un mondo nuovo che può coincidere con un ambiente surreale in cui estraniarsi dalla realtà o riprodurre fedelmente il mondo che conosciamo con tutti i vantaggi del digital.
    Come tutto ciò che è innovativo, anche il metaverso porta con sé un'aura di mistero che può scontrarsi con paure e resistenze o, d'altra parte, essere oggetto di incoscienti entusiasmi. Le aziende non devono per forza essere nel metaverso, ma certamente devono conoscerlo e averne esperienza diretta. In questa fase è importante costruirsi un'opinione in merito ed esplorarne i vantaggi, purché siano ragionevoli."

    Quali usi per l'HR quindi?

    "Nel campo Risorse Umane lo trovo adatto per l'onboarding, soprattutto se fatto a distanza. Ho testato l'app Arthur creando un percorso a 5 tappe in cui accompagnare il neoassunto dalla sala d'attesa del nostro ufficio virtuale, fino agli spazi di lavoro e alla sala caffè, il tutto arricchito da video e presentazioni. Mi sono sentita un architetto mentre progettavo lo spazio e posizionavo gli oggetti sfruttando una modellazione 3d che mi ha piacevolmente sorpresa.
    Il metaverso offre alle aziende la possibilità di utilizzare spazi pre-impostati, che sia un ufficio, una baita di montagna, la luna oppure, tornando con i piedi per terra, è possibile costruire da zero uno spazio virtuale rappresentando fedelmente i propri uffici o, in alternativa, creare ambienti correlati al proprio business. Faccio un esempio: un'azienda del settore food potrebbe strutturare un onboarding in un ristorante, in un campo di grano o in una corsia del supermercato, mostrando al neoassunto una location allineata alla propria industry. 
    In una seconda fase ho fatto testare questa esperienza nel metaverso ad alcuni colleghi, raccogliendo i loro feedback: da un lato l'hanno definita come ingaggiante per il neoassunto, un nuovo terreno di collaborazione tra HR e Marketing, ma dall'altro un mondo complicato da esplorare a causa dei controller non troppo intuitivi.
    Mi sento di aggiungere altri due aspetti riguardo al device. In primo luogo, la batteria ha un'autonomia scarsa (circa 2 ore) e questo potrebbe creare dei limiti nella creazione di esperienze complesse o di lunga durata. In secondo luogo dal 1 agosto 2022 il prezzo di Oculus è aumentato e attualmente è fissato a 449,99€."

     

    3. 20 giugno 2022 - Cosa ne pensano il business e il Marketing, e cosa succede oltralpe

    Questa settimana ci spostiamo tra Bologna, Milano e Berlino per analizzare il metaverso da altri tre punti di osservazione strategici. Cominciamo con il Marketing, un'area aziendale tradizionalmente attenta alle novità. Per noi i test sono stati fatti da Beatrice Böhm, che racconta:

    Beatrice Bohm compressa"Se nel B2C il metaverso può aprire orizzonti spettacolari nell'engagement del consumatore, noi che ci muoviamo nel mondo delle Risorse Umane dobbiamo essere più cauti. Questo non vuol dire nascondere la testa sotto la sabbia di fronte al nuovo che avanza ma essere coscienti di un fatto: per acquistare una maglietta griffata per il mio avatar il processo d'acquisto può durare anche pochi secondi, ma per valutare un cambio lavorativo o muovere i primi passi in una nuova azienda la posta in gioco è molto più alta. Dobbiamo quindi essere eccellenti nel tenerci in equilibrio tra cautela e innovazione. Quali sono i rischi che vedo? Da un lato un rifiuto totale da parte di molti HR Manager e dall'altro troppa leggerezza nel lanciarsi alla scoperta del metaverso solo per poter dimostrare di non essere rimasti indietro. Non è una gara a chi è più trendy ma una seria competizione nella battaglia per i talenti, ovvero per fare la differenza nella vita delle persone. Concludo il mio preambolo per dire questo: quando ho provato gli Oculus ho vissuto un'esperienza ricreativa più che piacevole, ma sono stata ben lieta di tornare alla realtà. Credo e spero che anche le prossime generazioni avranno sempre questo desiderio di fisicità."

    Niente metaverso quindi?

    "Credo che il metaverso potrà avere un futuro se farà da booster alla realtà fisica invece di porsi come un'alternativa. Un esempio concreto: in queste settimane qui in Reverse abbiamo partecipato ad una gara sportiva online organizzata da Azione contro la fame. Divisi in squadre, ognuno di noi ha usato un'app per tracciare la propria attività fisica e competere con altre aziende in tutta Europa. Quindi il digitale ci ha consentito di divertirci tra noi anche con i colleghi tedeschi e francesi che non abbiamo spesso occasione di incontrare, incentivando qualcosa di molto fisico come la corsa. Punti aggiuntivi vengono assegnati anche per lo sport fatto insieme ai colleghi, quindi un incentivo anche alla socialità. Mi sembra un ottimo esempio di come il digitale abbia migliorato il reale, alleandosi ad esso. Spero che troveremo il modo di vivere il metaverso in questa formula, come sembra intenzione di Mark Zuckerberg secondo quello che vedo in questo video:

     

    Nessuno si augura di vivere dentro la realtà raccontata da Ready Player One. E non abbiamo toccato l'aspetto ecologico che invece è un altro grande punto di domanda."

     

    Dopo il futuro sognato e forse anche creato da Zuckerberg torniamo con i piedi per terra e sentiamo cosa ne pensa Lorenzo Cattelani, Managing Director.

    lorenzo cattelani (1)"Chi come noi si occupa di Risorse Umane ha pronunciato almeno cento volte nella sua vita la formula magica "le persone al centro". Se vogliamo essere coerenti con quello che proclamiamo non possiamo mai ignorare dove sono queste persone a cui vogliamo dare luce. Quindi, che io a livello personale mi entusiasmi o meno per il metaverso, lo devo conoscere se voglio capire il mondo che mi circonda oggi e anche provare a immaginare dove vivremo domani, per far trovare il mio business preparato. La mia esperienza nel metaverso si allinea a quella dei miei colleghi: divertente, nuovo, entusiasmante. Ma ancora siamo lontani dal pensare a un quotidiano lavorativo nel metaverso. Però antenne dritte perchè la tecnologia viaggia più veloce di noi e non mi stupirei di avere un'opinione completamente diversa tra pochi mesi, tenendo in mano un device di cui il nostro dizionario di oggi non contiene neanche la definizione. Un ultimo aspetto che mi preme sottolineare: se per relazionarci con candidati e colleghi nel metaverso ci vorrà un po', già oggi molti dei nostri migliori candidati sono lì. Con i loro avatar seduti sugli spalti virtuali di una partita dell'NBA a veder scorrere sotto i loro occhi gli sponsor e farsi un'opinione di queste aziende. Sto parlando di fare Employer Branding nel metaverso."

    Cauto quindi Lorenzo ma allo stesso tempo cosciente che il futuro è già qui.

     

    E il futuro è già anche nel cielo sopra Berlino, come racconta Federica Boarini, Head of International Development.

    Federica Boarini Reverse"Prima della mia opinione vorrei condividere un fatto: il metaverso è tra i primi trend nel settore HR in queste settimane in Germania. Quindi anche qui se ne parla. L'approccio dei Tedeschi all'innovazione è molto diverso rispetto al modo italiano: la primissima reazione è quasi sempre scetticismo, critica. Tuttavia, la pandemia ha accelerato moltissimo la tendenza e la curiosità verso la digitalizzazione, che risulta ad oggi essere la priorità di tutti gli HR manager in Germania. E per la prima volta, secondo una survey pubblicata da Handelsblatt sui trend del settore HR nel paese, vediamo anche citare il metaverso.
    Tuttavia, credo si tratti principalmente di curiosità verso nuovi metodi per provare a uscire da questa difficile situazione in cui ogni azienda tedesca si trova. Non credo che verrà veramente esplorata o che diventerà un vero trend. Vedo infatti due ostacoli principali:
    - il prezzo degli Oculus: nella mentalità tedesca spendere così tanto per qualcosa di non ancora ancora testato non è accettabile.
    - Uscendo dalle città più moderne come Monaco o Berlino, molte aziende sono ancora poco strutturate per lo smartworking e l’idea di tornare a lavorare al 100% in presenza piace ancora molto all’azienda di medie dimensioni tedesca. Quindi nonostante la curiosità, non credo ad oggi che questo trend si affermerà con tanta facilità.
    Per quanto riguarda me, dopo aver provato solo una volta il metaverso ancora non sono convinta al 100%. Principalmente perchè non ho avuto la stessa sensazione che si ha in un videomeeting, non potendo vedere le espressioni delle persone. Inoltre un po' la sensazione di mal di mare l'ho avuta. Tuttavia, credo sia un trend da esplorare e mi piacerebbe riprovarci."

     

    Le esplorazioni continuano, e il prossimo step proverà a dare una risposta concreta alla domanda che ci siamo posti all'inizio di questa rubrica.

    A presto!

     

    2. 09 giugno 2022 - I test dei nostri IT Manager e People&Culture Manager

    E' martedì sera e Daniele Donnini è seduto sul divano di casa con in mano due oggetti: gli Oculus e i suoi occhiali da vista. I due "visori" sembrano incompatibili tra loro. Una breve ricerca online e Daniele appura che per miopi e astigmatici sono consigliate lenti aggiuntive. Prova per ora a non soffermarsi su questo inconveniente in realtà non da poco, e si immerge nel metaverso. 

    Il setup è già stato fatto su questo visore quindi un paio di clic ed è dentro. L'unica cosa da fare è tracciare "l'area di gioco", i confini della stanza in cui ti trovi, un'attività semplice anche per i non esperti.

    Si parte. Prima tappa, in volo su Petra: wow. Seconda tappa, montagne russe: wow. Terza tappa, una sala riunioni per un meeting virtuale: insomma. 

    daniele donnini"Dal punto di vista del dispositivo in sé, mi ha impressionato come mi impressionò la prima Wii, del tutto diverso rispetto al resto delle console. Qui poi c'è una forma di intrattenimento e coinvolgimento sbalorditiva, volare sopra alla città di Petra è un'esperienza prodigiosa. Dal punto di vista del gaming è altrettanto coinvolgente: essere catapultato rapidamente giù da un dirupo toglie il fiato. Pensando però a colloqui di lavoro o altre situazioni aziendali a mio parere siamo molto distanti dall'avere in mano qualcosa che porti reale valore: il volto, seppur dietro ad una webcam, è fortemente più significativo rispetto a un avatar."

    La perdita del volto è il maggior scoglio secondo l'opinione di Daniele, in aggiunta al problema degli occhiali che abbiamo accennato. Altri due ostacoli emergono:

    "Il costo degli Oculus è ancora importante: per eventi aziendali l'unica soluzione direi che sia il noleggio di questi dispositivi, servizio che ancora non è diffuso.
    Bisogna considerare poi che, soprattutto a chi non è abituato al gaming, può dare nausea o vertigini."

    Un ko quindi secondo Daniele, che annota però un altro ambito, oltre al gaming, che sembra interessante per il metaverso: 

    "Insieme al gaming penso che il metaverso troverà un match perfetto con la progettazione di immobili e ambienti: per architetti e progettisti potrebbe essere un nuovo magnifico orizzonte. Immagina di poter entrare nel tuo futuro spazio abitativo prima ancora che esso esista."

    Da Reggio Emilia ci spostiamo nei nostri uffici di Milano per osservare le sperimentazioni di Silvia Orlandini, People&Culture Manager.

    silvia orlandini-1"Dopo queste prime prove, innegabilmente divertenti, la mia opinione è che il metaverso per l'HR sia interessante per la formazione esperienziale a distanza. Oggi il grosso nodo della formazione a distanza è l'engagement: non ti sembra mai di essere realmente coinvolto, nonostante l'utilizzo di strumenti digitali. Il metaverso invece è molto potente per l'interazione. Ho avuto la sensazione di entrare in un videogioco e l'impatto è stato molto forte, di quelli che difficilmente ti lasciano indifferente. Si tratta di un mondo che abbiamo già visto nei film e viverlo direttamente è esaltante, sono rimasta sorpresa e divertita e vorrei che i miei collaboratori vivessero la stessa esperienza."

