Fashion, Luxury & Retail: le sfide del futuro secondo il Luxury Summit

    Questo mese si è tenuto il Luxury Summit 2024, evento organizzato da Il Sole 24 Ore, uno degli appuntamenti più interessanti per chiunque operi nell’Industry del Fashion, Luxury&Retail. 

    Il summit ha riunito esperti, dirigenti e professionisti del settore per offrire una panoramica dettagliata sulle principali sfide e opportunità che il settore del lusso dovrà affrontare nei prossimi anni. 

    Ci siamo stati con la "lente" delle Risorse Umane per capire come si sta evolvendo il mondo del lavoro in questo settore. Ecco i punti più interessanti.

    Uno spoiler? Si prevede una crescita del settore in Italia e questo comporterà un aumento della richiesta di candidati da parte delle aziende.

    Talent Attraction e formazione sono quindi le tematiche sulle quali dobbiamo rivolgere uno sguardo attento. 

    Entrano prepotentemente tra i temi più caldi di questa industry anche Sostenibilità e AI. 

    Quattro temi, quattro fattori competitivi che oggi chi lavora nel settore non può in alcun modo tralasciare. 

    Ecco qui sotto uno slideshow che raccoglie gli highlights principali per una lettura più rapida. Se invece vuoi approfondire, leggi l'articolo completo. 

    Buona lettura!

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    1. Talent Attraction: bisogna convincere i giovani talenti
      1. Talent Attraction per il Retail
      2. Talent Attraction per il manifatturiero del mondo Luxury 
    2. Formazione: l'importanza del know-how
    3. Sostenibilità: da opzione a requisito fondamentale 
    4. Intelligenza Artificiale: l'influenza sul settore
    5. Focus sul mondo dei gioielli
    6. Conclusioni

     

     

    1. Talent Attraction: bisogna convincere i giovani talenti   

    Partiamo immediatamente con uno dei temi principali emersi: la necessità di rendere il settore del lusso più attrattivo per i giovani talenti. 

    Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, ha evidenziato quanto, nonostante il periodo di crisi globale stia portando ad ovvie difficoltà anche in questa industry, secondo le previsioni i consumatori del lusso aumenteranno del 20% nei prossimi 5 anni: l’alto di gamma è destinato quindi a crescere nel medio periodo. 

    Notizia che ci tocca molto da vicino, perchè l’Italia è il paese d’eccellenza per la produzione di alto di gamma: in 5 anni è quindi previsto un aumento del 20% dei fatturati nel nostro Paese, con un conseguente aumento delle opportunità di lavoro. 

    Eppure, abbiamo un problema: il mercato in questo momento registra una carenza di candidati per il settore.

    È perciò più che mai necessario rendersi attrattivi per i giovani talenti sia nel mondo del retail sia in quello manifatturiero.  

    Come farlo? Lavorando su due piani: 

    • da un lato offrendo molta più visibilità sulle reali opportunità di carriera che offre il settore del Fashion&Luxury; 
    •  dall'altro formando i giovani talenti grazie a scuole ed academy mirate. 

     

    a) Talent Attraction per il Retail

    “Oggi l’e-commerce non è più il primo canale, l’interazione lo è”. Queste le parole di Béatrice Lazat, Chief People Officer di Kering, una della relatrici del Luxury Summit. 

    L’interazione umana fa un grande ritorno. 

    A differenza di quanto si tende a pensare, gli acquisti sui siti e-commerce, pur avendo avuto un enorme boom negli ultimi anni, oggi non sono il canale di elezione quando si tratta di comprare prodotti di lusso. 

    Il cliente target del Fashion&Luxury predilige sopra ogni cosa l’esperienza.

    Ed è per questo che uno dei settori più in crescita oggi è quello del retail.

    Si tratta di un settore che non solo ha un forte bisogno di talenti ma che può anche essere realmente molto attrattivo per i giovani. 

    E quindi, ci si potrebbe chiedere, qual è il problema? 

    Il problema consiste nel fatto che la conoscenza rispetto alle potenzialità del mondo del retail è ancora scarsa: è necessario far conoscere a fondo le grandi opportunità di crescita che offre questo tipo di carriera, con forti possibilità di avanzamento fino a ruoli manageriali. 

    Il mondo del retail racchiude al suo interno una varietà di ruoli che spesso sono sconosciuti a molti potenziali candidati. 

    Esistono ruoli di vendita a contatto con il pubblico e parallelamente anche ruoli organizzativi. Da qualunque prospettiva lo si guardi, il retail nel settore del lusso ha oggi una grandissima fame di talenti, sia di profili legati al mondo Sales sia di profili che si occupino invece della parte gestionale dei punti vendita. 

