Chi è davvero l'Head Hunter oggi? Quali sono i benefici che può portare ad aziende e candidati? E come diventare un buon Head Hunter?
Possiamo definire l'Head Hunter un trend setter del mondo del lavoro. Una figura all'avanguardia che ama l’innovazione e non teme il cambiamento, ma anzi lo cavalca e lo porta nelle aziende con cui collabora.
Niente male, a quanto pare. Cominciamo quindi questo viaggio alla scoperta della vita professionale di un Head Hunter.
- Introduzione alla carriera: chi è veramente l'Head Hunter
- Caratteristiche della figura dell'Head Hunter
- Formazione e studi dell'Head Hunter
- Quanto guadagna l'Head Hunter
1.Introduzione alla carriera: chi è veramente l'Head Hunter
Come diventare Head Hunter è un dubbio che sempre più giovani si pongono: infatti questa professione sta diventando ogni giorno più attraente, complici il mondo del lavoro che cambia e le nuove tecnologie che "svecchiano" molti ruoli percepiti come polverosi.
Rimangono però ancora molti dubbi su cosa faccia realmente un Head Hunter e, soprattutto, su quale sia la strada per diventare Head Hunter.
Iniziamo con un chiarimento importante: Head Hunter e Recruiter sono figure simili ma non uguali. Anzi, sempre più sfaccettature li differenziano: ne abbiamo parlato approfonditamente in questo articolo.
Detto ciò passiamo a chiarire chi sono gli interlocutori con cui un Head Hunter si interfaccia quotidianamente:
- i colleghi, altri Head Hunter con seniority maggiore o inferiore, con cui è strategico collaborare;
- i clienti, ovvero gli HR Manager delle aziende che per vari motivi decidono di affidare ad una società esterna la ricerca e selezione di alcuni candidati;
- i candidati, le persone nella cui vita l'Head Hunter ha un ruolo non da poco, considerando che il cambio lavorativo è uno dei momenti di maggiore stress nel percorso personale di ognuno di noi.
A molti sarà capitato di sentir parlare poco bene di Head Hunter e Recruiter, magari tramite esperienze non buone di amici e conoscenti. Questo è dovuto al fatto che in passato ci sono state molte incomprensioni all'interno del mondo del lavoro e molte persone hanno pensato di potersi improvvisare cacciatori di teste, senza esperienza né predisposizione. Questo ha chiaramente portato allo scontento di entrambe le parti coinvolte, aziende e candidati.
Oggi lo scenario in cui ci muoviamo è completamente diverso: per diventare Head Hunter serve una preparazione specifica che porta sia il professionista sia i suoi interlocutori ad approcciare il lavoro in modo preparato e competente.
Fare l'Head Hunter oggi significa saper valutare il mercato del lavoro, l’industry del cliente con cui si collabora volta per volta, le competenze e caratteristiche di ogni candidato. La direzione verso cui si punta è un Headhunting sempre più scientifico e specializzato.
Sono soprattutto due gli aspetti che un buon Head Hunter deve padroneggiare: quello relazionale e quello scientifico:
- aspetto relazionale: instaurare una relazione solida con candidati e aziende è necessario per trovare il giusto match tra risorse e imprese e fare quindi la differenza non solo per il business ma anche e soprattutto per la qualità di vita delle persone. Le persone sono sempre al centro nel mondo delle Risorse Umane.
- aspetto scientifico: il dato è quello che supporta ogni evidenza nata dalle relazioni umane. E’ fondamentale per potersi muovere con sicurezza in un mare magnum di possibilità riuscendo a individuare la giusta persona per la giusta impresa e viceversa.
Concludiamo questa introduzione e passiamo a capire quali caratteristiche fanno la differenza non solo nel diventare Head Hunter ma anche nel padroneggiare questa professione con successo.
2. Caratteristiche della figura dell'Head Hunter
Gli aspetti a cui forse non si pensa quando ci si immagina la vita professionale di un Head Hunter, e che invece rivestono sempre più importanza nel suo ruolo, sono tre:
- La digitalizzazione.
- La conoscenza del mercato del lavoro internazionale.
- I temi legati al mondo della D&I, Diversità e Inclusione.
Vediamoli nel dettaglio.
- La digitalizzazione. Il rapporto tra componente umana e tecnologia nel mondo delle Risorse Umane è tema ampiamente dibattuto.
La posizione che sposiamo qui in Reverse è quella che vede la tecnologia come un valido aiutante che libera l'Head Hunter dai lavori più ripetitivi per lasciare spazio a ciò che fa davvero la differenza: la relazione. Relazione con tutti gli interlocutori che abbiamo citato -clienti, candidati e colleghi- perché è da queste connessioni che il bravo Head Hunter trae insegnamenti quotidiani e compone così la sua professionalità. E' strategico quindi utilizzare la tecnologia per sveltire i processi e poter dedicare più tempo all'area dove l'uomo dà reale valore aggiunto. Un altro aspetto che rende la tecnologia fondamentale nel lavoro di un Head Hunter, che quindi non può assolutamente odiarla o rifiutarla, è la sempre maggiore necessità che il mercato del lavoro ha di dati e informazioni, come accennato sopra. Questi dati vanno necessariamente raccolti e gestiti in maniera digitale, non è più pensabile farlo a mano, e si rendono quindi indispensabili tool e software specifici, che l'Head Hunter deve padroneggiare al meglio se vuole fare la differenza nel business fornendo ai suoi clienti e ai suoi candidati informazioni precise e dettagliate.
Quindi possiamo pensare all'Head Hunter come ad una professione in evoluzione grazie alla digital adoption, come abbiamo approfondito qui. - La conoscenza del mercato del lavoro internazionale. La pandemia ha sbloccato diverse dinamiche lavorative tra cui la possibilità di lavorare da remoto per un'azienda che ha sede in un Paese diverso dal proprio e ha quindi una legislazione del lavoro e delle consuetudini differenti.
