Quando abbiamo chiesto a Marilisa Cappellano, Industry Leader in Reverse e Head Hunter specializzata nel settore Food, quale fosse l’approccio medio dei candidati intervistati per lavorare in questo mercato non ha avuto dubbi: “felice, appassionato, coinvolgente: chi opera nel food intrattiene un rapporto privilegiato con la sua professione”.
Tanto basterebbe per iniziare a tracciare i contorni di un settore che, come del resto molti altri, sta vivendo un periodo di trasformazione e di evoluzione. Che non si accontenta dei risultati già raggiunti, ma che alza l’asticella, spesso anche più in alto di quel che il mercato davvero richiede.
Marilisa, riesci a farci una panoramica di quel che il settore food è oggigiorno?
Il vento soffia sicuramente a favore della sostenibilità: non è certo una novità, anzi. La ricerca e sviluppo per la produzione di prodotti vegetariani e vegani è una realtà già da alcuni anni a cui negli ultimi tempi si è aggiunta anche quella dei cosiddetti “sostituti”.
L’attenzione all’impatto ambientale va così a braccetto con la garanzia di un’offerta davvero inclusiva che possa accontentare non solo le richieste dell’industria, ma anche quelle del consumatore.
C’è poi inoltre una sempre crescente volontà (e necessità) di sfruttare le risorse nazionali in termini di materie prime: l’importazione di queste ultime è diventata costosa e spesso addirittura impraticabile. Il food nostrano, più di qualsiasi altro mercato, si sta rendendo conto che “in casa” ha tutto quel che potenzialmente potrebbe servirgli per essere del tutto autosufficiente (con le dovute eccezioni, ovviamente).
Al netto delle caratteristiche della produzione, come dicevamo sopra, intercettare e lavorare le materie prime a “km 0” ha una forte ricaduta su una maggiore sostenibilità del settore.
Ed ecco che quindi il cerchio si chiude.
Quali sono attualmente le figure più ricercate?
Al primo posto metto sicuramente l’R&D Project Manager, un professionista altamente qualificato che, tipicamente, dopo una lunga esperienza in laboratorio approda nella ricerca e sviluppo con l’obiettivo di impostare e seguire la nascita di un nuovo progetto, un prodotto in grado di rispondere alle esigenze di mercato e consumatori.
Seguono i commerciali e i buyer, ovvero sia figure che dialogano con il retail, sia professionisti in grado di avere a che fare con altre aziende di produzione. Il settore del food è infatti estremamente composito e l’azienda-brand è solo la punta dell’iceberg di una catena che vede coinvolti molti attori, tra cui anche quelle aziende che raccolgono, lavorano e distribuiscono le materie prime.
Post Covid una figura estremamente ricercata è stata (ed è tuttora) quella del Trade Marketing Manager. La pandemia ha infatti cambiato le abitudini delle persone in termini di acquisto e consumo di prodotti, tanto lato GDO, quanto HoReCa: questo ha comportato la ricerca di nuove modalità di posizionamento e di comunicazione di prodotti che se prima erano di solo appannaggio dell’HoReCa, ora, sempre più spesso, sono in capo alla GDO in termini di vendita (anche con packaging ad hoc) e al consumatore stesso per quel che concerne preparazione e consumo.
Alla luce di tutto ciò, al Trade Marketing Manager vengono attualmente richieste vere e proprie competenze trasversali, sia di trade, sia – soprattutto - di marketing.
Altri profili ricercati all'interno del settore sono: Export Manager, Retail Manager e Quality Manager.
Quali sono i dubbi tipici di un candidato di questo settore e quali sono le strategie più convincenti per la talent attraction?
I dubbi tipici di un candidato vengono fugati proprio da quella che in questo settore è l’attrattiva più convincente, ossia la proposta di un progetto stimolante e di qualità.
I candidati che percepiscono di poter portare qualcosa di “loro” e di veramente innovativo nel progetto che dovranno seguire, infatti, salgono a bordo con estremo entusiasmo e profonda convinzione.
In questo contesto, inoltre, le ricerche che hanno mediamente più successo sono quelle focalizzate su figure già esistenti da collocare però su progetti e visioni totalmente nuovi.
Pensiamo all’R&D: tradizionalmente l’obiettivo è sempre e solo stato il cost saving, senza necessità di innovazioni. Questo a lungo andare può essere demotivante, portando una professione altamente specializzata a essere una semplice routine.
Ma se si propongono e pongono nuovi obiettivi, come per esempio portare sul mercato un prodotto mai visto prima (quindi basandosi su nuove formulazioni, nuove attività di ricerca e rinnovate strategie di industrializzazione dello stesso), i candidati raccolgono la sfida con motivazione e quel pizzico di orgoglio che li farà sentire fieri di essere stati davvero “disruptive”.
Se pensiamo invece alle figure commerciali, una delle principali motivazioni di attraction del candidato è il prestigio dell’azienda unitamente alla possibilità di vestire i panni del pioniere, colui o colei che a cui è stata data la possibilità di costruire, almeno in parte, la storia e l’attrattiva di un nuovo prodotto.
Quali pensi che siano le caratteristiche imprescindibili di un HR Manager del Food e come pensi sarà la sua evoluzione nel prossimo futuro?
Garantire alle persone della propria azienda continue e continuative opportunità di formazione è sicuramente la caratteristica imprescindibile di un HR Manager del food. Come dicevamo poco sopra il mercato è in continua evoluzione e nello stesso loop devono necessariamente rientrare i lavoratori e quindi le aziende nelle quali operano, per garantire un effettivo e profondo allineamento con i trend e le richieste del settore.
L’HR Manager del food è poi un professionista iper specializzato: padroneggia informazioni e dati storici del settore e nello stesso tempo comprende e analizza i trend del momento, è in grado di fare rete assicurandosi in questo modo un costante confronto con altri colleghi.
Ritengo poi che avere selezioni sempre aperte consenta all’HR di avere contezza del mercato e di saper quindi rispondere prontamente alle tendenze e alle nuove necessità che possono sorgere.
Proprio queste selezioni continuative devono ora più che mai focalizzarsi sull’importanza di intercettare e portare a bordo persone che riescano a condividere la visione e il background culturale dell’azienda, considerando che ogni eventuale gap di competenze può essere colmato successivamente.
In un settore che cambia velocemente anche i parametri per il recruiting e l'Head Hunting stanno vivendo la rivoluzione.
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