    Ciò che bisogna saper comunicare per rendere attrattivo un settore che spesso non riceve la giusta attenzione è che i negozi e i punti vendita del Luxury sono delle vere e proprie imprese.

    Da un lato c’è bisogno di persone che sappiano avere forti skill organizzative e manageriali per dirigere il backoffice. Dall'altro sono necessari professionisti Sales che siano in grado di offrire una vera e propria experience al cliente: il loro ruolo sarà quello di ascoltare, capire le esigenze e la persona, andare incontro alle richieste e fidelizzare il cliente. È un ruolo questo che richiede forte empatia e capacità di ascolto, soft skill non banali. 

    Ecco la più grande leva di Talent Attraction: far conoscere il grande valore delle persone in questo settore.  

    Il retail è la prima finestra a cui affacciarsi per fare carriera capendo il business nel profondo, fino ad arrivare ad essere i manager e i leader del domani. 

     

     

    b) Talent Attraction per il manifatturiero del mondo Luxury 

    Fabio Tamburini, Direttore de Il Sole 24 Ore, ha aperto il Summit con una grande verità, e cioè che in Italia abbiamo un enorme vantaggio: l’eccellenza di un artigianato che anche quando acquista le dimensioni di un’industria continua ad esprimere prodotti di eccellenza. 

    Ma se non vogliamo far morire quest'eccellenza, la tradizione deve essere tramandata ai giovani e farsi futuro. Bisogna far loro capire l'importanza e il valore del lavoro artigianale e insegnarlo a regola d’arte.

    I compiti affidati alle aziende in questo senso saranno: 

    • promuovere la mobilità e la crescita interne e mostrare tutte le opportunità di carriera che può riservare questo settore. Sarà quindi molto importante comunicare all’esterno, in maniera chiara ed efficace, quali sono i ruoli maggiormente ricercati e quali le numerose occasioni di carriera che il manifatturiero può offrire;
    • lavorare su una comunicazione davvero efficace, che sappia raccontare il settore ai nuovi talenti con uno storytelling autentico e mirato. Si potrà stimolarli affidando la comunicazione a testimonial noti nel mondo della moda, dei social, dello spettacolo, del web… E poi si potrà portare i giovani direttamente sui luoghi della produzione o virtualmente, attraverso video e immagini digitali, o, ancora meglio, attraverso visite di persona organizzate.

      È quello che ha fatto Pitti Immagine, come ha raccontato al Summit Antonio De Matteis, CEO di Kiton e Presidente Pitti Immagine. Hanno deciso di portare i ragazzi all’evento Moda Uomo di Milano, per far loro toccare in modo concreto il potenziale che questa industry può offrire;
    • promuovere il valore del manifatturiero aumentando anche la retribuzione. Per fare questo senza aumentare i costi del lavoro bisognerebbe lavorare a livello istituzionale, ma un aumento retributivo costituirebbe una base di Talent Attraction estremamente importante; 
    • favorire anche in questo settore una buona flessibilità lavorativa. Certo, quando si parla di manifatturiero la flessibilità diventa difficile perché la presenza sul posto di lavoro è ovviamente necessaria. Eppure, trovare una formula per rendere più flessibile anche questo tipo di ruolo è una leva di Talent Attraction e un fattore competitivo da non ignorare. Le nuove generazioni, e non solo, richiedono a gran voce una vita lavorativa che si concili al meglio con quella privata, in ogni settore; 
    • offrire piani di formazione specifici. Lo vedremo nel prossimo paragrafo: la formazione è indispensabile per tramandare il know-how degli artigiani alle nuove generazioni e preservare l’eccellenza del Made in Italy. 

     

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    2. Formazione: l'importanza del know-how 

    Lo abbiamo anticipato: la formazione è un elemento imprescindibile per questa industry.  

    Che si tratti di ruoli nel retail, nel manifatturiero o manageriali, formare significa trasmettere il sapere di generazione in generazione, da professionisti a giovani talenti. 

    Partiamo dalla formazione per il settore del retail. 

    La prima formazione che va fatta è l’”informazione”: come abbiamo diffusamente detto sopra, è necessario far conoscere, soprattutto alle nuove generazioni, non solo le grandi potenzialità di carriera che il retail può garantire ma anche l’ottima retribuzione che offre. 

    Una volta diffusa la conoscenza del ruolo e introdotti i talenti in azienda, sarà necessario formarli secondo le specifiche esigenze dell’organizzazione.  

