Ogni anno, l’Istituto Great Place to Work analizza le migliori aziende del mondo in cui lavorare, ovvero quelle che hanno saputo adattarsi ai grandi cambiamenti degli ultimi tempi dando priorità alla cura, all’inclusione e all’ascolto delle proprie persone.
Partecipare a iniziative come il Great Place to Work è un impegno concreto per rendere la vita delle risorse in azienda ogni anno più piacevole e per far sì che il proprio Employer Branding sia un percorso in continua evoluzione.
Dato che stiamo pur sempre parlando di business è interessante segnalare che tutte le iniziative volte al benessere dei collaboratori hanno conseguenze dirette sul fatturato: negli ultimi dieci anni si registra un incremento annuo pari quasi al 13% per le organizzazioni che sono entrate nella classifica dei Great Place to Work, a ulteriore dimostrazione dell’impatto che l’ambiente e la cultura dell’azienda possono avere sul business.
In questo articolo scopriamo quali sono le migliori imprese nel mondo e in Italia, e quali sono le azioni messe in campo per migliorare il benessere all’interno delle stesse organizzazioni. Concluderemo poi con la nostra esperienza.
- Le caratteristiche delle migliori aziende in cui lavorare
- Le migliori aziende per le donne
- Best practice delle migliori aziende in cui lavorare
- Casi reali di aziende Great Place to Work
1. Le caratteristiche delle migliori aziende in cui lavorare
Per realizzare queste classifiche, il principale strumento di analisi è l’ascolto delle persone che lavorano nelle organizzazioni prese in considerazione: sono loro a conferire alla propria azienda il riconoscimento di Great Place to Work attraverso un sondaggio anonimo che permette di valutare la cultura organizzativa delle imprese.
In parallelo, l’ambiente di lavoro viene analizzato anche mediante l'osservazione delle politiche di gestione del personale e, al termine di queste analisi, viene conferito un punteggio a ogni azienda.
Tra i fattori considerati per realizzare le graduatorie vi è anche il Trust index, cioè il valore relazionato alla fiducia dei singoli collaboratori nei confronti del proprio datore di lavoro.
Lo scopo di questi riconoscimenti è dunque quello di individuare le imprese con un clima e una cultura aziendale che motivano le persone a dare il meglio di sé, con un impatto positivo sul business e in ottica di Employer Branding, risultando quindi più attraenti agli occhi dei migliori talenti.
Le aziende più attente al proprio personale sanno orientarsi e adattarsi alle sfide della forza lavoro di oggi, adottando una visione olistica per sostenere le proprie persone in tutta la loro vita, ovvero anche nella loro dimensione privata, familiare e sociale.
E, soprattutto, sanno agire concretamente. Tendono a concentrarsi meno su politiche di indirizzo generale in favore di azioni tangibili per aiutare realmente le persone: ad esempio hanno introdotto o implementato le proprie misure di assistenza mentale e sanitaria, di assistenza per gli anziani e alla genitorialità, e hanno facilitato il lavoro da remoto. Insomma, poche parole e tanti fatti.
Caratteristiche, queste, che senz’altro fanno parte del DNA anche di quelle aziende che hanno ottenuto un altro importante riconoscimento, ovvero quello elargito dal Top Employers Institute che ogni anno premia le migliori imprese secondo criteri che riguardano la digitalizzazione, il benessere del personale, la diversità, l’inclusione, l’implementazione del lavoro agile e varie best practice in ambito HR per migliorare la vita all’interno dell’organizzazione.
2. Le migliori aziende per le donne
Sempre su greatplacetowork.it possiamo trovare anche la classifica dei migliori luoghi di lavoro per le donne. Sono state premiate le aziende che rappresentano l’eccellenza secondo le opinioni delle donne che vi lavorano sulla base della fiducia riposta nell’organizzazione, della presenza femminile nella forza lavoro e all’interno del management e del Parity Index femminile, ovvero: possibilità di assentarsi dal lavoro, retribuzione equa, profit sharing, equità delle promozioni, assenza di favoritismi, imparzialità legata al genere.
Altri aspetti vengono osservati e premiati, come il miglior posto di lavoro per i giovani o quello con più attenzione alla diversity. Con il mutare del mercato del lavoro e delle priorità dei lavoratori, anche queste classifiche cambiano così da restituire sempre una fotografia di ciò che conta davvero.
3. Best practice delle migliori aziende in cui lavorare
Dando un’occhiata ai racconti delle persone che lavorano nelle aziende Top Employer e Great Place to Work, possiamo farci un’idea di quali siano i tratti comuni che caratterizzano queste realtà e che hanno fatto sì che ottenessero questi importanti riconoscimenti per la qualità della vita lavorativa.
