Volontariato aziendale: il coinvolgimento sociale oltre il profitto

    Si sente sempre più spesso parlare di volontariato aziendale, ma cosa si intende nel concreto con questo termine?

    Se da un lato oggi sono sempre di più le aziende che promuovono questa attività, dall’altro ancora molte realtà non hanno piani di volontariato aziendale per le loro persone. 

    Eppure, è sempre più forte l’interesse dei nuovi professionisti verso forme di impegno sociale da parte dell’azienda di cui fanno parte. 

    Vediamo quindi in cosa consiste il “volontariato aziendale” e perchè è importante applicarlo, sviscerando l'argomento attraverso i dati di una nostra recente indagine sull’argomento.

    Infine testimonieremo l’impatto che questa pratica ha per noi in Reverse. 

    Il nostro intento? Discutere dell’importanza che ha oggi inserire piani di volontariato aziendale all'interno delle proprie organizzazioni e riuscire, quindi, a ispirare altre realtà.

     

    1. L’impegno di azienda e dipendenti verso la comunità: che cos’è il volontariato aziendale?
    2. Ma quindi, perché fare volontariato aziendale?
    3. La nostra indagine
    4. L'esperienza di Reverse
    5. Conclusione: restituire o costruire insieme?

     

    1. L’impegno di azienda e dipendenti verso la comunità: che cos’è il volontariato aziendale?

    Iniziamo innanzitutto con una definizione. 

    Con il termine “volontariato aziendale”, come indicato su Sodalitas, leader in Italia per la sostenibilità e la responsabilità sociale d’impresa, si intende la pratica tramite cui un’azienda incoraggia e organizza la partecipazione attiva e concreta del proprio personale alla vita della comunità locale o a sostegno di organizzazioni no profit, durante l’orario di lavoro.

    Un coinvolgimento sociale che va oltre il profitto quindi. 

    Ma spieghiamoci meglio.

    Fare volontariato aziendale significa voler fornire un aiuto sociale. E su questo non ci sono dubbi. Ma cosa cambia dal volontariato svolto al di fuori di un contesto lavorativo? 

    Cambia che il tempo che si dedica al volontariato aziendale non è il proprio personale tempo libero, ma sono ore lavorative, che si dedicano a questa attività per mettere il proprio sapere a servizio delle persone più bisognose. 

    Si tratta di un impegno a doppio senso: da un lato il dipendente "dona" mettendo a disposizione le proprie competenze professionali, dall’altro l’azienda "dona" facendo un investimento di tipo economico, perchè dedica alcune ore lavorative dei suoi collaboratori al progetto. Una donazione, quindi, di tempo retribuito. 

    Sottolineare che le proprie persone, durante il volontariato aziendale, donano competenze mette in luce un altro aspetto fondamentale di questa pratica: si diventa volontari in ciò che è familiare, nel proprio settore di competenza, applicando le abilità e le conoscenze acquisite nella vita lavorativa quotidiana per fare la differenza nel mondo esterno

    Non occorre quindi reinventare la ruota o avventurarsi in campi sconosciuti; il vero valore aggiunto sta nel trasferire l'expertise professionale nei contesti sociali in cui è più necessaria. Questo approccio permette ai dipendenti di sentirsi immediatamente efficaci e coinvolti, creando un ponte tra il loro mondo lavorativo e il loro contributo sociale. 

     

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    2. Ma quindi, perché fare volontariato aziendale?

    Arrivati a questo punto una domanda potrebbe sorgere spontanea: che senso ha fare volontariato aziendale se vengono “perse” ore di lavoro dei propri dipendenti?

    L’errore sta proprio nel vedere il tempo investito come tempo perso. 

    Un’indagine di Fondazione Sodalitas dimostra infatti che non solo lavorare per una buona causa migliora l’atmosfera in ufficio, rendendo i dipendenti più sereni, ma dà anche, di conseguenza, una spinta importante al business. 