    La formazione in azienda dovrà puntare su: 

    • la comprensione dello specifico prodotto e la capacità di raccontarlo;
    • la capacità di trasmettere al cliente i valori del brand;
    • forti capacità di ascolto. Ciò che davvero il professionista dovrà sviluppare sono le skill legate alla comprensione dei bisogni delle persone. Dovrà capire le leve motivazionali di chi ha di fronte e andare incontro alle sue esigenze nel rispetto dei valori del brand;
    • infine, skill manageriali, che consentano di crescere nel settore fino a raggiungere livelli apicali. 

    Per quanto riguarda la formazione nel settore manifatturiero, l’antifona sarà la stessa: comprendere innanzitutto quanto sia importante portare avanti una industry, quella del made in Italy, per la quale siamo riconosciuti un’eccellenza in tutto il mondo e che è un vero e proprio patrimonio culturale e produttivo del paese. 

    Come detto sopra, Fabio Tamburini ha aperto il Summit proprio sottolineando l'importanza di investire in una formazione di qualità, che tramandi la tradizione artigianale italiana. 

    Per investire al meglio sulla formazione delle loro risorse presenti e future, le aziende potranno ad esempio creare delle academy interne: a scopo esemplificativo si può nominare quella del gruppo Prada. 

    In alternativa, le imprese potranno avviare collaborazioni con scuole private esterne: a tenere le lezioni di academy e master professionalizzanti saranno proprio i professionisti provenienti dalle aziende che hanno avviato la collaborazione. In questo modo potranno impostare la docenza sulle esigenze aziendali e assumere poi i talenti da loro stessi formati. 

    La formazione diventa quindi un elemento più che mai  strategico: 

    • preserva il know-how delle imprese trasmettendolo di generazione in generazione;
    • avvicina i talenti al settore, ottimizzando Talent Attraction e Talent Retention; 
    • è lo strumento chiave per allineare le competenze dei collaboratori agli obiettivi strategici del gruppo.

    E tu HR diventi un punto di riferimento importantissimo nella pianificazione di questo tipo di formazione aziendale. A te spetta il compito di promuovere l’importanza di academy e collaborazioni, mettendo l’accento su quanto siano un investimento indispensabile per attrarre risorse e al contempo per portare avanti un business di eccellenza, senza che perda in qualità. 

    Passiamo quindi alla formazione per la leadership del settore. 

    Come ha sottolineato Stefania Lazzaroni, Direttrice Generale di Fondazione Altagamma, l’Italia è il Paese con il lusso più diversificato: dalla moda, al tessile, al settore dell’hospitality, fino ad arrivare all’automotive e alla nautica. Sono settori molto diversi tra di loro ma che presentano tratti in comune: sono Made in Italy e hanno un consumatore target omogeneo. I settori in cui si ramifica l’industry del Luxury toccano tutti i touch point di questo consumatore target. 

    Per avere successo in un mondo così composito, oggi sono indispensabili scambi di competenze e collaborazioni cross-funzionali. Un rapporto di scambio trasversale tra i diversi team delle aziende, tra le altre imprese del Fashion and Luxury, fino ad arrivare al cliente finale. 

    E questo richiede capacità manageriali molto complesse, diverse rispetto al passato. Ignorare questo cambiamento può avere un impatto negativo sull‘intera organizzazione e sulla sua competitività nel mondo del business, oltre che sul mercato del lavoro. 

    Introdurre nelle proprie aziende una formazione focalizzata sullo sviluppo della leadership non dovrebbe essere opzionale oggi, ma piuttosto un must have. 

    C'è bisogno di una leadership che sappia creare uno stretto network tra i team e sviluppare il muscolo dell'adattabilità nelle organizzazioni odierne.

    Vogliamo concludere questo paragrafo con una frase di Antonio De Matteis, CEO di Kiton e Presidente Pitti Immagine: “Investire in talenti prima ancora che in macchinari è sempre più importante” .

    È così: il capitale umano è il massimo fattore competitivo delle aziende e investire su di esso è la chiave di volta per un business non solo di successo ma duraturo nel tempo.  

     

    3. Sostenibilità: da opzione a requisito fondamentale

    La sfida oggi è conferire ai prodotti non solo la qualità, ma anche i criteri legati al mondo della sostenibilità. I giovani verificano se i brand a cui si avvicinano hanno questo tipo di approccio e di sensibilità.” queste le parole di Federico Silvestri,  Direttore Generale Media and Business del Gruppo 24 Ore, Amministratore Delegato di 24Ore Eventi.