- Favorire l’inclusività: secondo le analisi di Great Place to Work, nelle aziende migliori presenti in classifica l’88% della forza lavoro sente di potersi esprimere liberamente. Le persone sono incoraggiate a essere sé stesse e portare la propria autenticità come valore aggiunto.
- Ascoltare, davvero, che non significa somministrare un questionario al personale da cui estrarre uno o due insight per aggiungere dei benefit. In realtà sarebbe già un buon inizio, ma l’ascolto è un’attività molto più profonda e attenta che si sviluppa attraverso varie sessioni di incontri in cui si cerca di comprendere meglio la persona che si ha davanti, le sue qualità, le aspirazioni, i bisogni.
- Dimostrare cura e genuina empatia: le aziende Great Place to Work si concentrano sul benessere della persona a 360 gradi, anche al di fuori dell’attività lavorativa, persino prima e dopo l’inizio e il termine del rapporto lavorativo. Alcune imprese, ad esempio, hanno esteso la copertura sanitaria, offerto programmi di formazione e assistenza per fronteggiare la pandemia anche a coloro che hanno lasciato l’organizzazione o sono stati licenziati.
- Dare uno scopo. Ovvero trasmettere la mission aziendale a chi deve metterla in atto ogni giorno: i lavoratori e le lavoratrici dell’impresa. Secondo Great Place to Work, nelle migliori aziende in classifica il 90% delle persone trova uno scopo nella propria attività, contro il 50% della media delle altre organizzazioni. La forza di lavoro di oggi, e soprattutto le nuove generazioni, vuole un impiego che abbia una finalità ben precisa e di valore. E l’analisi di Great Place to Work stabilisce anche che, se il personale è soddisfatto da questo punto di vista e i leader sono in grado di dare una direzione chiara al lavoro dei propri team, le performance sul mercato migliorano di circa il 7%.
Queste dunque, a grandi linee, le caratteristiche che accomunano tutte le aziende che sono state individuate come le migliori in cui lavorare. Ma vediamo anche alcuni casi specifici per scoprire le iniziative messe in atto da alcune grandi organizzazioni per migliorare il benessere delle proprie persone. Si tratta di grandi player a livello mondiale, certo, ma ognuno nel suo piccolo può trarre ispirazione da queste realtà e introdurre qualcosa di concreto.
4. Casi reali di aziende Great Place to Work
Netflix, dove “l’unica regola è che non ci sono regole”
Questo è il titolo del libro scritto nel 2020 dal co-fondatore di Netflix Reed Hastings insieme all’autrice Erin Meyer, in cui i due spiegano il modello HR della compagnia designato da Patty McCord, Chief Talent Officer per nove anni. Una storia, quella di Netflix, costellata senz’altro da grandi successi, ma che vide comunque un momento difficile a seguito di una crisi finanziaria che portò a una riduzione del personale.
Nonostante ciò, il clima in azienda non peggiorò affatto, perché la compagnia fu in grado di ridurre il numero di collaboratori poco produttivi puntando sugli elementi più preziosi, aumentando cioè la “densità di talento” grazie alla definizione di alcuni principi chiave.
- Responsabilità, non regole e procedure. Vale a dire quello che per Patty McCord significava “trattare i dipendenti come persone adulte”, svincolate da rigide regole e divieti per incentivare una loro autonoma presa di responsabilità. Una maggiore libertà e flessibilità, e quindi anche più fiducia nei confronti delle persone, che deve essere ripagata con comportamenti consoni volti alla crescita dell’azienda;
- Stipendi alti piuttosto che incentivi. Per generare un ambiente ad “alta densità di talento” bisogna ingaggiare coloro che fanno la differenza e saperli tenere con sé. La produttività dei migliori talenti è maggiore rispetto alla media, e dunque è giusto offrire loro uno stipendio più elevato, soprattutto a chi può davvero fare la differenza. Inoltre, per ruoli che richiedono una buona dose di creatività e capacità di pensare fuori dagli schemi potrebbe essere difficile stabilire obiettivi rigidi e MBO con un sistema di premiazioni in base a parametri troppo vincolanti;
- Sincerità nel feedback e Keeper test. L’evoluzione verso l’eccellenza prevede feedback diretti e sinceri, a cui Netflix ha aggiunto il “Keeper Test”, che consiste in una semplice domanda rivolta alle figure del management: “Se un membro del vostro team dovesse dimettersi domani, cerchereste di fargli cambiare idea oppure accettereste le sue dimissioni, magari anche con un certo sollievo? Nel secondo caso dovreste riconoscergli subito una liquidazione e cercare un nuovo talento, qualcuno per cui siete disposti a lottare”.