    Sappiamo quanto sia indispensabile oggi portare avanti valori in cui i propri dipendenti e candidati possano rispecchiarsi, e l’impegno sociale da parte delle aziende si sta spostando dal piano del “nice to have” a quello del “must have”.

    Se ben pianificato, iniziative di questo genere diventano un vero e proprio booster per Employer Branding, Talent Attraction e Talent Retention: incarnare valori sociali condivisibili e mettere in atto un impegno concreto, non solo fatto di “belle parole”, non solo contribuisce a migliorare l’immagine esterna dell’azienda, ma coinvolge attivamente in questo impegno anche i suoi dipendenti, facendoli sentire parte di una realtà che stimano e approvano. 

    E questo è valido per tutti, ma ancora di più per le nuove generazioni: sappiamo quanto la responsabilità sociale, insieme a tematiche come Diversity and Inclusion e sostenibilità ambientale, siano driver motivazionali fortissimi in particolare per la Generazione Z

    L’impegno di un’azienda in questo senso diventa un importante strumento di comunicazione, sia interna che esterna, ed è una reale motivazione per rendere collaboratori e candidati orgogliosi di far parte dell’organizzazione. 

    Il volontariato aziendale è quindi una pratica che fa bene a tutti, sia ai dipendenti che all’impresa.  

     

    3. La nostra indagine 

    Per confermare ulteriormente questa affermazione, abbiamo deciso di condurre un’indagine coinvolgendo la nostra community di LinkedIn. L'obiettivo: scoprire come il volontariato aziendale stia plasmando il futuro del lavoro per le nuove generazioni. 

    Lo studio ha coinvolto 100 individui, tra cui Millennials, che ne rappresentano circa il 57%, e membri della Generazione Z, oltre il 34%. 

    I risultati raccolti sono interessanti: anche se inizialmente l'84% degli intervistati ha dichiarato di non prendere in grande considerazione il volontariato aziendale quando deve scegliere un'azienda, il 73% ha poi però riconosciuto il valore aggiunto di queste iniziative.

    Un sorprendente 96% degli intervistati ha espresso forte sostegno per l'adozione del volontariato aziendale come norma standard nel mondo del lavoro

    Inoltre, l'87% di coloro che hanno partecipato a iniziative di solidarietà ha riferito un aumento significativo della soddisfazione sia lavorativa che personale.

    Questi dati avvalorano quindi quanto detto fino ad ora: il volontariato aziendale si rivela una bellissima leva di Talent Attraction e Retention, coinvolgendo i collaboratori con iniziative concrete, che lasciano il segno. 

    Sebbene infatti, come abbiamo riportato nella prima parte di questo articolo, sia una pratica ancora poco conosciuta - il 70% dei rispondenti non ha mai avuto occasione di provarlo - si rivela comunque un fattore distintivo per le imprese, capace di dare valore alla propria immagine e reputazione. 

    Le parole di Alessandro Raguseo, CEO di Reverse, lo confermano: 

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    “Le nuove generazioni e i nuovi imprenditori stanno acquisendo una maggiore consapevolezza dell’importanza di queste iniziative che rendono più coinvolti e soddisfatti i dipendenti, allineando così il sistema valoriale manageriale a quello dei propri collaboratori.

    Anche se la strada è ancora lunga per una mancata esperienza sul territorio, le attività di volontariato possono rappresentare una sinergia vincente anche a livello aziendale. Senza contare poi l’enorme soddisfazione nel sentirsi utili attraverso le proprie competenze per chi ha diverse problematiche di inserimento sociale, o altri tipi di situazioni”.

     

     

    4. L'esperienza di Reverse 

    Veniamo quindi ora al racconto della nostra esperienza. 

    In Reverse abbiamo iniziato nel 2020 a fare volontariato aziendale spinti da una domanda precisa: “Cosa potrebbero fare i nostri collaboratori per essere (e sentirsi) concretamente d’aiuto a chi non ha le nostre stesse possibilità?

    La risposta l’abbiamo trovata dando la possibilità, ai Reverser che lo desiderano, di mettere a disposizione alcune delle proprie ore lavorative per aiutare categorie di persone in difficoltà a rientrare nel mondo del lavoro. 