    Il primo concetto sulla sostenibilità che ci portiamo a casa dal Luxury Summit è questo: accantoniamo il greenwashing. Oggi la sostenibilità dei prodotti non è una semplice operazione di comunicazione, ma piuttosto un insieme di azioni concrete che sostituiscono una vera e propria leva competitiva per le aziende.

    La verità è che oggi i consumatori sono disposti a pagare di più per un prodotto sostenibile. 

    La sostenibilità è quindi ormai molto lontana dal concetto di greenwashing e non è nemmeno legata solo a un tema normativo: è diventata piuttosto un fattore indispensabile perché il proprio brand e i propri prodotti vengano considerati sul mercato, dato che le persone si informano sempre più attentamente riguardo ai marchi a cui si affidano. 

    E non si parla solo di sostenibilità ambientale. Il concetto riguarda l’impatto dell‘operato aziendale a 360 gradi: non solo su consumatori e investitori ma anche sulle proprie persone, sulla loro retribuzione e il loro benessere. 

    Stiamo assistendo a un vero e proprio cambio culturale: la sostenibilità è diventata parte integrante delle strategie aziendali. 

    Insomma, il concetto di sostenibilità va oggi inserito fra le discussioni all‘interno dei tavoli decisionali per definire: 

    • come creare prodotti realmente sostenibili, cambiare i processi di produzione e affidarsi a reti di distribuzione a loro volta sane e sostenibili;
    • come essere un‘azienda sostenibile anche per i propri collaboratori, attenta al benessere, alla retribuzione e alla crescita professionale delle proprie persone;
    • come mettere in atto progetti di sostenibilità sociale, come ad esempio collaborazioni con società benefiche. 

    La chiave consiste nel definire piani di sostenibilità concreti con un approccio cross-funzionale, che coinvolga tutti i dipartimenti dell'organizzazione. E poi nel formare le proprie risorse in questo senso. 

    Oggi l’innovazione si fa nel momento in cui si può certificare che il proprio prodotto e il proprio brand sono concretamente sostenibili, a 360 gradi: un concetto indispensabile sia per business, vendita e affiliazione dei propri clienti, sia per il proprio Employer Branding e per la Talent Attraction. 

     

    4. Intelligenza Artificiale: l'influenza sul settore   

    Oggi l’Intelligenza Artificiale non è più confinata al mondo della scienza, è a disposizione di tutti gli individui. Non possiamo in alcun modo ignorarla.Andrea Ruzzi,  Fashion & Luxury Lead Europe di Accenture. 

    Sempre secondo quanto detto da Andrea Ruzzi durante il convegno, il 40% del totale delle ore lavorative nel futuro verrà influenzato dall‘AI. 

    E nel mondo del lusso e della moda cosa succederà? 

    L’AI genera linguaggio, non prodotto: non cambia quindi i pilastri fondamentali su cui questa industry è fondata. 

    Può essere, invece, di grandissimo supporto in due campi

    • l’AI per l’analisi dei dati - Già da tempo l’AI è usata nell’industry del Fashion&Luxury per l’estrapolazione e l’analisi del dato, soprattutto per i siti e-commerce;
    •  l‘AI generativa - Oggi grazie a un semplice prompt (cioè la consegna data in pasto agli strumenti di AI), si può per esempio chiedere all’AI di trasformare uno schizzo in un prototipo tridimensionale del prodotto. Il prototipo così generato potrà quindi essere mostrato all’interno e all’esterno dell’azienda, per misurare l’impatto che produce sulle persone e sul cliente target. 

    Questo è un enorme passo in avanti per il settore, perché semplifica notevolmente i processi, offrendo in modo rapido e agevole un prototipo preciso del futuro prodotto, il cui impatto può così essere testato ancor prima che venga messo in produzione.  

    C’è poi un altro concetto da tenere a mente: oggi l’AI è a completa disposizione degli individui e delle aziende per la crescita del proprio business, ma va compresa e sfruttata. 

    La cultura media digitale è molto più elevata rispetto a un tempo però ancora mancano nelle aziende profili molto forti sull’uso dell’Intelligenza Artificiale e sui Data Analytics. 

    Il tema da affrontare è quindi, anche in questo caso, non solo l'assunzione di nuovi profili, ma anche la formazione dei collaboratori già interni all'azienda.

    Servono importanti progetti di formazione interna per il re-skilling e l’up-skilling per educare le proprie persone all’uso consapevole del digitale. 

    L’aumento della produttività complessiva si ottiene non temendo l’Intelligenza Artificiale, ma piuttosto dotando i collaboratori di strumenti tecnologici che possano potenziare le loro capacità e formandoli per usare al meglio questi strumenti. 

