Le figure più richieste nel settore della Consultancy

    Con un background ingegneristico gestionale, Filippo M. ha iniziato il suo percorso professionale all’interno di grandi società di consulenza occupandosi in particolare di progetti di implementazione per l’integrazione nel settore spazio-difesa così come di analisi e review dei processi sempre nella stessa industry. 

    Attualmente segue vari progetti nell’ambito del retail su software di system integration selection con business case a corredo.

    Abbiamo fatto con lui una chiacchierata per capire, dal punto di vista di un giovane professionista e quindi candidato nell’ambito della Consultancy, quale sia lo stato dell’arte del settore soprattutto per quel che concerne il mondo del lavoro.

    Filippo, quali sono attualmente le figure più richieste nel settore della Consultancy e quali sono i percorsi tipici di un candidato in questo ambito?

    Negli ultimi anni c’è stata sicuramente una forte spinta digital quindi stanno guadagnando importanza ruoli tradizionalmente strategici ai quali però ora si sta aggiungendo la componente digitale. Ad esempio: Strategy Manager, Delivery Manager, Project and Portfolio Manager.

    La consulenza strategica, non riguarda più solo la revisione di processi, modelli operativi e definizione di grandi piani industriali, ma è chiave avere uno sguardo focalizzato su tutto ciò che è tech e digital, che interessa trasversalmente l’azienda e che abilità opportunità strategiche di crescita. 

    Di conseguenza le figure più richieste sono candidati che riescono a muoversi in questo ambito, avendo forti competenze digitali. 

    Il percorso tipico di un candidato junior prevede di entrare in azienda con uno stage come consulente junior, diventare senior consultant e proseguire poi nel percorso di crescita previsto dalla propria organizzazione. Nel mio caso, per esempio, si prosegue diventando manager o lead, poi principle e così via.

     

    Qual è invece il percorso accademico “migliore” per entrare nel tuo settore?

    La maggior parte dei candidati provengono da corsi di laurea in ingegneria, ma non mancano ovviamente anche laureati in economia. In generale, però, al momento, al netto del proprio percorso accademico, è assolutamente necessario saper dimostrare di avere la capacità di gestire aspetti digital così come un approccio al problem solving particolarmente smart. In alcune società di consulenza, inoltre, rimane tuttora estremamente rilevante un’esperienza all’estero.

     

    Parlando di necessità di un buon approccio al problem solving, quali sono le criticità che incontra chi entra in questo settore?

    La capacità di gestione dello stress è indispensabile: bisogna infatti essere in grado di affrontare ogni situazione, trasformando questo stress in energia positiva per evitare che diventi troppo pressante. 

    È poi necessario avere un approccio critico al lavoro: chi semplicemente si limita a eseguire resiste per poco e non cresce. Acquista forza invece chi sa fare le domande giuste e dà valore al lavoro facendo le giuste scelte strategiche. 

    La mentalità di un candidato racchiude un po’ tutto il necessario per essere idonei al ruolo, le competenze si possono poi affinare con buona volontà ed entusiasmo.

     

    Quanto è importante nel tuo contesto essere portati a un lavoro di team?

    I nostri di team di lavoro sono piccoli, non allargati. È comunque fondamentale la componente umana che, secondo la mia esperienza, è sempre rilevante indipendentemente dalla seniority delle persone che lavorano nel gruppo. 

     

    In consulenza è abbastanza risaputo che si lavori “tanto”, spesso fino a tardi: come è possibile trovare un equilibrio e conciliare vita privata e lavoro?

    Per la realizzazione dei progetti abbiamo molti strumenti che ci aiutano a gestire al meglio il tempo, permettendo di rispettare le esigenze personali di ciascuno di noi.

     

    Ultima domanda: quali pensi siano le caratteristiche del manager perfetto nel tuo settore e quali invece quelle del talento che fa la differenza?

    Il manager perfetto è sicuramente empatico, estremamente organizzato nonostante si vada sempre a mille all’ora, critico in maniera positiva e in grado di saper fare network

    Il talento che fa la differenza è invece chi sa fare il proprio lavoro molto velocemente, ma con un approccio sempre critico e con un retro-pensiero in grado di andare “oltre” quello del proprio cliente.

     


    In un settore che cambia velocemente anche i parametri per il recruiting e l'Head Hunting stanno vivendo la rivoluzione.

    Porta innovazione nelle tue strategie:

    New call-to-action


     

    Reverse è una realtà in continua evoluzione: come un gruppo di scienziati e ricercatori che giorno dopo giorno creano qualcosa di nuovo per migliorare e semplificare il mondo dell’Head Hunting e l’attività di chi si occupa di HR.
    Alessandro Raguseo, CEO