    Anche per Silvia quindi nessuna possibilità a breve termine sul fronte colloqui e riunioni di business, ma si potrebbe dare la svolta alle situazioni che necessitano di engagement.

    Bisogna considerare che i costi per mettere in piedi un sistema di formazione esperienziale nel metaverso non sarebbero cosa da poco, e per ora si pone anche la questione delle risorse da coinvolgere: sicuramente fioriranno in fretta, ma oggi i developer e gli esperti di metaverso sono merce rara.

    Per concludere, come ha raccontato Daniele Donnini, anche per Silvia non è stato semplicissimo il ritorno alla realtà: 

    "Quando mi sono tolta l'Oculus tornare alla realtà è stato un piccolo shock e questo mi ha lasciato dei dubbi riguardo la sua usabilità: quanto può essere agile entrare e uscire dal metaverso?"

    Nelle prossime settimane si uniranno al team di sperimentazione i reparti Sales e Marketing.

     

    1. 27 maggio 2022 -Comincia il viaggio.

    Secondo Mark Zuckerberg ci vorranno soltanto 5 anni perché il metaverso sia usato da milioni di persone, quindi è decisamente il caso di iniziare a conoscerlo.

    Qui in Reverse abbiamo cominciato delle sperimentazioni pratiche per giungere quanto prima ad una risposta, valida almeno per chi si occupa di Risorse Umane.

    Ci siamo posti un obiettivo concreto e definito: capire se portare le nostre riunioni plenarie nel metaverso le renderebbe più efficaci.

    In questa rubrica ti portiamo con noi negli esperimenti che stiamo conducendo per capire se questi momenti aziendali - delle riunioni mensili che riuniscono i 100 Reverser di tre Paesi- potrebbero diventare più coinvolgenti se trasferite nel metaverso. Condivideremo con te i test che svolgeremo e i dubbi che affronteremo, sia pratici che etici.

    Cominciamo con la prima domanda che è sorta a tutti noi: “Come si entra nel metaverso?”.

     

    1. Come si entra nel metaverso?

    Innanzitutto abbiamo appurato che le porte del metaverso si schiudono semplicemente con una connessione ad internet e un account su una delle piattaforme del mondo virtuale. Infatti non esiste un unico metaverso, ma ci sono diversi mondi a cui si può accedere. Le realtà principali che abbiamo scoperto sono Decentraland, Sandbox, Stageverse, Windows Mixed Reality di Microsoft e, ovviamente, Oculus, la realtà creata da Mark Zuckerberg, e noi ci orientiamo su questa soluzione.

    Come pima cosa bisogna scegliere il visore: il nostro è Oculus Quest 2 (349,99 euro), che non necessita di altro hardware e può essere utilizzato anche senza un computer. Una cosa buffa è l’audio “posizionale“: il suono cambia in base ai movimenti della testa rilevati dai sensori di tracciamento. Ci sono poi i due joystick necessari per interagire con persone e soprattutto oggetti all’interno del metaverso. Proviamo ad entrare.

     

    2. L'esperienza dei CEO

    Il primo test lo fanno i nostri CEO Daniele Bacchi e Alessandro Raguseo (ubi maior…!):


    Ecco com’è stata l’esperienza di Alessandro: 

    "raguseo-1Il primo incontro con il metaverso è avvenuto leggendo vari articoli, giusto qualche approfondimento. Poi indubbiamente la scelta di Zuckerberg di cambiare il nome della società da Facebook a Meta mi ha fatto pensare che quantomeno le sue aspettative fossero alte. Che non fosse la solita buzzword di turno. Ma l’ho lasciato lì come un qualcosa di lontano.

    Poi, diverse settimane fa, Daniele, il mio socio, ha iniziato a suggerire che avremmo potuto fare qualche meeting nel metaverso. Ricordo perfettamente di avergli detto che era assurdo, che tanto li facevamo già in video-call e che il metaverso mi appariva troppo azzardato, troppo presto. Però certo - mi rendevo conto - il mio era un giudizio aprioristico, senza sperimentazione e quindi lontano dalla nostra cultura. Chiamiamola resistenza. Quest’ultima crollata quando Daniele ha comprato il suo oculus: il giorno successivo è arrivato il mio. Era sera, ho fatto il settaggio dello strumento e sono entrato. Dal mio fisico e concreto soggiorno bolognese ho fatto quindi il mio ingresso ufficiale nel metaverso. Sentendomi anche un po’ buffo agli occhi di mia moglie e mia figlia, con questo visore e i joystick alle mani: in lontananza mentre lasciavo questo mondo terreno sentivo le loro voci dire, in sostanza, “Ma che fai??”

    Daniele mi aveva addirittura dato un appuntamento quella sera nel metaverso. Ma dove? Che vuol dire? In che senso? pensavo. Comunque ero dentro: ho sperimentato qualche game, cadendo quasi per terra, e poi qualche video immersivo, indubbiamente impressionanti. Nel menù ho poi visto la voce “eventi” e sono entrato. C’era una specie di foyer virtuale, varie persone a chiacchierare. Cioè i loro avatar. Impressionante perché nell’avvicinarmi a loro cresceva il volume delle loro conversazioni, esattamente come nella vita reale. Qualcuno mi ha avvicinato per attaccare bottone ma fondamentalmente io, di fronte a questi approcci, scappavo. Sono entrato ad un evento, il concerto di Snoop Dogg. Ci saranno state una ventina di persone. Poi al secondo piano in un angolo vedo “danibac” (il nome sopra l’avatar è leggibile). Un tipo, cioè l’avatar di un tipo, con la cravatta: Daniele Bacchi. Ricordo di avergli chiesto “Ma scusa tu vieni al concerto di Snoop Dogg con la cravatta?”. Poi c’era confusione e si faceva fatica a parlare e allora siamo andati nel foyer a chiacchierare, con i nostri avatar. La mia impressione è che quella sera sono andato, quasi, al concerto di Snoop Dogg e là ci ho incontrato Daniele e abbiamo chiacchierato. Quasi.

    Non so ancora dire con certezza se mi sia piaciuto o meno ma certo è inquietante. Le mie riflessioni: è uno strumento potente, più realistico di quanto mi aspettassi e inevitabilmente destinato a migliorare. Quando giocavo ai primi giochi elettronici - il tennis con le barrette e una pallina (5 pixels bianchi) che andava di qua e di là - certo non potevo immaginare quello che oggi può offrire la Playstation 5. Se la curva del miglioramento del metaverso fosse anche solo simile a quella del gaming allora ci troveremmo di fronte ad infinite possibilità e applicazioni. Mi rimane un dubbio su come potremo gestire questa commistione tra mondo reale e virtuale che si verrà a creare. Mi domando, ad esempio, se avremo là una costituzione e delle leggi universali. Se commettessimo un reato là sconteremmo la pena di qua o di là? E viceversa. Potrebbe essere o diventare quello un mondo poco umano, fuori controllo. Forse disumano. E infine, mi viene da pensare, il metaverso l’aveva già inventato Dante nel suo Inferno abitato solo da anime, riflesso della miseria morale in cui versava ai suoi tempi l'umanità decaduta.  Ecco, trovo dei parallelismi."

    Un racconto lungo ma non è facile racchiudere in poche parole un'esperienza così diversa. 

    Daniele Bacchi ha narrato la sua opinione in questo articolo uscito su Forbes  e in questo post.

     

    3. Come dobbiamo preparare la nostra azienda? 

    Sull'onda dell'entusiasmo per le novità che ci caratterizza, cominciamo a domandarci come introdurre tutto ciò in azienda, considerando aspetti tecnici ma anche psicologici.