    Abbiamo quindi creato due partnership con associazioni locali. 

    La prima con “La Strada”, realtà con sede a Milano che sostiene giovani ragazzi nella costruzione dei loro percorsi di crescita e accompagnamento all’autonomia; e la seconda con “Non Da Sola”, associazione che opera a Reggio Emilia con l’obiettivo di cambiare la cultura che legittima e giustifica la violenza sulle donne. 

    Il progetto è stato quello di offrire ai ragazzi e alle donne delle associazioni ciò che noi applichiamo in Reverse ogni giorno: un aiuto nella stesura del CV e la simulazione di un colloquio di lavoro

    Poche ore del tempo delle nostre persone che hanno però avuto un impatto fortissimo, come ci raccontano Debora Capra, HR Project Manager e Elettra Paladini, Industry Leader. 

     

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    “È un’esperienza decisamente impattante, difficile all’inizio, ma proprio per questo stupenda nello stravolgere le nostre convinzioni. 

    Sono crollate le mie certezze: quando ho varcato la soglia di La Strada mi è stato chiaro che nulla è certo e tutto è discutibile. 

    Appena ho incontrato quei ragazzi e quelle ragazze con il compito di guidarli nei colloqui ho capito che ero entrata in un altro mondo rispetto al mio quotidiano e l’approccio doveva cambiare: non si poteva più parlare di skills, bisognava parlare di passioni. 

    Bisognava mettere da parte la valutazione delle loro competenze per passare invece all’esplorazione dei loro desideri. 

    Grazie a questa esperienza non do più nulla per scontato, né nella vita, né sul lavoro.  

    Oggi ho una nuova consapevolezza: dopo aver visto la voglia di farcela di quei ragazzi, riconosco subito quando un candidato è davvero motivato e quando non lo è. E so comportarmi di conseguenza.” - Debora Capra, HR Project Manager

     

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    “Il percorso con Non Da Sola è stato un grande bagno di umiltà. Queste donne si sono completamente affidate a me, chiedevano consigli e facevano domande per costruire il loro curriculum, il loro futuro. È difficile spiegare a parole l’emozione che ho provato sapendo che nella loro fragilità si fidavano così tanto della mia esperienza.

    L’incontro con loro mi ha spinta a stravolgere il mio mindset, il mio modo di comunicare e di creare relazione. Insieme abbiamo fatto emergere ciò che queste donne non riuscivano a far trasparire, ma che le rendeva uniche. 

    Dopo questa esperienza provo tanta gratitudine. La gratitudine nei miei confronti si è tramutata in gratitudine mia verso di loro. Non avrei voluto impiegare in nessun altro modo il tempo che ho dedicato a loro.” - Elettra Paladini, Industry Leader 

     

     

    5. Conclusione: restituire o costruire insieme?

    Ora è tutto più chiaro. 

    Il volontariato aziendale non ha solo un potenziale trasformativo, ma ha anche la capacità di rafforzare il legame tra l’azienda, le sue persone e la comunità

    Attraverso le nostre partnership con “La Strada” e “Non Da Sola” abbiamo scoperto che, oltre che fare la differenza negli altri, queste esperienze arricchiscono e trasformano anche chi le gestisce in prima persona. 

    Il volontariato aziendale va oltre il semplice concetto di “dare indietro”, restituire ciò che si sa a chi ne ha più bisogno. È anche e soprattutto un processo di apprendimento reciproco, di crescita personale e professionale e di creazione di un impatto significativo. Fare volontariato aziendale non significa solo costruire un futuro in cui il business e la responsabilità sociale coesistono, ma creare attivamente un mondo in cui si rafforzano a vicenda. 

     

    Headhunting fashion

    Reverse è una realtà in continua evoluzione: come un gruppo di scienziati e ricercatori che giorno dopo giorno creano qualcosa di nuovo per migliorare e semplificare il mondo dell’Head Hunting e l’attività di chi si occupa di HR.
    Alessandro Raguseo, CEO