La prima fu General Electrics che nel 1956 aprì il John Werch Leadership Development Centre.
Poi vennero Walt Disney e Motorola: sono passati più di sessant’anni da quando aprirono le prime vere corporate academy della storia. Da allora queste realtà sono cresciute e si sono espanse oltre i confini americani, dove oggi se ne contano ormai diverse migliaia.
Si tratta di strutture di formazione interne alle aziende, nate con l’obiettivo di valorizzare i percorsi di crescita professionale di studenti e lavoratori, e sono sempre più diffuse anche in Italia.
- Corporate academy: formazione ed employer branding insieme
- Come si progetta una corporate academy
- Strumenti tecnologici a supporto
- Esempi e applicazioni in Italia
1. Corporate academy: formazione ed employer branding insieme
Le corporate academy si configurano come un’evoluzione e un superamento delle tradizionali attività formative aziendali e nascono per rispondere all’esigenza di formare il personale dell’organizzazione. Nel tempo si è però compreso quanto fosse importante istruire non solo le persone all’interno della propria realtà, ma anche giovani e professionisti meritevoli e talentuosi che potrebbero essere futuri collaboratori e ai quali spesso i consueti percorsi scolastici e universitari non forniscono quelle competenze effettivamente necessarie e spendibili sul lavoro.
Normalmente nelle corporate academy viene quindi erogata una formazione mirata che segue i valori aziendali e rafforza skill specifiche che vengono richieste dall’impresa, così da poter individuare e selezionare figure altamente professionalizzate “formate in casa”. È per questo che le corporate academy diventano un plus non solo per i grandi brand internazionali, ma un’opportunità per chiunque abbia un’azienda: la formazione, infatti, non è da ritenersi destinata esclusivamente al proprio personale, ma anche ai fornitori, ai possibili futuri collaboratori e persino ai clienti.
I vantaggi dell’aver una corporate academy all’interno della propria organizzazione sono quindi molteplici:
- la possibilità di avere un team altamente preparato e competitivo, sempre al passo con i tempi e le nuove tecnologie;
- un maggiore attaccamento dei lavoratori ai valori aziendali, favorito dai percorsi di integrazione condivisi dal team;
- la possibilità di inserire dei giovani talenti, accuratamente formati e con le competenze specifiche necessarie;
- fornitori che comprendono al meglio le necessità aziendali;
Se, con il tempo, la propria corporate academy permette di far acquisire un’ottima reputazione presso tutti gli stakeholder, questa può diventare anche un’importante leva di employer branding, il cui obiettivo è proprio quello di valorizzare l’azienda in modo da essere accattivante agli occhi dei potenziali candidati, dei collaboratori attuali e degli stessi clienti.
Nel caso della corporate academy, un candidato, soprattutto se giovane, sarà certamente più attratto da un’azienda che utilizza metodologie all’avanguardia per aiutare i propri lavoratori a crescere e ad acquisire nuove competenze, fornendo opportunità formative d’eccellenza. Presentarsi come un’azienda che ha a cuore il futuro professionale delle persone consente di trasmettere un’immagine di valore e di suscitare interesse verso l’organizzazione.
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2. Come si progetta una corporate academy
Come spesso accade nei progetti che coinvolgono persone e competenze eterogenee, non esiste una formula uguale per tutti in grado di garantire il successo di una corporate academy. Esistono però delle linee guida che permettono di gettare delle basi solide.
Innanzitutto i contenuti dei percorsi formativi che devono essere utili e interessanti per il target a cui ci si vuole riferire: il coinvolgimento degli studenti crescerà di pari passo con la consapevolezza che un accesso all’academy corrisponderà alla possibilità di acquisire strumenti concreti per aumentare le proprie competenze e migliorare nel lavoro. A questo scopo è importante anche assicurarsi di collaborare con un corpo docenti di alto profilo, in grado di motivare e stimolare le persone che frequentano l’academy. Non solo i contenuti e i formatori, però: l’azienda deve fare un’attenta valutazione preliminare anche del format dei corsi, delle persone a cui ci si vuole rivolgere e di tutti gli altri soggetti coinvolti nel percorso, dai tutor ai responsabili delle attività.
Tutto ciò serve a garantire un ottimo funzionamento della governance, ovvero l’insieme degli attori e delle condizioni che determinato il successo dell’academy: è importante chiarire i ruoli, le responsabilità, le risorse messe a disposizione per la gestione e il coordinamento della struttura, la tecnologia a supporto della formazione, gli spazi, le comunicazioni.
Pensiamo anche all’importanza dell’inclusione: l’accesso alla conoscenza deve essere semplice per tutti i partecipanti, non solo per una nicchia di utenti dalle competenze più sviluppate. Raggiungere questo risultato non significa solo un buono studio iniziale dell’esperienza utente, ma anche la messa in campo di azioni periodiche di raccolta feedback per valutare i corsi.
