Per fare l'HR basta essere empatici

    Ah, l'empatia! Quella dote quasi magica che permetterebbe di comprendere il prossimo con uno sguardo, di anticiparne i bisogni e - nel caso degli HR Manager - di selezionare il candidato perfetto con la sola forza dell'intuito. Un superpotere che, se fosse davvero così semplice da applicare, renderebbe superflue competenze tecniche, strumenti di valutazione e anni di esperienza. Ma sarà davvero così? Basta essere "bravi con le persone" per eccellere nella gestione delle risorse umane?

    La risposta è chiaramente un sonoro "no", ma con qualche interessante sfumatura che merita di essere esplorata. Gli aspetti che approfondiamo in questo articolo forse vengono inclusi nella parola “empatia” dai non addetti ai lavori, ed elencarli può quindi essere una valida risposta da dare a chi cerca di sminuire questa professione 😉

     

    Indice

     

    1. L'importanza dell'empatia (ma non solo)

    2. La leadership: l'arte di influenzare senza autorità diretta 

    3. La comunicazione e il problem-solving

    4. La resilienza emotiva: il lato nascosto del lavoro HR

    5. Conclusione: fare l'HR è un mestiere complesso e strategico

     

     

     

    1. L'importanza dell'empatia (ma non solo)

    "Mi hanno sempre detto che sono brava con le persone, quindi sto pensando di passare alle Risorse Umane". Quante volte abbiamo sentito questa frase? Il luogo comune che riduce il ruolo dell'HR Manager a una sorta di amico comprensivo con accesso privilegiato al budget aziendale è tanto diffuso quanto fuorviante.

    L'empatia può sicuramente essere una competenza utile per chi lavora nelle Risorse Umane. La capacità di "mettersi nei panni dell'altro" può rivelarsi determinante in numerosi contesti:

    • durante i colloqui di selezione, per cogliere le motivazioni profonde di un candidato.
    • Nella gestione dei conflitti tra dipendenti o tra team.
    • Nel processo di onboarding, per facilitare l'integrazione dei nuovi assunti.
    • Durante conversazioni difficili, come feedback negativi o discussioni su performance insufficienti.
    • Nella costruzione di relazioni autentiche con i dipendenti.

    Ma l'empatia è semmai il punto di partenza, non di arrivo, nel percorso di un HR Manager efficace. I professionisti più brillanti sanno che è solo una delle tante frecce al loro arco.

    L'empatia consente di leggere tra le righe, di cogliere segnali non verbali e di interpretare correttamente contesti complessi. È un radar sociale che, quando ben calibrato, può evitare errori di valutazione e migliorare significativamente la qualità delle interazioni. Ma da sola non basta per gestire le complessità di un ruolo sempre più strategico e sfaccettato. 


    2. La leadership: l'arte di influenzare senza autorità diretta

    Una delle sfide più complesse per un HR Manager è quella di operare come mediatore tra diverse funzioni aziendali, esercitando influenza senza necessariamente possedere autorità gerarchica diretta. Questa posizione richiede qualità di leadership specifiche:

    • abilità di negoziazione: trovare il delicato equilibrio tra gli interessi dell'azienda e quelli dei dipendenti, tra visioni contrastanti di diversi dipartimenti, richiede finezza diplomatica e fermezza quando necessario.

    • Capacità di influenzare i Manager di linea: convincere i responsabili operativi ad adottare determinate pratiche HR o a modificare il proprio approccio è un'arte che combina dati, persuasione e costruzione paziente di alleanze.

    • Visione strategica: comprendere a fondo il modello di business dell'azienda e le sue sfide competitive per allineare le iniziative HR agli obiettivi strategici dell'organizzazione.

    In Reverse, osserviamo che gli HR Manager più richiesti sul mercato sono proprio quelli capaci di navigare le complessità politiche dell'organizzazione senza perdere di vista l'obiettivo finale: creare valore attraverso le persone.