Non si tratta quindi di stilare delle classifiche, quanto piuttosto di accertare che ogni collega stia rispondendo alle aspettative. Questo aspetto, che implica evidentemente un turnover piuttosto dinamico, può essere certamente più adatto al contesto americano, caratterizzato da un mercato del lavoro molto flessibile in cui è più comune cambiare impiego di frequente, mentre in Italia sarebbe certamente più difficile.
La funzione HR è stata dunque un elemento chiave per il successo di Netflix, grazie a un modello che poggia su fondamenti teorici ben precisi: talento, responsabilità, feedback, retribuzione.
Trasparenza, purpose, crescita, benessere, flessibilità: il modello Salesforce
Analizzando le classifiche delle migliori aziende in cui lavorare, abbiamo visto che Salesforce compare sempre tra i primi posti. La compagnia americana di cloud computing ha creato infatti un modello di gestione delle risorse umane che lavora proprio su tutti quegli indicatori individuati, ad esempio, dal Great Place to Work Institute per stabilire quali siano i migliori luoghi di lavoro nel mondo. Vediamo quindi quali sono gli elementi che hanno portato Salesforce a ottenere tanti preziosi riconoscimenti.
- Trasparenza e feedback. Anche in Salesforce, la parola d’ordine è “trasparenza”. Una forte cultura del feedback, il quale viene valorizzato come elemento costruttivo da accogliere con mentalità aperta per imparare a sfruttarlo. In Salesforce questo si traduce anche in una "app di feedback" interna per fornire un feedback istantaneo allo scopo di avviare una conversazione al riguardo.
- Scopo. Forse uno dei fattori più decisivi quando parliamo di Great Resignation, è la volontà delle nuove generazioni di lavorare per un’azienda che fa qualcosa di significativo a cui loro possono contribuire. In Salesforce, questo è senz’altro molto vero: l’impatto dei propri prodotti per le aziende clienti è certificato, contribuisce al loro successo e cambia il modo in cui gestiscono il proprio business e in cui interagiscono con gli stakeholder. Oltre a ciò, non manca l’attenzione alle comunità: da diversi anni Salesforce promuove il modello 1-1-1, secondo cui l’1% delle ore lavorative, l’1% del capitale azionario e l’1% dei prodotti viene donato a chi ne ha più bisogno.
- Opportunità di crescita. Salesforce è un ambiente molto dinamico in cui occorre adattarsi costantemente a nuove funzionalità, prodotti e clienti. Pertanto, le opportunità di carriera sono numerose e la crescita dell'azienda ha un impatto positivo sulla crescita delle persone stesse. Salesforce supporta la nostra crescita individuale attraverso programmi e incentivi educativi e di sviluppo personale come una sovvenzione per l'istruzione e piani di sviluppo.
- Equilibrio tra lavoro e vita privata. Nell’azienda vengono promosse iniziative come il Wellness Reimbursement, un programma attraverso cui ogni collega ha a disposizione un rimborso mensile da destinare ad attività che aiuti loro, i coniugi o i figli a stare bene, come ad esempio palestra, corsi, meditazione, massaggi e tante altre attività.
- Flessibilità e mobilità. Anche Salesforce, come Netflix, ha tra i propri valori fondamentali la fiducia verso il proprio personale. Questo si traduce in flessibilità nel modo di lavorare, anche da remoto o in mobilità ibrida, grazie anche agli strumenti di comunicazione interna e alla potenza del cloud che danno la possibilità di collaborare da qualsiasi luogo e nel modo più sicuro possibile.
Google: sinonimo di innovazione
Nei circa 30 anni dalla sua fondazione, Google ha saputo essere all’avanguardia anche per la sua cultura del lavoro e per le politiche delle risorse umane, che le è valso il titolo di "Miglior azienda per cui lavorare" n.1 sia dalla rivista Fortune che dal Great Place to Work Institute svariate volte.
In quanto azienda che fa del dato il proprio elemento fondante, anche la sua gestione della forza lavoro è sempre basata su scelte precisamente calcolate attraverso un approccio scientifico: dal miglioramento della fidelizzazione della forza lavoro, della collaborazione sul posto di lavoro e della diversità all'assunzione di algoritmi che indicano quale potenziale candidato o candidata ha più probabilità di avere successo in Google.
