Nell’immaginario collettivo, diventare nomadi digitali significa avere un lavoro da sogno. Viaggiare il mondo con l'essenziale, armati solo di un computer portatile e lavorare dalle spiagge o dai coffee shop, sorseggiando cocktail o caffè. Spostarsi da una destinazione all'altra, spuntando sempre nuovi paesi dalla propria lista di “posti da vedere prima di morire”. In breve: lavorare e vivere ovunque si voglia e per tutto il tempo necessario. Cosa cambia per le aziende con il diffondersi di questa tendenza?
Questo stile di vita, o almeno una sua versione un po’ meno utopistica, oggi sembra essere fattibile per molti, grazie ad alcuni trend che stanno cambiando il nostro modo di concepire l’equilibrio tra carriera e vita privata, tra cui:
Approfondiamo il tema per capire se si tratta solo di favola o se sta diventando realtà, e quali benefici possa portare alle aziende.
Secondo alcuni studi, i nomadi digitali potrebbero essere almeno un miliardo entro il 2035, includendo sia freelance che dipendenti. Il fenomeno è reale e connesso a un modello di flessibilità che sta via via affiancando la tradizionale schematizzazione del lavoro in termini di ambienti (gli uffici) e abitudini (la presenza alla scrivania).
Da un'indagine condotta da FlexJobs alla fine del 2018 su 500 nomadi digitali, emergono le ragioni principali per cui le persone vogliono intraprendere questo tipo di vita:
Da questo studio emergono anche i principali vantaggi della vita da nomade digitale, che evidenziano quanto il mondo lavorativo e la una nuova generazione di lavoratori siano radicalmente diversi da quelli “tradizionali”:
Ecco però anche le problematiche che i diretti interessati si trovano ogni giorno ad affrontare per praticare la propria professione:
Abbiamo capito quindi come la giornata lavorativa di otto ore, con tanto di cartellino da timbrare, sia diventata per molti una sorta di “reliquia”, se non proprio una vera costrizione. I tempi sono cambiati e per molti lavoratori l’ottimizzazione della produzione non risiede più nell’equilibrio tra lavoro e riposo: con la sempre crescente percentuale del “lavoro intellettuale” o da scrivania rispetto al lavoro manuale, gli orari rigidi stanno perdendo il loro senso: molti preferiscono lavorare negli orari serali o nel weekend o la mattina presto, e se in questi momenti sono più produttivi l'azienda non ha effettivamente nessun vantaggio nell’obbligarli a lavorare tra le 9 e le 18.
Tantissime ricerche sul lavoro e sulla produttività mostrano che sfruttare gli orari in cui si è più creativi, organizzare il proprio spazio lavorativo rendendolo accogliente e, in generale, lavorare quando e dove si è più ispirati non solo aiuta a ottenere risultati qualitativamente migliori da un punto di vista professionale, ma rende più felici.
Per freelance e liberi professionisti tutto gioca intorno all’individualità e quindi il singolo può trovare la propria organizzazione perfetta in base alle sue attività e ai suoi clienti.
La sfida per le aziende che vogliano aprirsi a questa tipologia di lavoratori e sfruttarne il potenziale sta nel trovare il giusto equilibrio: se ogni componente di un team lavora ad un orario diverso difficilmente la collaborazione sarà fruttuosa; se l’azienda ha un’urgenza e nessuna delle persone utili è disponibile in quel momento e in quel luogo chiaramente ci saranno disfunzioni.
Se continuerà a diffondersi questa tendenza non sarà semplice per gli HR Manager organizzarsi per identificare i ruoli adatti, la gestione dei processi e la normativa necessaria per integrare i nomadi digitali.
D’altro canto sarebbe miope da parte delle aziende non tenere in considerazione questa tendenza che potrebbe risolvere almeno in parte alcune questioni, quali la difficoltà di alcune imprese nel fare talent acquisition (per esempio a causa di una posizione infelice della sede), oppure la difficoltà nel trovare nella propria zona specifiche professionalità che invece sono più comuni in altri paesi (questione frequente soprattutto in ambito tecnologico).
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Certamente non tutti siamo adatti a vivere secondo gli schemi di un nomade digitale. Sarebbe sbagliato e anche piuttosto banale pensare che questo tipo di vita sia semplice o non segnata da una vasta gamma di problemi che nel lavoro tradizionale apparentemente non esistono.
Eccone alcuni:
Insomma, non una vita per tutti, e questo deve essere chiaro all’azienda che voglia iniziare a collaborare con i nomadi digitali o che si trovi a gestire un collaboratore che vuole intraprendere questa esperienza.
Il nomadismo digitale è un'opportunità per certi versi entusiasmante sia per i lavoratori che per le aziende, che oggi sembra possibile grazie alla tecnologia. Se questa comunità di professionisti - manager inclusi - che svolge la propria attività grazie a un computer connesso in rete continuerà a crescere, si ridefiniranno completamente i paradigmi del mondo del lavoro e, come ogni cambiamento, porterà con sé non pochi momenti di difficoltà. Il futuro più prossimo ci dirà se la tendenza è destinata a rientrare o a esplodere.
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