Con una laurea in ingegneria chimica e specializzazione in processi biotech e un master in farmacia, Caterina De Carlo vanta un’esperienza pluriennale nell’ambito della quality assurance in campo farmaceutico. Attualmente è Quality Assurance Manager presso l’unica azienda in Italia specializzata nella produzione di terapie geniche.
Facendo leva sull’expertise di chi quotidianamente si occupa degli aspetti qualitativi dei processi produttivi, della parte documentale della produzione, ma anche di tutto quel che concerne la gestione di clienti, fornitori e i trasferimenti dei nuovi processi, abbiamo chiesto alla dott.ssa De Carlo di fornirci una panoramica privilegiata dell’andamento del mondo del lavoro nell’industria farmaceutica.
Soprattutto in ambito quality, quale ritiene che sia lo stato dell’arte del mondo del lavoro considerando le figure più richieste e i percorsi di carriera e di crescita tipici nel vostro settore?
Attualmente la produzione si sta spostando sempre più conto terzi quindi tutto quel che concerne il cosiddetto source management inizia a diventare molto richiesto. Allo stesso modo di chi si occupa di qualità e project management, con l’unica differenza che questi ultimi due ruoli sono sempre più difficili da coprire data la scarsità di professionisti disponibili.
Per quel che concerne i percorsi di carriera e di crescita tipici, va detto che nel contesto “quality” è necessario fare una distinzione in 3 macro-aree (e quindi situazioni) differenti:
- nell’ambito del quality system – ossia tutto quel che concerne la gestione della qualità su sistemi basati su carta o computerizzati – i professionisti lavorano su standard condivisi praticamente dalla quasi totalità delle aziende.
Questo significa che a parità di impiego in realtà diverse, i compiti da svolgere così come la formazione e i percorsi di crescita da affrontare si equivalgono; - nella parte invece del quality operation – dove cioè ci si occupa prevalentemente di tutto quel che accade in ambito produzione e manutenzione così come dell’aderenza alle procedure – tanto l’ingresso nel settore, quanto il percorso di crescita sono strettamente vincolati alle caratteristiche dell’azienda nella quali si è impiegati. Ogni realtà produce farmaci che hanno delle loro specificità e che di conseguenza fanno riferimento ad altrettanto specifiche regole e linee guida che ne guidano la produzione. Chi lavora quindi nell’ambito del quality operation tende a rimanere settorializzato: il percorso di crescita a livello interaziendale è possibile, ma è estremamente più probabile che capiti quando le realtà operano nella stessa nicchia di mercato;
- infine, esistono delle aziende che si occupano internamente – e sempre in ambito quality – della validazione dei processi. Anche in questo caso i professionisti che si occupano di queste attività sono molto settorializzati proprio perché la loro expertise e le loro competenze dipendono dalle caratteristiche dei farmaci prodotti dalle aziende nelle quali sono impiegati.
Sempre considerando l’ambito Quality, quali sono le difficoltà che incontrano i giovani talenti quando entrano nel mondo farmaceutico?
Lo scoglio più grande è sicuramente il disallineamento tra la preparazione universitaria e le reali necessità aziendali. Facciamo un esempio: il candidato tipico dell’azienda nella quale lavoro è un laureato in biologia che però, per sua formazione, non conosce le normative peculiari nella produzione in ambito farmaceutico. D’altra parte, se il candidato tipico fosse un laureato in farmacia non avrebbe le sufficienti competenze in biologia, necessarie però per lavorare in questo ambito.
Insomma, la coperta è sempre troppo corta e al momento sta all’azienda trovare il giusto modo per “allungarla” fin dove serve, garantendo quindi ai giovani talenti una formazione in ingresso che consenta l’acquisizione di conoscenze e competenze indispensabili per iniziare la propria carriera nel settore.
Parlando invece di figure apicali, quali ritiene che siano le caratteristiche del manager perfetto in questo settore?
Per me il manager perfetto non esiste! E la ragione principale risiede nel fatto che il manager oggi non lavora più con i processi e con le macchine, ma, invece, con le persone e questo, per sua natura, conduce a una profonda imperfezione (per fortuna!).
Io, per esempio, sono una manager, ma difficilmente lavoro su un problema a un processo. Lavoro invece sicuramente con le persone, guidandole da un punto di vista tecnico quando hanno dei dubbi, ma fondamentalmente mi occupo più di fare coaching o, a livello più politico, di fare da spalla ai miei per evitare che una banale criticità diventi una crisi da dover poi gestire.
Va da sé che oggi come oggi, la parte manageriale più importante è la formazione e la gestione di tutto il personale. Quindi, fondamentalmente, è sempre e solo questione di leadership.
Per chiudere: quali sono le caratteristiche dei talenti che fanno la differenza?
Il talento più grande lo custodisce chi, riuscendo a imparare più velocemente, altrettanto velocemente diventa autonomo.
Questo almeno fino a che le nostre università non saranno in grado di sfornare talenti tecnicamente (davvero) formati.
In un settore che cambia velocemente anche i parametri per il recruiting e l'Head Hunting stanno vivendo la rivoluzione.
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