In questo scenario, un Head Hunter che padroneggia le dinamiche del lavoro in diversi Paesi, avendo una visione perlomeno europea, ha sicuramente una freccia in più al suo arco. Ed è uno degli aspetti che rende più interessante, innovativo e strategico questo mestiere. Ce ne parla Gioia Busi, senior Head Hunter e Delivery Manager del team internazionale che qui in Reverse gestisce mandati in molte country:
"Una domanda che i colleghi junior pongono frequentemente è “Com’è lavorare con culture differenti dalla tua?”. Cerco sempre di trasmettere il messaggio che le differenze multiculturali esistono e devono essere tenute in considerazione e rispettate, ma bisogna considerarle come degli input, non come degli ostacoli; l’obiettivo è di apprendere come si lavora, capire i meccanismi aziendali ed essere capaci di applicarli in qualsiasi contesto, che sia italiano o straniero. Un'altra preoccupazione è spesso la conoscenza delle lingue. Essere madrelingua tedesca nel mio caso è un vantaggio, certo, dato che gestiamo molti mandati in Germania, ma non è tutto, non ti garantisce di essere un buon Head Hunter: padroneggiare la lingua non è il fine, ma un tool per facilitare la comunicazione e fare bene il proprio lavoro."
- I temi legati al mondo della D&I, Diversità e Inclusione. Questi aspetti sono sempre più presenti nella vita di ognuno di noi e ancor più in quella lavorativa, e questo trend sembra destinato a crescere. Un aspetto che spesso viene sottovalutato nel ruolo strategico di un Head Hunter è la mediazione culturale che può svolgere non solo tra diversi Paesi, come detto sopra, ma anche tra diverse generazioni e culture, anche all'interno della stessa nazione e spesso della stessa città. Al giorno d'oggi infatti viviamo una fase di transizione e il passaggio dal vecchio al nuovo mondo non è sempre fluido. Diventare l'Head hunter di fiducia di un HR Manager significa anche traghettarlo nel nuovo mondo del lavoro, come una guida salda e accorta. Abbiamo parlato a lungo di questo interessante tema in questo articolo.
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3. Formazione e studi dell'Head Hunter
Passiamo ora a vedere la formazione e gli studi necessari per diventare Head Hunter. Non esiste un percorso specifico ma gli studi economico-giuridici o in lingue sono un ottimo punto di partenza. Senza escludere però chi proviene da altre strade, infatti ciò che fa la reale differenza è la predisposizione.
Lasciamo la parola a Elettra Paladini, Industry Leader qui in Reverse:
“La perplessità più comune di chi si affaccia a questa professione riguarda la formazione accademica. “Io non ho studiato per fare l'Head Hunter, non so niente di questo mondo, non so come funziona il mercato del lavoro, non conosco le posizioni che andrò a cercare, come posso costruire una carriera in questo settore?”. Dubbi più che leciti a mio parere. I neolaureati si trovano davanti a questo dilemma: credono di non sapere nulla sul mondo del lavoro in generale e della carriera che essi stessi vogliono intraprendere, quindi come possono indirizzare altri nella giusta direzione? Si chiedono come sia possibile conciliare quello che si è studiato con quello che praticamente si andrà a fare. Bisogna portarli a ragionare sul fatto che le competenze e la sensibilità acquisite, studiando ad esempio Lettere, non vanno perse, ma possono essere “allenate” in una direzione utile per sviluppare delle soft skill essenziali per diventare un Head Hunter di successo."
Niente paura quindi se all'inizio non ci si sente preparati: ci sono tanti modi in cui è possibile entrare nel mondo delle Risorse Umane e l’indirizzo di studi non è un fattore vincolante per la scelta di questa carriera (come potrebbe essere Medicina per i futuri medici). Quello che conta è cominciare subito a fare esperienza così da affinare le soft skill e cominciare a costruire il proprio bagaglio.
Per chi non è certo della scelta o preferisce iniziare con qualche informazione in più, esistono molti master per Head Hunter, o meglio master in gestione e sviluppo delle Risorse Umane, con moduli dedicati alla ricerca e selezione. Si tratta di percorsi post lauream che preparano a diventare dei professionisti delle Risorse Umane, toccando tutti gli aspetti di questo mondo. In questi corsi si ha modo di ascoltare molte esperienze di chi già vive questo realtà, di toccare con mano le tecnologie e togliersi molti dubbi così da iniziare con passo sicuro la propria strada per diventare Head Hunter.
4. Quanto guadagna l'Head Hunter
Concludiamo questo viaggio parlando del compenso di un Head Hunter. Ogni società fa la sua offerta a livello di stipendio, ma ciò che accomuna gli Head Hunter di ogni azienda è l'avere uno stipendio fisso a cui si va ad aggiungere un variabile basato sui propri obiettivi. Sia che si svolga anche attività di vendita, sia che ci si occupi solo della fase di ricerca e selezione -come avviene qui in Reverse dove i ruoli sono separati-, in ogni caso si avrà un forte stimolo dalla componente variabile, che fa una decisa differenza nelle tasche di ogni Head Hunter. Infatti il variabile ha un peso quasi pari a quello della retribuzione fissa. Questo è un altro aspetto che rende questa professione stimolante e mai monotona: vedere un filo diretto tra il proprio impegno, i propri risultati e i propri guadagni è uno sprone che rende ogni mandato vibrante e di soddisfazione per chi ha lo spirito imprenditoriale necessario e si fa motivare dal raggiungimento degli obiettivi più che dalle ore lavorate.
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