Un altro esempio dell’approccio scientifico di Google è il "Project Oxygen", varato nel 2008 per migliorare la leadership del proprio management ed eventualmente suggerire percorsi di formazione e coaching per implementare 10 comportamenti virtuosi che sono stati identificati come tratti comuni dei migliori manager presenti in azienda:
1. Essere buoni allenatori: l’allenatore è colui che sa trarre degli insegnamenti utili per tutta la squadra anche nelle difficoltà. Questo non significa risolvere da soli i problemi, ma far lavorare il team per acquisire esperienza.
2. Rinforzare il team senza essere “oppressivi”: un buon leader lascia ai membri del proprio team tutta la libertà di cui hanno bisogno per esplorare nuove idee e sperimentare nuovi stili lavorativi.
3. Creare un ambiente di squadra inclusivo, mostrando interesse per il successo delle persone e il loro benessere: in una squadra con un grande livello di fiducia reciproca, i compagni non avranno né il timore di rischiare, né paura di confrontarsi con gli altri.
4. Essere produttivi e orientati ai risultati: ragionare in base ai risultati rende il team unito e orientato a raggiungere gli obiettivi preposti.
5. Essere buoni comunicatori: un buon leader sa e deve ascoltare le persone che lavorano con lui. Condivide lodi sincere e allo stesso tempo non si esime dal dare feedback negativi se necessario.
6. Supportare lo sviluppo delle carriere dei collaboratori e delle collaboratrici: è necessario fornire opzioni di carriera in quanto non tutti i collaboratori vogliono seguire la stessa strada. I membri del team vanno supportati e aiutati per raggiungere i propri obiettivi.
7. Avere una visione strategica condivisa con tutto il team: un bravo manager sa sempre in che direzione sta andando e non tiene all’oscuro gli altri membri della squadra rispetto alle strategie da mettere in atto.
8. Avere capacità tecniche chiave per aiutare la squadra: un manager deve sempre conoscere alla perfezione il lavoro che sta compiendo, e deve essere esperto nelle attività che supervisiona.
9. Collaborare (con tutta l’azienda): alcuni manager vedono il proprio reparto in competizione con le altre divisioni dell’azienda. Per questo motivo stimolano i collaboratori ad avere un atteggiamento di sfida nei confronti di chi lavora in altri reparti. Un buon leader dovrebbe invece lavorare per il bene dell’azienda nel suo insieme.
10. Essere decisi: un manager deve tenere saldo il comando della propria squadra di lavoro, prendere le decisioni con risolutezza ed essere bravo a motivarle agli occhi dei colleghi e delle colleghe.
Vi è infine un ultimo elemento da citare quando parliamo della gestione delle Risorse Umane in Google, ed è il Progetto Felicità. Con questo termine l’azienda indica tutte le azioni volte a migliorare il benessere dei propri dipendenti, rimuovendo tutte le barriere in modo che le proprie persone possano concentrarsi sulle cose che amano sia all'interno che all'esterno del lavoro.
Google è molto consapevole del fatto che avere persone più felici avvantaggia notevolmente anche l’organizzazione a livello di business. Rispetto ad altre importanti multinazionali, chi lavora in Google supera i dipendenti della maggior parte delle altre aziende in termini di valore in dollari della propria produttività e generazione di profitti. Il dipendente medio di Google genera più di 1,2 milioni di dollari di entrate ogni anno: per fare un paragone, Yahoo produce intorno ai 450.000 dollari per dipendente e Microsoft circa 800.000.
Ancora una volta, anche i livelli di felicità sono monitorati e analizzati, con dati che guidano nuove direzioni e politiche di gestione delle risorse. Una particolare unit presente in Google, noto come PiLab, effettua questa analisi e pianifica i processi in base alle proprie rilevazioni dopo aver svolto una ricerca che include l’identificazione degli approcci più efficaci per la gestione delle persone e il mantenimento di un ambiente produttivo.
Attraverso l'analisi del dato e a una metodologia pressoché scientifica per individuare le aree di intervento, Google è quindi riuscita negli anni a diventare uno dei luoghi di lavoro più ambiti per tantissime persone, provenienti da diversi ambiti: non solo digital e IT, ma anche marketing, finance e ovviamente Risorse Umane.
Per chiudere è giusto specificare che tutti questi esempi non devono essere applicati alla lettera in ogni realtà per raggiungere lo stesso successo, ma devono essere un'ispirazione per adottare metodologie simili ma adattate alla propria popolazione aziendale.