     

    5. Focus sul mondo dei gioielli 

    Merita uno spazio dedicato il settore dei gioielli, di cui si è parlato anche al Summit. 

    Secondo lo Speciale Gioielli del Sole24Ore, in Italia il comparto dell’oreficeria e della gioielleria è stato il primo a riprendersi dopo il periodo del Covid e ha chiuso il 2023 con un aumento incredibile del fatturato: è salito del 10,2% raggiungendo 11,97 miliardi di euro. 

    Un numero record se si considera il momento di incertezza globale.

    La forza dell’oreficeria risiede nel fatto che i gioielli sono un bene durevole nel tempo, che possono addirittura diventare oggetti da collezione e che seguono meno le onde mutevoli della moda a cui sono soggetti per esempio i capi d’abbigliamento. 

    Senza contare che il gioiello è un prodotto realmente sostenibile: non segue le logiche del fast fashion, anzi, si tramanda di generazione in generazione. 

    E poi l'oreficeria è una delle forme di artigianato più antiche che possediamo. L’AI sulle capacità dell’artigianato non ha potere: "l’artigiano è colui che sa sognare con le mani" ha detto al Summit Antonio de Matteis, e questo non può essere sostituito. 

    Non a caso le figure di orafi e gemmologi sono richiestissime oggi nelle aziende. 

    Secondo quanto riportato al Summit da Luca Solari, direttore della Scuola Orafa Ambrosiana, la vera svolta nel settore è avvenuta grazie ai grandi brand e ai fondi d’investimento, poiché hanno portato quella disponibilità economica necessaria ai marchi per espandersi e aprire punti vendita in tutto il mondo.

    È nata quindi la necessità di incrementare la produzione e di cercare nuovi artigiani specializzati. 

    Se un tempo erano i gioiellieri a frequentare i corsi specialistici in questo tipo di materia, oggi le scuole di gemmologia e oreficeria - come l’Istituto Gemmologico Italiano, la Scuola Orafa Ambrosiana o l'Accademia delle Arti Orafe di Roma- sono frequentate dai giovani che vogliono avviare la loro carriera nel settore, sapendo che la richiesta da parte delle aziende è elevata. 

    E, esattamente come dicevamo nel paragrafo dedicato all’artigianato, anche in questo caso sono sempre di più le scuole che avviano collaborazioni con le imprese. Le aziende della gioielleria internazionale sempre più spesso richiedono infatti come partner per la formazione interna istituti specializzati come quelli citati sopra. 

    L’alternativa, anche qui, è quella di aprire academy aziendali interne: è il caso per esempio dell'Academy di Damiani.

    E per quanto riguarda la tecnologia in questo settore? Lo abbiamo detto, non può in alcun modo sostituire le capacità umane ma diventa, anche in questo caso, uno strumento indispensabile. 

    Ha aiutato anche i piccoli brand a farsi conoscere e a vendere online tramite gli e-commerce a livello globale; gli strumenti tecnologici sono indispensabili in laboratorio; infine software e strumenti di AI permettono di creare prototipi virtuali o di progettare al computer incastonature particolarmente complesse, apportando un enorme valore aggiunto al settore. 

    I talenti da ricercare e formare oggi sono quindi figure complesse: da un lato devono essere professionisti altamente qualificati, dalle skill molto forti e capaci di apprendere le migliori tecniche artigianali; dall'altro dovranno essere in grado di conciliare la loro artigianalità con una forte componente tecnologica, rimanendo costantemente aggiornati su come usare digitale e AI per potenziare le loro capacità. 

     

    6. Conclusioni

    La nostra immersione nelle ultime tendenze del Fashion, Luxury&Retail si conclude qui. 

    Ti abbiamo accompagnato, anche se solo virtualmente, a uno degli eventi più interessanti del settore e speriamo che questo abbia portato a te, e a tutto il tuo dipartimento HR, una ventata di nuova ispirazione e spunti per il divenire.

    Che si tratti di Talent Attraction, Formazione, Sostenibilità o Intelligenza artificiale, una cosa è certa: le innovazioni sono tante e nessuna di queste può essere ignorata.

    Con il rischio di risultare ripetitivi, ma la certezza di non sbagliarci, lo diciamo di nuovo: tu, HR, sei la chiave di volta, quella che può rendere la semplice idea fonte di cambiamento. 

     

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    Reverse è una realtà in continua evoluzione: come un gruppo di scienziati e ricercatori che giorno dopo giorno creano qualcosa di nuovo per migliorare e semplificare il mondo dell’Head Hunting e l’attività di chi si occupa di HR.
    Alessandro Raguseo, CEO