     

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    3. La comunicazione e il problem solving

    Se l'empatia è la capacità di comprendere (diciamo così per semplificare), la comunicazione efficace è l'abilità di farsi comprendere. Un HR Manager deve essere un comunicatore straordinario, capace di:

    • adattare il proprio registro in base all'interlocutore: dal gergo tecnico con il CEO alla comunicazione motivazionale con i dipendenti, fino al linguaggio legale con consulenti esterni.
    • Trasformare messaggi difficili in opportunità di crescita: comunicare un feedback negativo o una riorganizzazione in modo che venga percepito come costruttivo anziché minaccioso è un'arte raffinata.
    • Facilitare il dialogo tra parti con interessi divergenti, creando spazi sicuri per il confronto e la risoluzione dei conflitti.

    Altrettanto cruciale è la capacità di problem-solving creativo, particolarmente in situazioni inaspettate o ad alto impatto emotivo. Pensiamo a un licenziamento complicato, a un'accusa di comportamenti inappropriati o a una crisi improvvisa: sono momenti in cui l'HR Manager deve attingere a tutte le sue risorse intellettuali ed emotive.

    La comunicazione efficace non è solo questione di parole ben scelte, ma di architettura delle conversazioni: strutturare gli scambi in modo che producano risultati concreti anziché rafforzare posizioni contrapposte.

     

     

    4. La resilienza emotiva: il lato nascosto del lavoro HR

    C'è un aspetto del lavoro HR raramente discusso, ma fondamentale: il suo impatto emotivo su chi lo svolge. Comunicare licenziamenti, gestire conflitti interpersonali, ascoltare problemi personali che influenzano la performance lavorativa: sono tutti compiti che possono generare un significativo stress emotivo.

    La resilienza emotiva – la capacità di mantenere equilibrio ed efficacia anche in situazioni ad alta pressione – diventa quindi una competenza chiave per l'HR Manager. Si tratta di:

    • saper bilanciare empatia e distacco professionale, evitando sia il cinismo disumano sia il coinvolgimento eccessivo.
    • Sviluppare strategie di auto-cura per evitare burnout ed esaurimento emotivo.
    • Mantenere chiarezza decisionale anche quando le emozioni (proprie e altrui) sono intense

    In Reverse, quando selezioniamo HR Manager per posizioni particolarmente sfidanti, la resilienza emotiva è uno dei fattori che valutiamo con maggiore attenzione. Un professionista che sa gestire il proprio carico emotivo potrà sostenere gli altri in modo più efficace e duraturo.

     

     

    5. Conclusione: fare l'HR è un mestiere complesso e strategico

    Alla provocazione del titolo di questo articolo possiamo ora rispondere con decisione: assolutamente no. L'empatia è solo una delle molteplici competenze che rendono un HR Manager veramente efficace nel complesso panorama aziendale contemporaneo.

    L'HR Manager ideale non è né il freddo analista di dati che riduce le persone a numeri, né l'empatico counselor che antepone il benessere individuale a qualsiasi altra considerazione. È piuttosto un professionista poliedrico, in grado di integrare competenze diverse e di adattarsi fluidamente ai molteplici ruoli che è chiamato a ricoprire:

    • stratega che allinea il capitale umano agli obiettivi aziendali.
    • Analista che traduce dati in decisioni.
    • Comunicatore che trasforma messaggi complessi in azioni concrete.
    • Mediatore che risolve conflitti.
    • Coach che sviluppa potenziale.
    • Guardiano che assicura compliance e correttezza.

    "Mens sana in corpore sano", dicevano gli antichi. Parafrasando: "Analisi quantitativa in empatia sana" potrebbe essere il motto dell'HR Manager contemporaneo.

    La prossima volta che qualcuno ti dirà che per fare l'HR basta essere empatici, potrai sorridere con la consapevolezza di chi sa che la verità è molto più ricca e complessa. E decisamente più interessante.

     

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    Alessandro Raguseo, CEO