Smart working: da diritto ad accordo individuale. Cosa cambia?

    Dal 1° aprile lo smart working è diventato un accordo individuale tra azienda e collaboratore. 

    Una modifica legislativa che porta a riflettere su diverse questioni: cosa cambierà per le imprese? E quali modalità di lavoro flessibile cercano oggi le persone? 

    Esploriamo le sfaccettature del tema, anche attraverso le parole di Daniele Bacchi, CEO di Reverse. 

    1. Innanzitutto: com'è cambiata la normativa? 
    2. Smart working oggi: leva competitiva per le aziende
    3. Smart working sì, ma serve anche il caffè in presenza
    4. Conclusioni 

     

    1. Innanzitutto: com'è cambiata la normativa?

    Addio allo smart working? Non proprio, o meglio, si torna a uno smart working regolato dalla normativa ordinaria

    Dopo il 31 marzo 2024 lo smart working è tornato infatti ad essere regolato per tutti dalla normativa prevista nella legge n. 81/2017, senza semplificazioni aggiuntive. 

    In parole brevi, molte delle agevolazioni che erano state previste ad esempio per i lavoratori fragili e per i genitori con figli under 14 sono ora venute meno: per definire come usufruire dello smart working, l’azienda firmerà un accordo individuale con ogni collaboratore. 

    Se vogliamo usare i termini legali, lo smart working non rientra più quindi nel concetto di “diritto” per il lavoratore, ma piuttosto in quello di “modalità di esecuzione della prestazione”.

    Ma facciamo un passo indietro. 

    La Legge di Bilancio 2023 aveva previsto delle disposizioni specifiche per i lavoratori fragili e i genitori di minori di 14 anni, permettendo loro di lavorare in smart working fino al 31 dicembre 2023, adibendo il lavoratore a diverse mansioni nella stessa categoria professionale senza ridurre la retribuzione. Queste disposizioni si applicavano anche ai lavoratori ai genitori lavoratori del settore privato con figli sotto i 14 anni, purché non ci fossero altri genitori nel nucleo familiare che ricevevano sostegni economici per sospensione o cessazione dell'attività lavorativa. 

    Oggi si torna invece alla normativa ordinaria: lo smart working diventa un accordo individuale, che richiede una firma da parte dell'imprenditore e di ogni dipendente coinvolto.

    Un cambiamento normativo che esce dalle carte per riflettersi nella vita delle persone e nell'organizzazione delle aziende, portando alla luce diverse sfaccettature del lavoro flessibile e del suo impatto sul tessuto lavorativo italiano

     

    2. Smart working oggi: leva competitiva per le aziende 

    In un articolo che abbiamo scritto poco tempo fa, annoveravamo lo smart working tra i due benefit più richiesti nel 2024: smart working e flessibilità oraria. 

    Già in quella sede era emerso da un’indagine condotta con i nostri Head Hunter quanto oggi offrire lo smart working sia una leva competitiva essenziale per le aziende, perché per un candidato determina la scelta o meno di inviare il suo curriculum vitae e, poi, di considerare positivamente la proposta di lavoro nelle fasi finali del processo di recruiting. 

    Quello che le persone oggi richiedono a gran voce è una forma di lavoro ibrido che consenta loro di gestire in modo flessibile sia orari che spazi. 

    E questo non solo per conciliare meglio la loro vita privata con quella lavorativa, ma anche per poter considerare offerte di lavoro provenienti da aziende che si trovano lontane geograficamente. 

    In questo contesto, la flessibilità è un asso che le aziende devono giocarsi se vogliono vincere la partita dell’assunzione. 

    E oggi, alla luce delle ultime disposizioni normative, la scelta di un accordo per offrire modalità di lavoro flessibile diventa uno strumento strategico ancora più importante in mano alle imprese. 

    Daniele Bacchi Lo smart working non è solo una modalità di lavoro flessibile, ma anche una leva strategica per le aziende, che possono utilizzarla per attrarre e trattenere talenti in un contesto di crescente difficoltà nel reperimento delle competenze necessarie.

    In questo senso, lo smart working diventa a tutti gli effetti dall’1 aprile un fattore competitivo, la cui adozione è guidata dalle esigenze e dalle strategie aziendali piuttosto che da un'imposizione legislativa.

    Daniele Bacchi, CEO di Reverse. 

     

    Grande opportunità quindi, a cui però va affiancata una considerazione critica sulle posizioni e le specifiche esigenze di tutti i lavoratori. 

    Non sempre infatti lo smart working è applicabile o rappresenta la soluzione migliore per aziende e professionisti provenienti da tutti i settori. 

    “È innegabile che lo smart working può introdurre una forma di disparità tra i professionisti, specialmente in un contesto imprenditoriale come quello italiano prevalentemente orientato al settore manifatturiero. La distinzione tra chi può lavorare da remoto e chi deve necessariamente essere presente fisicamente può generare tensioni e malcontento, non sempre basati su considerazioni logiche, ma anche su percezioni emozionali. 