    Ci lasciamo andare a una riflessione preliminare: le aziende non dovranno farsi trovare impreparate come è già avvenuto per la transizione al digitale. Policy anacronistiche e tecnologia obsoleta non sono più accettabili.

    1653556067191E questo vale anche per i più scettici: nessuno di noi ha la certezza di come sarà il futuro del mondo del business, ma l’importante è conoscere e comprendere cosa avviene intorno a noi, anche quando si tratta di novità molto lontane dai nostri interessi personali. Solo in questo modo possiamo compiere scelte coscienti e guidare le nostre persone.” commenta Daniele Bacchi.

    Qui in Reverse siamo abituati a imparare dalle generazioni più giovani e studiare le loro abitudini, perché saranno loro i lavoratori di domani. Quindi questo tempo investito in sperimentazioni non ci sembra mai tempo sprecato.

    Ma dobbiamo anche garantire alle nostre persone di proporre loro soluzioni di cui abbiamo già un ragionevole livello di sicurezza. E per ora il metaverso è ancora un punto di domanda. Cerchiamo quindi cosa è già stato fatto nel mondo delle Risorse Umane per capire e prendere ispirazione.

     

    4. I primi esperimenti nel settore delle Risorse Umane

    Troviamo diverse aziende che stanno già implementando intriganti soluzioni. Ad esempio NextMeet è una startup indiana che ha costruito un realtà virtuale basata sugli avatar e che promette di migliorare la collaborazione tra colleghi e la formazione. PixelMax offre di accompagnare le imprese nella creazione di luoghi ed eventi virtuali e promette tra le altre cose un’esperienza 3D che alimenti la coesione del team attraverso il gioco e una wellness area con anche la possibilità di ordinare cibo. Uno spazio virtuale dove le persone hanno piacere a passare il proprio tempo. Gather dice che il suo Metaverso viene utilizzato da più di 10.000 team nel mondo ed espone marchi significativi nel mondo dell’innovazione quali Y Combinator.

    Troviamo molti casi anche nel campo formativo: Medivis, una realtà che offre tecnologia per sale operatorie, utilizza una tecnologia Microsoft’s HoloLens per allenare studenti di medicina tramite interazione 3D con modelli virtuali; la Michigan State University è entusiasta di svolgere i corsi attraverso questa realtà virtuale. Online troviamo molte altre testimonianze.

     

    5. Casi all’esterno del mondo delle Risorse Umane

    Un altro dubbio sorge al team di sperimentazione: i nostri colleghi sarebbero pronti a tutto ciò? Nella loro vita quotidiana extra-lavorativa sono affascinati dal metaverso? Cerchiamo quindi dei casi di successo al di fuori del mondo del lavoro e troviamo moltissimi esempi che ci chiariscono quanto ormai sia tutto  realtà, che ci piaccia o meno. Eccone due in ambito sportivo:

    • l’NBA grazie alle possibilità del metaverso consente di acquistare un biglietto e assistere virtualmente ad un match. Come funziona? Indossando il visore è possibile collegarsi direttamente alla Horizon Venues e assistere ad un evento che fisicamente non tutti potrebbero permettersi, avendo un costo di circa 10.000 dollari;
    • l’ultima edizione degli Australian Open è sbarcata sul portale Decentraland  che ha permesso di organizzare diversi eventi dedicati nel mondo del metaverso.

    Come sempre sono le grandi realtà che aprono la pista ma non possiamo sederci sulla solita scusa "noi non siamo Google, quelle cose non fanno per noi". Con la velocità con cui va il mondo oggi, quello che per l'NBA è già realtà, per noi lo sarà domani.

    Continuiamo quindi a testare. Nei prossimi giorni coinvolgeremo altri Reverser nelle sperimentazioni e proveremo a capire se l’interazione nel metaverso è più o meno efficace rispetto a quella che si può avere con una normale video call.

     

    Memento audere semper.

     


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    Reverse è una realtà in continua evoluzione: come un gruppo di scienziati e ricercatori che giorno dopo giorno creano qualcosa di nuovo per migliorare e semplificare il mondo dell’Head Hunting e l’attività di chi si occupa di HR.
    Alessandro Raguseo, CEO