1) Filone manageriale
Quando parliamo di “studenti” non è detto che ci riferiamo a diplomati, neolaureati o giovani professionisti. Una corporate academy può vantare all’interno della propria offerta formativa anche dei corsi di livello avanzato dedicati alle figure apicali dell’organizzazione: l’importanza di avere il controllo sul patrimonio di conoscenze e competenze si rende spesso manifesta nelle situazioni più delicate, come ad esempio la creazione di vuoti nella catena di successione manageriale o in momenti di rapido turnover nella forza lavoro.
Le corporate academy vogliono dare ai propri lavoratori una formazione di massimo livello e assicurarsi che non sfuggano i migliori talenti, anche quando si tratta di mantenere al proprio interno i migliori manager dell’azienda.
2) Filone tecnico
Molte academy prevedono anche percorsi formativi per chi si occupa, o si occuperà, di mansioni molto tecniche. Gli esempi si sprecano, anche in Italia: in Emilia Romagna è presente ormai da diversi anni la Muner, ovvero la Motorvehicle University of Emilia-Romagna, nata da un accordo tra le università e le case motoristiche che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy nel mondo e sono sempre alla ricerca dei migliori talenti nel proprio settore.
In Campania, a Pietralcina, c’è invece l’Education Hub Campania agroalimentare, per iniziativa anche di Confindustria Campania e Benevento, che coinvolge imprese interessate a formare il personale del settore agricolo ed enogastronomico.
Oppure c’è Bosch che, aspirando all’eccellenza dei propri prodotti ma anche della qualificazione del personale, ha fondato una corporate academy che eroga sia formazione manageriale che tecnologica ai suoi seimila dipendenti sulla base di un piano di competenze individuali e di gruppo in cui sono considerate le esigenze immediate e future della compagnia.
3) Rapporto con gli atenei
È sempre più consuetudine che le corporate academy stringano collaborazioni con business school e università tradizionali, qualora non costituiscano un’alternativa alla loro offerta formativa. Potremmo dire che oggi non abbia più molto senso domandarsi se sia meglio lavorare insieme a un’università o fondare una corporate academy. La questione è semmai un altra: ogni organizzazione dovrebbe prima chiedersi quale sia la sua strategia in termini di apprendimento e sviluppo e solo successivamente chiedersi se un approccio "centralizzato" sia il modo migliore per attuare la strategia.
Di certo negli ultimi tempi le business school hanno migliorato molto la loro capacità di offrire corsi ad hoc per le aziende, e questo paradossalmente potrebbe essere avvenuto proprio grazie alle corporate academy con le quali hanno iniziato a collaborare. La situazione oggi più frequente è infatti quella dell'alleanza tra le corporate academy e le business school: le migliori partnership nascono quando c'è piena compatibilità tra le due istituzioni e quando si condivide una stessa motivazione e anche una certa disponibilità a rischiare, insieme, su programmi innovativi.
Lo stesso avviene anche con le università del territorio in cui sorge l’academy, alla quale gli atenei scelgono spesso di mettere a disposizione le proprie competenze e i propri docenti per andare a costruire dei corsi di laurea d'eccellenza, facendo squadra in nome della ricerca, dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico. La competizione non è infatti da intendersi tra singole realtà, bensì tra sistemi territoriali, composti sia dalle imprese, sia dal sistema formativo, con l'obiettivo finale di agevolare la crescita e incrementare l'occupazione.
Il rapporto tra imprese e università è in ogni caso centrale nella formazione dei lavoratori. Le corporate academy di un tempo nascevano quasi sempre in opposizione alla formazione universitaria, ritenuta inadeguata alle esigenze mutevoli dell’impresa, ma oggi i due soggetti tendono a dialogare, anche per una questione di razionalizzazione dei costi che vengono suddivisi tra imprese e atenei.
3. Strumenti tecnologici a supporto
Com’è accaduto in diversi ambiti, anche quello delle corporate academy ha vissuto un periodo di rinnovato fervore a seguito della recente emergenza sanitaria, che ha spinto verso un utilizzo sempre più massivo di tutti quegli strumenti tecnologici che caratterizzano questo tipo di percorsi formativi, per dare continuità allo sviluppo di persone e conoscenze nella cosiddetta “nuova normalità”.
Nelle migliori corporate academy, infatti, la tecnologia la fa da padrone: utilizzo del web, eLearning ma non solo, perché a venire incontro all’alta formazione si affacciano anche le nuove tecnologie di simulazione, come la realtà virtuale e la realtà aumentata, fruibili attraverso app specifiche. I canali attraverso i quali erogare la formazione comprendono spesso:
- video lezioni, meglio se erogate in modalità di micro-pillole, più facilmente assimilabili e fruibili dagli studenti;
- app che consentano l’apprendimento e l’allenamento quotidiano;
- realtà virtuale e realtà aumentata.
Queste piattaforme hanno velocemente superato la funzione primaria di strumenti per erogare formazione, integrandosi con altri tool fondamentali nel mondo HR, come gli strumenti di rilevazione e mappatura delle competenze e i software di performance management. Le migliori corporate academy sono inoltre sviluppate per condividere dati nel modo più sicuro con i sistemi aziendali già in uso, come ad esempio le anagrafiche dei partecipanti ai corsi, che normalmente sono già presenti nei software di gestione HR già attivi.