    Lo smart working rappresenta dunque un'opportunità significativa per molte aziende, ma è essenziale affrontare le sue sfide con una visione equilibrata, considerando le diverse esigenze dei lavoratori, oltre alle specificità del contesto imprenditoriale italiano.”  Daniele Bacchi, CEO di Reverse. 

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    3. Smart working sì, ma serve anche il caffè in presenza

    Il cambiamento normativo mette in luce anche un altro punto d’interesse: riconsiderare l’esperienza in presenza è sempre più importante sia per le aziende che per le sue persone

    Quello che oggi cercano i collaboratori è infatti una forma di lavoro ibrido che concili sia la necessità di lavorare flessibilmente da casa, sia il bisogno sempre più forte di incontrare (nuovamente) i colleghi di persona. 

    Insomma: uno smart working che non li isoli. 

    “Certamente lo smart working offre flessibilità e può migliorare la qualità della vita dei lavoratori, è però fondamentale non sottovalutare l'importanza dell'interazione diretta e dell'esperienza in presenza, soprattutto per chi è all'inizio della propria carriera.

    L'apprendimento informale che si verifica vivendo quotidianamente l'ambiente lavorativo e interagendo faccia a faccia con i colleghi rappresenta un'opportunità di crescita insostituibile, che va oltre i contenuti di qualsiasi meeting programmato.

    Smart working sì, ma è bene non isolarsi e valutare attentamente l’impatto della formazione sul campo, e del reinserimento di figure genitoriali.”  Daniele Bacchi, CEO di Reverse 

    L’esigenza di tornare all’interazione diretta infatti è di tutti, ma ancora più evidente nelle nuove generazioni. 

    Un’affermazione che forse può sorprendere: “ma come, non sono proprio i giovani ad avere più a cuore la flessibilità?”. 

    Sì ma fino a un certo punto. Soprattutto le nuove leve, che stanno entrando oggi nel mondo del lavoro, hanno un forte bisogno di punti di riferimento. Essere accolti e formati in presenza dal proprio team leader e vivere il proprio team non solo attraverso uno schermo, è un’esigenza che sta tornando prepotentemente. Per le figure più junior rappresenta un’opportunità di crescita insostituibile, mentre per quelle più senior è un’occasione per mantenere saldi i contatti personali e, nel caso di figure genitoriali, è un’opportunità per reinserirsi adeguatamente in azienda. 

    Come sottolineato da Silvia Zanella nel suo intervento all’evento di Reverse "Prova a Prendermi" (lo trovi in questo articolo), viviamo in un periodo in cui non solo è necessario riconquistare gli spazi fisici, ma anche rafforzare il senso di squadra all’interno dell’organizzazione.

    Valutando con attenzione le modalità migliori per svolgere ciascuna attività, è indispensabile trovare oggi una sapiente miscela che sappia equilibrare lavoro da remoto e in presenza, garantendo sia la flessibilità sia il senso di appartenenza. 

    Soprattutto i nuovi professionisti, appartenenti alle generazioni più giovani, avranno bisogno di punti cardinali fissi, di vivere l’onboarding, la formazione e il lavoro in team in presenza. La mancanza di questo aspetto e una forma di lavoro svolto prettamente da remoto potrebbe spaesarli, facendoli sentire, appunto, isolati nelle loro case e dietro al loro pc. 

    Lo stesso discorso si può fare per qualunque figura venga inserita in un’impresa (anche quelle senior) e per il reinserimento delle figure genitoriali. 

    Avrà senso focalizzarsi in presenza sui momenti di avviamento di progetto, di kick off, di onboarding, di formazione e di team building.

    Il tutto, appunto, secondo un equilibrio che faccia sentire la persona libera, sì, ma anche parte integrante di una realtà che l’accoglie e che ne condivide gli obiettivi.  

     

    4. Conclusioni

    Il valore competitivo di un’azienda risiede nella sua capacità di capire le sue persone e di andare loro incontro. 

    Il cambiamento di normativa che prevede la stipulazione di accordi individuali ci sprona a porre l’attenzione proprio sulle singole persone e sulle loro esigenze, mettendo il focus su un tipo di smart working flessibile che è oggi più che mai leva competitiva e che misceli le esigenze di work-life balance con quelle di socialità.

    Quello su cui puntare è quindi una forma di collaborazione all’interno del proprio team e dell’azienda, un approccio che valuti attentamente il contesto e le esigenze individuali in ottica di cooperazione paritaria. 

    L’obiettivo è promuovere un ambiente di lavoro che contenga gli elementi chiave per governare un mondo in rapidissima evoluzione: fiducia, responsabilità individuale e autonomia.  

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    Reverse è una realtà in continua evoluzione: come un gruppo di scienziati e ricercatori che giorno dopo giorno creano qualcosa di nuovo per migliorare e semplificare il mondo dell’Head Hunting e l’attività di chi si occupa di HR.
    Alessandro Raguseo, CEO