C’è chi ha sentito parlare di ChatGPT e chi mente.
Ormai il chatbot ideato da OpenAI è sulla bocca di tutti, anche se i pareri sulla sua fruibilità sono contrastanti.
A novembre 2022 ChatGPT è stata lanciata sul mercato e da quel momento cerca di dare risposta alle domande dei suoi utenti. Il tutto senza aver paura di ammettere i propri errori.
OpenAI ha ideato un chatbot in grado di interagire con l’umano creando un vero e proprio tavolo di confronto.
Dialogo, interazione, relazione, … sono tutte parole proprie del mondo HR, ecco che quindi ChatGPT potrebbe forse diventare un abile aiutante?
Noi di Reverse abbiamo cercato di scoprirlo. Le potenzialità di questo tool sembrano infinite e sperimentarle è per noi fondamentale.
Dopo aver messo piede nel Metaverso e aver analizzato pro e contro dell’intelligenza artificiale, abbiamo deciso di esplorare anche ChatGPT.
La scelta di esaminare questo tool nasce dalla nostra visione della tecnologia: non un limite per l’Head Hunter ma un valido compagno. Come sottolinea il nostro CEO Daniele Bacchi, la tecnologia “non sostituisce l’uomo, ma lo rende un supereroe; lo libera dalle azioni ripetitive perché possa dedicare più tempo a ciò che dà valore: la relazione umana”.
Spinti quindi dalla voglia di scoprire in che modo questa nuova tecnologia potrebbe venirci in aiuto, ci siamo posti alcune domande prima di iniziare la nostra esplorazione:
Una volta chiari gli obiettivi della nostra sperimentazione abbiamo iniziato a studiare e interrogare il chatbot alla ricerca delle risposte alle nostre domande.
Ecco quello che abbiamo scoperto.
Portare a bordo figure strategiche come gli IT manager è un'impresa sempre più ardua.
Ecco alcuni consigli pratici per te:
Abbiamo iniziato il nostro viaggio con l’ipotesi che ChatGPT avrebbe potuto affiancare l’Head Hunter nelle task più routinarie ed essere quindi un valido supporto.
La richiesta della stesura di CV in forma meno schematica e la ricerca di suggerimenti di scrittura per attrarre i candidati passivi sono stati il punto di partenza della nostra conversazione con il chatbot.
Poi abbiamo alzato la posta in gioco e abbiamo provato a chiedere a ChatGPT un aiuto concreto nel colloquio tecnico con il candidato per comprendere e approfondire le tecnicalità dei ruoli ricercati.
Il chatbot avrà superato le aspettative?
Lasciamo la parola al nostro CEO Daniele Bacchi per scoprirlo:
ChatGPT è in grado infatti di fornire chiarimenti e spunti di approfondimento per capire meglio anche le competenze tecniche che la figura cercata deve possedere.
Al momento non può ancora sostituire un colloquio tecnico umano, ma non sembra essere così lontano il momento in cui avrà la possibilità di simulare un colloquio tecnico. E ripeto tecnico.”
Non si parla quindi di sostituzione, ma di aiuto concreto.
L’interazione che si crea tra l’azienda e il candidato durante il colloquio conoscitivo è un passaggio fondamentale dell’iter di selezione, che non potrà sicuramente essere sostituito da una macchina. Situazione diversa invece per il colloquio tecnico: ChatGPT potrebbe diventare un valido aiutante nella valutazione delle hard skills della persona.
Il nostro viaggio alla scoperta di ChatGPT non può però concludersi così.
Le prossime sfide che ci siamo posti sono ancora più complesse e richiedono un investimento sempre maggiore.
Ma cerchiamo di spiegarci meglio.
La digitalizzazione è uno dei pilastri di Reverse, i nostri processi sono già interamente digitali. Questo ci ha permesso, negli anni, di raccogliere osservazioni dei nostri candidati e richieste delle nostre aziende.
Grazie al database che abbiamo creato, vorremmo riuscire ad accedere alla memoria storica dell’azienda in maniera semplice e intuitiva tramite ChatGPT. Sicuramente un obiettivo importante, ma in linea con la nostra voglia di innovazione.
Poter quindi collegare la nostra banca dati con il chatbot darebbe sicuramente un grande valore aggiunto ai nostri clienti.
Immaginiamoci di poter trovare rapidamente le informazioni di cui abbiamo bisogno ponendo una semplice domanda al chatbot. Oppure poter gestire le comunicazioni e le valutazioni dei candidati con una semplice conversazione, come quella che avremmo con un nostro collega. Un metodo semplice e veloce che permetterebbe all’Head Hunter di trovare rapidamente una risposta valida ai suoi quesiti.
C’è però un grande ma: la protezione dei dati.
La sfida che ci siamo posti non è semplice, anzi, poiché pone un grande problema: la privacy.
Sperimentare ChatGPT utilizzando la nostra memoria storica sarebbe sicuramente interessante, ma non possiamo non scontrarci con il problema della protezione dei dati.
Per permettere infatti al chatbot di rispondere ai nostri quesiti dovremmo necessariamente trasmettere il nostro database aziendale. E se poi diventasse accessibile a tutti? Ecco scoperta la difficoltà di sperimentazione.
Immaginare di poter instaurare una conversazione con ChatGPT che dà risposte che si basano su dati interni è straordinario, ma forse è ancora un po’ presto.
Noi però teniamo comunque l’idea in cantiere e, se si presenteranno delle soluzioni, vi aggiorneremo sugli sviluppi.
In Reverse siamo consapevoli che la formula magica per conoscere il futuro del mondo del business non ce l’ha nessuno, ma siamo certi che chi esplora le novità sa prendere decisioni coscienti e guidare le proprie persone.
ChatGPT è forse la seconda grande innovazione nel mondo HR dopo LinkedIn, ecco che quindi sperimentarla ci è parso fondamentale per non farci trovare impreparati.
Risultato? Il modo in cui il chatbot interloquisce tramite il linguaggio umano ci fa comprendere le grandi potenzialità di questo strumento, ma ancora molti fattori devono essere tenuti in considerazione. Primi fra tutti cybersecurity e protezione dei dati.
Ti abbiamo incuriosito? Daniele Bacchi ha parlato di ChatGPT in questo articolo su Econopoly, il blog del Sole 24 Ore.
Portare a bordo figure strategiche come gli IT manager è un'impresa sempre più ardua.
Ecco alcuni consigli pratici per te: