Smart working e paternità: i papà e il lavoro da casa

    Essere genitori e coniugare le esigenze del mondo del lavoro con quelle familiari non è mai stata un’impresa semplice. Ancor più complessa è diventata durante l’emergenza sanitaria, che da oltre un anno presenta ogni giorno nuove sfide e insidie: la mancanza di relazioni sociali, la drastica diminuzione di contatto tra colleghi, la complessità della DAD.

    Si parla molto, e a ragion veduta, del disagio profondo che tutto ciò sta causando nei giovani ma un aspetto forse troppo trascurato è la salute e il benessere degli adulti: la pandemia ha mutato profondamente i rapporti di genitorialità. Ritrovarsi con i figli 24 ore al giorno e a strettissimo contatto con l’ambiente di casa hanno portato molti genitori e specialmente molti padri ad affrontare situazioni completamente inedite. 

    Non è questa la sede per soffermarci sul perchè fino ad oggi i padri fossero meno presenti nel quotidiano domestico; quel che è certo è che molti di loro stanno vivendo una riscoperta del proprio ruolo, non senza sorprese. 

    Questo è quanto emerso dall’indagine che abbiamo condotto con 150 professionisti-padri, per capire la portata dei cambiamenti introdotti dal Covid-19. Ecco i dettagli emersi dalle interviste. 

     

    Smartworking e paternità

     

    1. Da niente a tutto

    Ben il 57% degli intervistati non aveva mai lavorato in smart working prima e invece l’ha fatto per molto tempo durante la pandemia.

    Dall’1,2% all’8,8%: questo è il salto che la pandemia ha portato in merito a personale lavorativo italiano in smart working prima e dopo l'avvento del Covid-19.

    Secondo la ricerca Istat “Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19, i settori più coinvolti sono stati i servizi di informazione e comunicazione (dal 5% al 48,8%), le attività professionali, scientifiche e tecniche (da 4,1% a 36,7%) e l’istruzione (da 3,1% a 33%). 

    Anche dopo la fine del lockdown il trend è rimasto più che presente nelle nostre vite lavorative, e si prospetta che non sia una moda destinata a scomparire ma una nuova modalità di lavoro con cui imparare a convivere, sia per chi la apprezza molto sia per chi ancora non la ama. 

     

    2. Papà e didattica a distanza

    Andando più in profondità nelle nuove dinamiche, sulla totalità dei padri intervistati circa la metà si è occupato del supporto ai figli nella didattica a distanza. L’altra metà si è affidata per questo aspetto alla moglie o compagna o ad altre persone vicino al nucleo familiare, oppure non ha avuto bisogno di dare supporto alla DAD. Si capisce bene come il mix tra lavoro da casa e figli a casa sia uno stravolgimento notevole, certamente uno degli aspetti che hanno profondamente mutato gli equilibri domestici.

     


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    3. Il rapporto padre/figli è migliorato

    Lo smart working è quindi un nuovo modello lavorativo con cui fare i conti e che, rispetto ad altri modelli che rimangono confinati tra le mura delle aziende, sta invece andando a influire pesantemente sul rapporto genitori-figli.

    L’indagine lo conferma:

    -il 71% dei padri intervenuti ha notato una modifica sostanziale del proprio rapporto con i figli nell’anno appena trascorso;
    - ben il 63% di questi denota un cambiamento in positivo, un miglioramento nel proprio rapporto con i figli.

    Questa nota positiva pare essere di grande conforto sia per i padri sia per le loro aziende e datori di lavoro, che non possono che beneficiare dall’avere collaboratori con una vita domestica serena.

     

    daniele bacchi-2 compressa"La pausa pranzo con l'intera famiglia a tavola ogni giorno della settimana per me è stato un regalo bellissimo e inaspettato. Ho quattro figli dagli 8 ai 13 anni e mi sono lanciato, pranzo dopo pranzo, in discussioni sempre più interessanti, coinvolgendoli anche in tematiche  lavorative. Provocarli e spronarli a condividere le loro opinioni e osservare le loro personalità formarsi giorno dopo giorno attraverso il dibattito è tutt'oggi commovente nel mio ruolo di padre."  Daniele Bacchi, CEO R-Everse

     

    4. Complessivamente soddisfatti

    Traendo le somme tra una quarantena e l’altra, dall’indagine emerge che i padri italiani sono complessivamente soddisfatti dell’equilibrio che riescono a creare tra casa e ufficio.

    Non è un dato da poco, considerando quanto è strategico questo aspetto per le aziende: collaboratori stressati e in affanno portano con sé cariche d’ansia che si trasferiscono a tutto l’ufficio.

     

    5. Come migliorare l’equilibrio?

    Volendo comunque andare a capire cosa potrebbe portare ulteriori benefici all’equilibrio famiglia/ufficio, abbiamo indagato su quali siano gli ambiti suscettibili di miglioramento. Le richieste e gli aspetti che aiuterebbero a conciliare meglio l’equilibrio tra mondo del lavoro e familiare riguardano principalmente gli orari di lavoro flessibili (29%), una legislazione più attenta alla paternità (26%), e poter usufruire dello smart working più frequentemente (18%).     

    Tra chi ha risposto “altro” troviamo suggerimenti soprattutto sull’attenzione delle istituzioni su questo tema, e sulla formazione degli insegnanti perché si possano destreggiare al meglio in questo nuovo modo di fare scuola. Ecco alcune risposte degli intervistati:

    “Un'attenzione maggiore alla paternità da parte delle istituzioni e ovviamente applicazioni che agevolino la flessibilità d’orario alle aziende."

    "Sono le istituzioni che devono applicare degli incentivi anche semplici per permettere alle famiglie di rimanere tali o di allargarsi. Oggi capisco i giovani che non percependo certezza nel futuro non creano famiglie. E l’Italia invecchia.”

    “Insegnanti che sappiano usare correttamente ed intelligentemente gli strumenti DAD.”

     


    Ecco alcuni consigli pratici per mantenere alta la motivazione dei team da remoto:

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    Reverse è una realtà in continua evoluzione: come un gruppo di scienziati e ricercatori che giorno dopo giorno creano qualcosa di nuovo per migliorare e semplificare il mondo dell’Head Hunting e l’attività di chi si occupa di HR.
    Alessandro Raguseo, CEO