Del resto, la messa in campo delle corporate academy ha richiesto fin da subito il supporto di specifiche piattaforme tecnologiche, affinché la loro gestione fosse economicamente sostenibile e non divenisse un carico troppo pesante sui professionisti dei reparti HR. Fortunatamente la gestione della formazione è un’attività che può essere supportata brillantemente dai software di Digital HR e HR Automation, rendendo accessibile a un grande numero di aziende il presidio di un tema così strategico, anche quando non si dispone di un reparto HR molto strutturato.
Le possibilità di automazione sono veramente tante, e alcune di queste possono portare un notevole valore aggiunto nella gestione di una corporate academy:
- gestione automatica di notifiche, reminder e invito ai corsi;
- comunicazioni via e-mail automatizzate;
- gestione automatica delle presenze;
- gestione automatica di cancellazioni e liste d’attesa;
- gestione dei crediti formativi;
- monitoraggio della formazione e gestione di report periodici;
gestione automatica di attestati, certificazioni e badge virtuali.
Dato il profondo livello di integrazione con i sistemi aziendali, è importante inoltre che le academy aziendali siano dotate di livelli di sicurezza adeguati, in grado di garantire la privacy e rendere possibile un facile accesso all’academy tramite sistemi di Single Sign-On.
4. Esempi e applicazioni in Italia
In Italia le aziende dotate di una corporate academy sono in numero sempre crescente. Questo ambiente formativo sta diventando infatti il principale punto di accesso organizzato al know-how aziendale: uno strumento perfetto per favorire la crescita e la formazione di lavoratori, giovani talenti, clienti e fornitori.
Una l’abbiamo già citata, ed è la Muner, Motorvehicle University of Emilia-Romagna, regione particolarmente florida dal punto di vista delle corporate academy. La Muner accoglie ogni anno studenti e professionisti da tutto il mondo, con corsi erogati in lingua inglese all’interno di diversi indirizzi di specializzazione, per un percorso di formazione d’eccellenza: i docenti provengono dall’Università di Bologna, di Ferrara, di Parma e di Modena e Reggio Emilia, ma vi sono anche manager e collaboratori di nove prestigiose aziende della Motor Valley, ovvero Lamborghini, Dallara, Ducati, Ferrari, Haas F1 Team, HPE Coxa, Magneti Marelli, Maserati e Toro Rosso. Un particolare vanto dell’academy sono anche i laboratori e le strumentazioni di ultima generazione, che sono poi gli stessi delle aziende partner, tra cui una galleria del vento.
La più nota delle corporate academy italiane è invece la Eni Corporate University, costituita nell’ottobre del 2001 accorpando le varie strutture aziendali dedicate alla formazione: i contenuti spaziano dalla perforazione alla negoziazione internazionale, dalle energie rinnovabili alla leadership. Il suo embrione è la storica Scuola Enrico Mattei, nata nel 1957 come Scuola di Studi Superiori sugli Idrocarburi, una business school assolutamente originale per l'epoca, che negli anni si era trasformata in un Master in Management ed Economia dell’Energia e dell’Ambiente: in sessant’anni ha formato circa 2.900 studenti provenienti da 110 Paesi di tutti e cinque i continenti. Negli ultimi anni, in considerazione del fatto che le persone dell'azienda sono distribuite in tutto il mondo, si è scelto di puntare molto anche sul distance learning, tanto che il MIP – la business school del Politecnico di Milano – nel 2016 ha assegnato all’Eni Corporate University l'HR Innovation Award nell'ambito della formazione.
Di academy affermate in Italia, però, ce ne sono ormai molte: l’Università del Caffè di Illy, fondata nel 1999, il Wellness Institute di Technogym, la Mediolanum Corporate University, il Ferrero Learning Lab, il Barilla Laboratory for Knowledge & Innovation, la HerAcademy del Gruppo Hera, nonché l’affascinante Scuola dei Mestieri di Solomeo ideata da Brunello Cucinelli: in questo piccolo borgo di 500 abitanti, in provincia di Perugia, i giovani imparano dai maestri artigiani l’arte della sartoria, del rimaglio e del rammendo.
In generale, possiamo dire che al giorno d’oggi anche l’Italia stia diventando un territorio ricco di questo tipo di realtà, dal momento che le aziende dimostrano sempre di più una grande volontà di investire nella formazione come scelta strategica, strutturandosi in modo tale da garantire una soluzione duratura nel tempo.
Dare vita a una corporate academy di successo è certamente un percorso impegnativo e non immediato: richiede pianificazione, consapevolezza, strategia. È un grande e importante processo di change management, forse il più complesso che un’azienda possa attuare, che ridefinisce i contorni delle priorità e della direzione da dare al proprio business. Riuscire in questa impresa permette di canalizzare delle competenze distintive che mirano a uno sviluppo trasversale, più consapevole e anche più competitivo, ma questo salto di qualità richiede di certo lo sforzo di un’oculata riorganizzazione dei propri metodi formativi aziendali, ovviamente nell’impronta del digitale.
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